L’archivio del liceo Gioia va online, digitalizzati centinaia di documenti degli anni del fascismo

Immergersi negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale, prendendo coscienza delle loro pieghe più tragiche e disumane, attraverso la lente di ingrandimento di materiali ed atti appartenenti all’archivio della propria scuola.

E’ l’esperienza, tra esercizio della memoria e arricchimento culturale, vissuta da una ventina di studenti del liceo Gioia di Piacenza (attualmente in quinta superiore) che, volontariamente, dal 2019 ad oggi – con una pausa imposta dalla pandemia – hanno deciso di trascorrere parte dei loro pomeriggi presso l’archivio storico dell’istituto: il risultato più tangibile di questo percorso,  grazie anche all’esame di materiale presente all’Archivio di Stato di Piacenza, è stata la realizzazione di un sito internet dove è possibile consultare, gratuitamente, centinaia di documenti della scuola risalenti al periodo 1935-1945, digitalizzati a beneficio di tutta la cittadinanza. La presentazione del  progetto è avvenuta nella mattinata del 21 maggio, alla presenza del preside del liceo Mario Magnelli, dei docenti che hanno coordinato l’iniziativa  – Cristina Bonelli, Elena Gabbiani, Matteo Sozzi, Lucia Vaienti, Manuela Veneziani -, della direttrice dell’Archivio di Stato di Piacenza Anna Riva e di Carla Antonini dell’Istituto di storia contemporanea di Piacenza.

Liceo Gioia

“L’archivio scolastico – ha spiegato il professore Matteo Sozzi – contiene documenti risalenti anche a prima dell’Unità d’Italia: in questa prima fase si è proceduto a una iniziale sistemazione e a una ricognizione delle serie documentali riferite agli anni 1935/1945. E’ stato ricostruito il clima della scuola e i provvedimenti legati alle leggi razziali. Sono state così portate alla luce le vicende riguardanti due alunne e un’insegnante di religione ebraica, appartenenti alla scuola ed espulse per motivi razziali. In particolare, su un’alunna nessuna precedente ricerca era stata mai condotta e di lei e della sua famiglia nessuna traccia è mai stata indagata. Il lavoro – ha aggiunto – proseguirà in futuro su altri anni della storia d’Italia, indagati attraverso i documenti presenti nel nostro archivio, che verrà così sistemato e digitalizzato a beneficio dell’intera cittadinanza”. “Nei ragazzi ho visto tanta passione – ha sottolineato Anna Riva -: è giusto che l’archivio rimanga dove è stato prodotto, fruibile in particolare agli studenti, per i quali lavorare direttamente sulle fonti originali è molto importante”.

Il progetto ha beneficiato anche di un contributo regionale – circa 4mila euro lordi ripartiti tra scuola e Archivio di Stato – nell’ambito del concorso “Io amo i beni culturali”. “Oggi presentiamo la prima tappa di un percorso che punta forte sulla strada della digitalizzazione, così da rendere fruibile a più persone possibili il materiale del nostro archivio – ha affermato la professoressa Veneziani -: per gli studenti, oltre alla valenza didattico-scientifica, questo lavoro ha avuto anche un’importanza educativa: attraverso lo studio dei documenti, sono entrati direttamente in contatto con gli studenti che li hanno preceduti su questi banchi, hanno riannodato il filo con il passato, immedesimandosi a trecentosessanta gradi”.

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