Scuole superiori al 100 per cento, le perplessità dei presidi “Perché continuare a cambiare regole?”

Fine della didattica a distanza e rientro a scuola per tutti dal 26 aprile, anche per gli studenti delle scuole superiori.

Abbiamo sentito alcuni dirigenti scolastici piacentini che non nascondono dubbi e perplessità su un nuovo cambiamento dello scenario, a poche settimane dalla riapertura parziale dopo Pasqua. Senza contare che, per arrivare a scuola, tanti studenti prendono i mezzi pubblici che hanno una capienza ancora limitata al 50 % (ne parliamo qui).

Simona Favari, preside del liceo “Respighi” di Piacenza, evoca la condizione di prolungata precarietà del mondo della scuola, con regole sempre in mutamento, che non aiutano l’organizzazione del lavoro e influiscono anche sulla stabilità emotiva di studenti e docenti. Sull’annunciata riapertura a tutti gli studenti degli superiori da lunedì prossimo dice che “non abbiamo ricevuto ancora alcuna comunicazione ufficiale, abbiamo letto che c’è la possibilità di tornare al 100 per cento della frequenza. Per noi al ‘Respighi’ significherebbe rientrare con i quattro quinti degli studenti, perchè con il distanziamento di un metro e la dimensione delle nostre aule possiamo arrivare a questo riempimento a rotazione. Ancora adesso abbiamo studenti positivi e una delle preoccupazioni, se si rientra tutti, riguarda la quarantena delle classi in caso di un contagio, che dovrebbe durare 15 giorni”.

“Non sono decisioni nostre – sottolinea – e metteremo in pratica quello che ci diranno di fare, per il ‘Respighi’ significherebbe passare dai 600 studenti attuali in presenza ogni giorno a 950, pertanto i timori, come all’inizio dell’anno, riguardano i possibili assembramenti all’esterno della scuola, all’uscita e all’ingresso, e sui mezzi di trasporto. Oggi con il 50 per cento in classe ci sentiamo in sicurezza e la situazione è gestibile attraverso un ampio distanziamento. E tuttavia anche nelle condizioni attuali c’è un certo numero di studenti a casa perchè positivi – ribadisce -, non si sono ammalati a scuola ma confidiamo che il contagio continui a non avvenire a scuola e speriamo di poter fare gli esami di maturità in sicurezza. Noi ce la metteremo tutta”.

“Nei prossimi giorni ci saranno indicazioni più precise per rispondere anche alle perplessità emerse in questi giorni. Quello che è emotivamente più pesante – fa notare Favari -, sia per i docenti che gli studenti, è il vivere tutte le settimane l’idea di un possibile cambiamento. Siamo appena rientrati dopo settimane di lockdown con tutti a casa e ci eravamo adeguati. Ci servirebbe un po’ di stabilità, se il 50 per cento ci fa stare sicuri, arriviamo così fino a fine anno. La tranquillità vuol dire sentirsi sicuri anche quando si è scuola, non ci serve cambiare organizzazione in continuazione. Rimodulare la didattica ogni settimana comincia a essere insostenibile, avremmo bisogno di un’organizzazione stabile da qui a fine dell’anno scolastico”.

Il preside dell’Isii “Marconi” Mauro Monti racconta la situazione del suo istituto così: “Se domani mi chiedono di far tornare tutti i miei studenti, le aule disponibili per il 100% di presenza ci sono. Ma mi pare che non sia risolto il problema dei trasporti, se si risolve sono l’uomo più felice del mondo, non capisco allora il perchè fino ad ora ci hanno indicato il 50 % come limite di riempimento”. “A giugno del 2020 ci avevano detto – ricorda – che non c’era bisogno di fare i turni per l’ingresso a scuola, non possono chiederlo ora. Non si può chiedere a metà anno di rifare l’orario scolastico: diventa un esercizio impossibile. I miei docenti perchè sono bravi si sono messi durante le ferie di Natale a riscriverlo in emergenza, ma non si può andare avanti così. Non è la questione di palleggiarsi le responsabilità, ma la storia è questa”.

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