Gli acquerelli dell’artista piacentina Silvia Molinari “Nei miei disegni tutti i volti della natura”

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Artista e acquarellista piacentina, affermata oltre l’orizzonte nazionale, Silvia Molinari dona respiro alle proprie opere con freschezza di pennellata e gioco di equilibri compositivi.

Nella sua arte, la combinazione degli elementi più semplici – acqua, pigmento e grafite su carta – attraverso il segno grafico diventa interprete ideale dei soggetti che Molinari ama più riprendere e reinventare: arbusti, foglie, fiori, uccelli e piccoli animali. Nella pittura dell’artista, i ritratti del mondo selvatico da lei prediletto, sembrano nascere in pochi istanti dal biancore della carta, ma sono in realtà frutto di un attento lavoro a più fasi: dalla ricerca, all’osservazione, alla composizione; e poi dal disegno alla pittura, fino ai tocchi finali.

Per Molinari “la natura è infatti inizio e fine, mentre l’acquerello è filo che cuce le parti per creare qualcosa di nuovo”, e il pennello con la sua versatilità è lo strumento che rende la creazione possibile. Il risultato? Un’opera delicata e poetica in costante divenire, fedele specchio del mondo naturale ritratto. Un mondo che neppure la pandemia ha potuto fermare: spesso anzi molto più resistente dell’uomo ai cambiamenti, come ci ricorda l’acquerellista con le sue opere. Insieme alla natura continua allora a resistere l’arte, soprattutto quella umile, ma dal respiro universale di Silvia Molinari.

Acquerelli Silvia Molinari

Prato fiorito a primavera – acquerello su carta intelaiata, opera per agenda Gardenia 2020

Mi risulta che la tua famiglia abbia sempre vissuto in una casa di campagna e anche tu vivi nella campagna piacentina, in mezzo ai campi. Quanto ha influito il contatto con la natura nella scoperta della tua vocazione artistica?

Per quel che mi riguarda, sicuramente passione per l’arte, desiderio di ritrarre e interesse per la natura sono strettamente connessi: quindi il fatto che io sia nata e cresciuta in campagna ha avuto grande importanza per la mia crescita artistica; considera che disegno fin da piccolissima. Certo, non escludo che se fossi nata in una grande città avrei comunque sviluppato una vocazione artistica, ma i soggetti sarebbero stati molto diversi. In relazione a dove ho vissuto è stato quindi naturale concentrarmi su quello che spuntava e cresceva in modo spontaneo dalla terra: fiori, escrescenze, colture contadine, vari cicli della natura, soprattutto quelli delle infiorescenze più tenaci. Solo molto più avanti ho cominciato a dedicarmi anche a insetti e uccelli che popolano la parte alta dell’universo: dalle api, alle libellule, agli uccelli, per creare un insieme armonico in movimento. Ma è solo dal 2017, dopo il mio sodalizio con la Lipu, che il cielo e i suoi abitanti diventano veri interlocutori delle mie opere.

Tra le diverse tecniche pittoriche, come mai prediligi l’acquerello?

È una predilezione che ho scoperto all’Istituto d’Arte Toschi di Parma, presso cui mi sono diplomata. Lì erano molte le tecniche da sperimentare e i bozzetti da preparare, così per rendere il bozzetto più espressivo e vivace ho tentato con gli acquerelli. Freschezza del risultato e immediatezza di lettura mi hanno soddisfatto, anche perché questa tecnica mi permetteva di realizzare molto in poco tempo. Il professore stesso mi ha incoraggiato a proseguire, considerandomi particolarmente predisposta per gli acquarelli, ed eccomi qui oggi.

Mi ha colpito la tua affermazione per cui si tratta di “una tecnica semplice ma non facile”. Cosa intendi?

È semplice perché si basa su pochi elementi essenziali: colore, o i godet o i tubetti ad acquarello, pennello, acqua e carta. Ma questa semplicità di composizione non garantisce una facilità di esecuzione, anzi: l’acquerello per dare il massimo della resa richiede una certa destrezza nella stesura, anche perché asciuga molto velocemente. Di conseguenza occorre dipingere nel più breve tempo possibile, con un margine di correzione limitato ai pochi minuti in cui il colore rimane vivo. Poi diventa difficile camuffare le mancanze tecniche senza perdere brillantezza e trasparenza. Si tratta perciò di una tecnica che funziona più per sottrazione di passaggi che per addizione, e non è un processo scontato. Si impara con tempo, pazienza e predisposizione.

Quando è importante quindi la scelta degli strumenti da utilizzare?

