“Diritti civili, necessario calendarizzare al più presto il Disegno di legge Zan”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Bruno Carrà, responsabile Ufficio Antidiscriminazioni della Cgil di Piacenza, sul Disegno di legge Zan contro l’omolesbobitransofobia. Ecco il testo

Va indubbiamente espresso un forte apprezzamento per le risorse pubbliche erogate per favorire la campagna vaccinale, altrettanto peraltro la Camera del Lavoro di Piacenza ritiene che non sia solo auspicabile ma diventi necessario che il ddl Zan venga calendarizzato il più presto possibile all’interno della discussione dibattimentale che deve esserci al Senato, in modo che possa tale provvedimento essere quindi urgentemente esaminato nelle sedi proprie (leggasi Commissione Giustizia), mentre al momento la discussione continua ad essere rinviata con futili motivazioni.

Il provvedimento legislativo in questione è l’unico nella discussione parlamentare che attualmente interviene sui diritti civili. E’ categoricamente da rifiutare il paradigma che il contrasto alle violenze e alla discriminazione, da e in qualunque ragione occasionate, possa considerarsi divisivo e non, come tale, invece un efficace concetto di tema di civiltà e rispetto della persona. E’ quindi giusto che venga discussa la proposta di legge di contrasto all’omolesbobitransofobia, alla misoginia e all’abilismo. L’aggravante per l’istigazione all’odio tramite atti contro gli omosessuali non può certo dirsi una posizione contraria alla libertà di espressione. Le opinioni non saranno mai un reato sul tipo di famiglia: il tema è l’incitamento all’odio, perché va riaffermato che non ci sono volontà liberticide contro la parola o il pensiero indicate nella Legge Zan. Il testo punta ad estendere, in sostanza, la vecchia legge Reale-Mancino alla protezione di persone Lgbt e donne, e individui con disabilità, in quanto l’attuale normativa prevede specifici aggravamenti per i reati fondati su nazionalità, origine etnica e confessione religiosa.

C’è da segnalare poi che, mentre non si fermano episodi di violenza, anche di recente assurti agli onori delle cronache, si collocano dichiarazioni di solidarietà provenienti dalle parti politiche che più sono pervicacemente a favore dell’attuale status quo in questo campo al fine di non scontentare una parte rilevante del proprio elettorato che continua a covare sentimenti omofobi, e non conseguono comportamenti politici coerenti, con il risultato che il tempo trascorre nonostante la mobilitazione e gli appelli a favore della promulgazione del testo di legge che in questi giorni hanno coinvolto anche nomi importanti del mondo artistico e dello spettacolo italiano, insieme a ripetuti richiami anche da parte delle più rappresentative istituzioni europee affinché il nostro Paese si doti di una legislazione in linea con i provvedimenti già adottati dal nucleo dei paesi fondatori dell’Unione. Serve decostruire gli stereotipi di genere o di orientamento sessuale che sono una delle cause delle discriminazioni, del bullismo e l’anticamera della violenza. Circola il pregiudizio che una persona diversa su punti di vista o situazioni personali (orientamento sessuale, di genere, etnia, o per disabilità) sia da colpire.

Partendo da queste riflessioni, rimaniamo convinti, come CGIL, che la legge quando sarà finalmente approvata non costituirà il rimedio di tutti i mali, perché rimarrà altrettanto importante sostenere l’attivazione delle leve culturali (e anche legislative) per la diffusione del rispetto di ogni differenza e per il riconoscimento dei diritti in linea con quanto previsto dai principi del nostro ordinamento e della nostra Costituzione, come inserire utili considerazioni pedagogiche sull’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Dobbiamo con risposte concrete contrastare le idee che praticano il continuo avvelenamento dei pozzi della convivenza in un’escalation del rifiuto delle differenze. Ma in questo momento il passaggio parlamentare e l’approvazione della legge oggi è necessario, urgente e non più rinviabile o differibile, è metafora indispensabile.

Sono consapevole, certo, che questo Governo è espressione di una composita maggioranza, ma le note divergenze su questo tema tra le forze politiche e i partiti, non possono costituire un alibi per il rinvio sine die in sede parlamentare della discussione, perché considerando anche le forti posizioni differenti sul tema, si tratta pur sempre di un tema squisitamente parlamentare assolutamente estraneo agli equilibri di Governo, e quindi il Parlamento deve recuperare e rivendicare le competenze e forme che gli sono proprie. In un Paese civile la libertà è essere chi si è.

Bruno Carrà
Responsabile Ufficio Antidiscriminazioni della CGIL di Piacenza

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