Ddl Zan contro l’omotransfobia, Cgil: “Anche il lavoro ha bisogno di questa legge”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Bruno Carrà, responsabile Ufficio Anti discriminazioni della Camera del Lavoro di Piacenza. Ecco il testo:

Il disegno di legge contro l’omotransfobia, il ddl Zan per intenderci, di cui si fa in questi giorni un gran parlare con anche prese di posizioni a favore della rapida approvazione della legge in questione di artisti e della società civile che potrebbero fare la differenza, è ancora arenato nel suo iter parlamentare in Senato. Certo che la maggioranza di Governo su questo tema è fortemente divisa, il centrodestra (in particolare la Lega) cerca in tutti i modi di impedire ed ostacolare con posizioni ostruzionistiche il dibattito e la votazione in Senato, avendo la legge già incassato il primo via libera con l’approvazione alla Camera dei Deputati, mentre il centro sinistra chiede che si proceda verso l’approvazione in maniera spedita. Con una maggioranza cambiata rispetto al Governo Conte2, è chiaro che tutto si è complicato in quanto le posizioni sul tappeto sono diverse e proprio agli antipodi nella stessa maggioranza che appare spaccata.

Il percorso è molto in salita, e a riprova di ciò è arrivata l’autonomina come relatore della Legge, del Presidente della Commissione Giustizia in Senato, sede presso cui si svolgerà la discussione parlamentare, il Senatore leghista Andrea Ostellari, che certo non renderà agevole il dibattimento e la discussione. Se dovessero intervenire delle modifiche attorno al testo licenziato nella votazione a Palazzo Madama, servirebbe un nuovo passaggio alla Camera facendo così allungare i tempi della definitiva approvazione con il rischio concreto di non arrivare mai alla stesura definitiva convertita in legge, e con un compromesso che sempre più porterebbe inevitabilmente l’asticella verso il basso: e questo non è accettabile. Ma cosa c’è realmente nel testo di legge? Il provvedimento è molto semplice, infatti propone di estendere il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnico e religioso (reato 604 bis del Codice Penale) anche a motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.

Sulla libertà di espressione poi, secondo i detrattori della legge in discussione, ci sarebbe la considerazione che verrebbe impedito a qualcuno di esprimere liberamente le proprie opinioni. Proprio per mettere al riparo da questa, seppur debolissima, contestazione (una cosa è esprimere le proprie idee, e un’altra è discriminare o commettere atti di violenza, quindi azioni concrete) nel passaggio alla Camera dei Deputati fu già inserita la clausola salva idee, ovvero nel disegno di legge sono fatte salve la libera espressione di convincimenti ed opinioni, anche le più vituperabili, nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo di idee o alla libertà delle scelte, purchè non siano idonee a determinare il concreto rischio del compimento di atti discriminatori o violenti. Un’altra accusa infondata è quella secondo cui il disegno di legge Zan aiuterebbe a diffondere la dottrina del gender. In realtà nel provvedimento vengono citati azioni e interventi con lo scopo di prevenire violenza, discriminazioni attraverso attività educative e formative.

Come CGIL riteniamo convintamente che anche il lavoro abbia bisogno di questa legge, e come primo sindacato italiano ci corre l’obbligo di fare sentire la nostra voce e il nostro peso anche nella rivendicazione di questi diritti, perché tutte le persone che tentiamo di rappresentare al meglio non sono entità differenti quando svolgono la loro attività lavorativa rispetto a quando vivono la loro vita di relazione. Le persone non sono fatte a compartimenti stagni, non smettono di essere tali quando svolgono la loro attività sul lavoro per tornare ad esserlo quando escono dal posto di lavoro, inevitabilmente la loro sfera personale travalica l’ambito lavorativo e viceversa. La CGIL è un sindacato confederale che porta in sé il fatto che è portatore non solo di un modello di regolazione del mondo del lavoro ma di un modello di società nel suo complesso.

Un’ultima considerazione riguarda la funzione antidiscriminatoria come missione, quasi genetica, del sindacato, ma il contesto di appartenenza, evidentemente, non è neutro rispetto a quella funzione. Per questo noi chiediamo che il ddl Zan venga approvato in maniera definitiva cosi come è e alla svelta. Per noi tutele vuol dire intervenire partendo dal mondo del lavoro per agire nell’intera società abbracciando quell’enorme campo di settore che racchiude etnie, credo, genere, orientamento sessuale o di altro tipo. Il nostro impegno pertanto rimarrà quello di dare un supporto attivo a chiunque possa chiederlo o averne bisogno nella cornice di un contrasto fermo alle discriminazioni talvolta ancora purtroppo presenti nei posti di lavoro e nella società e a sostegno di una legge sempre più inclusiva e laica.

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