Gli strumenti sono importanti dal punto di vista della qualità e della versatilità, più che della quantità. Consiglio sempre, soprattutto a chi si avvicina per la prima volta all’acquerello, di prendere poche cose, ma buone. Con un solo pennello di media dimensione a punta tonda e una carta di buona fattura si possono già realizzare moltissimi lavori.

E veniamo ai pennelli Borciani e Bonazzi che hai contribuito a creare: pennelli un po’ speciali, ce li racconti?

È una nuova linea di pennelli chiamata Serie 700. Io ho contributo alla sua nascita condividendo con l’azienda Borciani e Bonazzi la mia esperienza e le mie necessità da fruitrice di pennelli, ma artigiani abilissimi hanno fatto un lavoro straordinario. Questi pennelli innovativi uniscono infatti la precisione del filato sintetico alla morbidezza di quello naturale: un tratto pulito, uniforme e netto si intreccia così con l’eccezionale capacità dello strumento di raccogliere acqua, permettendo maggiore fluidità di stesura. È stato emozionante vedere il mio nome su queste nuove creazioni!

Acquerelli Silvia Molinari

Cinciarella-  acquerello su carta per progetto Lipu Birds in Europe

Un passo indietro. Hai fatto della natura e dei suoi abitanti, animali e vegetali, il centro dell’arte, quindi il tuo lavoro non può non essere osservazione dal vero. Ma anche il tuo studio ha valore fondamentale. Come si innesca il processo creativo, dalla natura all’opera d’arte? C’è qualche soggetto ritratto che senti più vicino alla tua sensibilità?

L’osservazione e ripresa dal vero sono essenziali, tanto che anche la mia gallerista, Lorenza Salamon di Milano, mi sprona sempre a prendermi spazio e tempo per l’osservazione dal vivo. A volte, raramente, faccio tutto all’aperto, quando riesco a trovare una sorta di opera naturalmente conclusa, già interessante da dipingere. Nella maggior parte dei casi però, all’esterno raccolgo elementi che poi porto all’interno del mio studio, ed è lì che lavoro sulla loro composizione: di solito ho già qualche intuizione che mi guida e dall’idea iniziale cerco di sviluppare il modo e in cui le diverse forme dialogano tra loro su uno specifico supporto cartaceo. Mi interessa sempre dare respiro e movimento alla composizione, per ritrarre una realtà in continuo mutamento: un effetto che la risonanza tra spazi pieni e vuoti contribuisce a realizzare.

I miei soggetti preferiti? Direi rosa canina e fiore tarassaco: tenaci e resistenti fiori spontanei, si trovano un po’ ovunque e sono interessanti in tutto il loro ciclo di vita. Sono piante che hanno superato mille traversie per conservarsi e riprodursi, ma rimangono piene di grazia. La rosa canina mantiene sempre un’eleganza di portamento, sia in piena fioritura, sia d’inverno, con le sue bacche rosse. Ma pensiamo alla leggerezza del tarassaco, da fiore giallo trasformato gradualmente in una sfera di semi senza colore, ma piena di volume, che si disperde nell’aria: è la poesia della natura che cambia, e quando ritraggo cerco di darle tutta la bellezza che sento.

Ma la tua sensibilità è anche musicale: ci racconti del sodalizio con il gruppo dei Link Quartet, conosciuto anche in Europa?

Presto la voce ai Link Quartet, uno dei gruppi musicali piacentini più longevi; eh sì, molto apprezzato anche fuori dai confini nazionali. È un quartetto strumentale che spazia tra funk e beat, sonorità tipiche degli anni ’60-70. E ogni tanto inserisce brani cantanti da me. Da sette anni sto con questa band ed è un’esperienza divertentissima: ora siamo fermi, ma nel 2019 abbiamo suonato al Festival Beat di Salso Maggiore insieme a gruppi di tutta Europa, e abbiamo sempre girato per l’Italia e l’Europa in compagnia della musica. Un’emozione viva, ma ora lontana, tempi in cui si creava veramente un bel groove sul palco. Insomma, speriamo di ricominciare a far ballare la gente! Prima dei Link Quartet, ho militato nei Pliffet e negli Infernal Quinlan, gruppi tra il grunge e l’indie rock che mi sono rimasti nel cuore. La passione per la musica mi accompagna sin da quando ero ragazzina.

Musica e pittura si compenetrano nella tua arte: in fondo i ritmi delle stagioni nei tuoi acquarelli ci parlano…

C’è una linea comune che parla di vuoti e pieni, di silenzio e suono, di ritmo e alternanza. Il tempo che passa, le stagioni che cambiano, una foglia già mangiata, il passaggio veloce di un insetto o di un colore, uno spazio bianco, fanno il paio con lo sviluppo di una melodia musicale: dai momenti di respiro nelle pause a quelli di progressiva tensione, in una continua variazione di ritmo e colore.

