Gestione rifiuti, Legambiente “A Piacenza gravi ritardi sui risultati previsti dal piano regionale”

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Una proposta in 20 punti per una gestione più virtuosa dei rifiuti nei prossimi cinque anni, è questo il focus del documento trasmesso alla Regione da Legambiente nei giorni scorsi (il testo integrale disponibile a questo link).

Secondo l’associazione le esperienze in corso in tanti territori dell’Emilia-Romagna dimostrano che nei prossimi 5 anni ci saranno le condizioni per aumentare in modo significativo la raccolta differenziata, i posti di lavoro connessi e per chiudere due degli otto impianti di incenerimento pubblici oggi in attività (in tutto sono 11 se si considerano anche quelli solo per rifiuti industriali). A condizione che i territori e le imprese vogliano davvero andare in questa direzione.

“Quello dei rifiuti – evidenzia Legambiente – è un settore dove le potenzialità di crescita sono alte non solo dal punto di vista dei risultati ambientali, ma anche da quello economico e sociale. L’aumento del riciclaggio, infatti, determina un forte aumento degli addetti, tanto nella fase di trattamento quanto in quella di raccolta.
In questo campo la cooperazione sociale svolge oggi un ruolo importantissimo e destinato a crescere. Inoltre, attraverso un alto numero di inserimenti lavorativi di personale svantaggiato riveste anche una funzione di welfare considerevole. Molte cooperative di tipo B sono attive nella raccolta differenziata, così come danno corpo alle esperienze di recupero e allungamento della vita dei beni, lo testimoniano esperienze come centri del riuso, compostaggio di comunità, riutilizzo, centri di riparazione ecc.

Diversi sono i punti della proposta di Legambiente “per dare davvero vita ad un modello di economia circolare all’avanguardia”. Tra questi: “aumentare la raccolta differenziata con la trasformazione dei sistemi di raccolta dei rifiuti urbani verso modalità più virtuose; fare crescere il riciclaggio dei materiali, con nuovi impianti e nuove filiere (ad esempio per i rifiuti elettronici e i pannolini) e con un mercato degli “acquisti verdi”; prevedere la contestuale dismissione di due inceneritori: già oggi l’aumento della raccolta differenziata sta spostando centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti dal sacco dell’indifferenziato a quello della differenziata: non avrebbe senso mantenere attivo tutto il parco impiantistico se non per garantire il business dei gestori”.

E ancora: “chiudere le discariche esaurite, bonificando le situazioni critiche e utilizzandole per parchi fotovoltaici; frenare i rifiuti da smaltire che vengono da fuori regione; dotarsi di un Piano per la prevenzione dei rifiuti urbani che preveda azioni dirette (es. accordi con la Grande distribuzione per la riduzione degli imballaggi, l’incentivazione del compostaggio locale, ecc.) e una campagna di informazione rivolta ai consumatori sulla riduzione dei prodotti monouso (come stoviglie e posate); incentivare il ruolo del terzo settore nell’economia circolare e promuovere pratiche di riparazione e rigenerazione di Raee a fine vita, al fine di poterli rimettere in vendita o donarli a famiglie e cittadini in difficoltà economiche e sociali”.

Le note dell’associazione prendono le mosse da dati concreti e da un’analisi dello stato di fatto che vede territori dove l’eccellenza è già una realtà. Se infatti nel 2019 (ultimo anno con dati ufficiali) la media regionale pro capite di rifiuti mandata in discarica o ad incenerimento era di 190 kg, oltre 500.000 abitanti della regione smaltivano meno di 100 kg a testa. Dunque, secondo Legambiente, basterebbe che si seguisse l’esempio dei “Comuni Ricicloni” per poter rapidamente fare impennare il tasso di riciclo di tutta la Regione e ridurre gli impianti di smaltimento.

“Invece, purtroppo, – segnala Legambiente – molti territori scontano ancora enormi ritardi. Tanti sono i capoluoghi ancora lontani dagli obiettivi fissati dalla Regione per il 2020: Ravenna su tutti, ma anche Bologna, Piacenza, Modena e Cesena”. In particolare, per il nostro territorio, – scrive l’associazione – “la previsione di dismissione dell’impianto di incenerimento di Piacenza – prevista originariamente dal Piano per la fine del 2020 – sembra essere completamente accantonata. Questo nonostante ci siano a Piacenza diverse autorizzazioni per incenerimento di rifiuti speciali. La provincia sconta inoltre gravi ritardi sui risultati previsti dal PRGR”.

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