E arriviamo al 2020, l’anno della pandemia: come ha condizionato la tua attività e il tuo stile? Cos’è mancato di più?

In realtà non ha rallentato il mio lavoro più di un tanto, senz’altro però ne ha cambiato radicalmente il ritmo e le tempistiche. Innanzi tutto sono stati annullati tutti i corsi didattici in presenza, occasioni di incontro e scambio con i miei studenti di cui accuso la mancanza. Sono state poi sospese le mostre e tutto il confronto diretto con artisti e pubblico è venuto meno.
Ma il periodo mi ha dato anche nuovi stimoli e spunti di riflessione. Io e moltissimi miei colleghi, dopo il disorientamento e l’angoscia iniziali, ci siamo infatti concentrati, complice il maggior tempo a disposizione, sulla preparazione dei lavori in studio, a casa o all’aperto: sviluppando nuovi filoni e nuovi progetti che ci hanno visti ancora una volta protagonisti della nostra arte, seppure in modo diverso. Con la mia gallerista ad esempio sono in contatto a distanza per sviluppare nuove opere che poi verranno presentate alla Salamon Fine Art di Milano: alcune anche su formati piuttosto grandi e innovativi con cui prima non mi ero mai cimentata. È del 2021 invece, ma ci pensavo da un po’ di tempo, il mio primo corso on line: ”L’acquerello e la natura”: dedicato si a chi si è da poco avvicinato alla tecnica, sia a chi già la conosce e vuole acquisire dimestichezza. Non è concepito per sostituire o replicare gli incontri in presenza, comunque indispensabili, piuttosto vuole sfruttare i vantaggi della Rete: si tratta infatti di video-lezioni registrate e fruibili dall’allievo in qualsiasi momento per infinite volte, accompagnate anche da numerose dispense. I video sono ad altissima qualità e alla fine del corso ogni studente ha la possibilità di un confronto con me su Google Meet per mostrarmi progressi di lavoro e sottopormi dubbi.

Per il 2020 hai comunque realizzato alcuni importanti progetti: dalla nuova Agenda Gardenia, alla novità di “Prendere il volo”, contrappunto illustrato alla narrazione per bambini di Marina Marinelli per Topipittori. In che modo queste avventure hanno segnato un passo in più?

Sono entrambi, in un certo modo, lavori corali, nel senso che si avvalgono della collaborazione di più persone, mentre abitualmente la mia attività si svolge in solitaria. L’agenda Gardenia è la terza da me illustrata e ci ho lavorato nel 2019, ma questa volta il contesto è stato particolarmente stimolante: il nuovo Parco Biblioteca Degli Alberi (BAM) vicino al Bosco Verticale di Milano. Mi sono confrontata con il team di BAM per dipingere ad acquerelli tutta la varietà vegetale e animale presente nel Parco, in cui ho potuto immergermi catturando ogni piccolo cambiamento allo scorrere delle stagioni. Un lavoro davvero interessante.

“Prendere il volo. Storie di uccellini caduti dal nido e finiti in buone mani” è stata invece una novità della collana PINO (Piccoli Naturalisti Osservatori) uscita per Topipittori: un libro di piacevole divulgazione scientifica, ma soprattutto un racconto adatto non solo ai bambini. Un lavoro in tandem scritto da Marina Marinelli e illustrato da me. All’inizio ero incuriosita, volevo tuffarmi in questo nuovo progetto, ma temevo anche di non riuscire a interpretare nel modo giusto le storie di Marina. Poi i Taccuini Naturalistici di Fulco Pratesi insieme ai consigli dell’autrice e dell’editore mi hanno aiutata: sono riuscita a realizzare immagini che ascoltano la voce di Marina senza inseguirla, mantenendo una loro autonomia. Un progetto di squadra che ha insegnato molto a entrambe.

Direi che la tua cifra distintiva possa rintracciarsi in un’affermazione artistica nazionale e internazionale, che non ha mai tradito il sentimento verso la natura nelle sue forme più umili: farfalle di campo, raganelle dei fossi, bacche, uccellini, ibisco, lepri , volpi, affiorano dalle tavole con una genuinità disarmante. È stato difficile nel tempo a mantenere intatta la tua inclinazione?

No, sicuramente la pulizia e l’essenzialità dell’acquerello ben si sposano con l’elegante umiltà del mondo selvatico che amo ritrarre: ed è proprio la solidità di questa unione che mi ha portato a renderla il mio centro di gravità permanente. Non escludo, e anzi auspico, possibili evoluzioni, ma questo sodalizio rimane un punto stabile.

Acquerelli Silvia Molinari

Cynara – acquerello su carta

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