“Navigo le ‘correnti nascoste’ della storia dell’arte” Il piacentino Jacopo Veneziani racconta il suo nuovo libro

“Spesso la storia dell’arte viene descritta in maniera superficiale, ma in realtà esiste una profondità che merita di essere esplorata e raccontata”.

E’ partendo da questa convinzione che Jacopo Veneziani, 26enne piacentino dottorando alla Sorbona di Parigi in Storia dell’Arte, ha dato vita al suo secondo libro – edito da Rizzoli – “Simmetrie. Osservare l’arte di ieri con lo sguardo di oggi”. Il volume, uscito lo scorso 13 aprile (acquistabile in libreria o su Amazon), è un “viaggio” lungo 175 pagine attraverso i secoli, in cui si cerca di rintracciare alcuni fili comuni che legano opere ed artisti apparentemente lontani: il senso delle immagini del passato si fa così presente nel nostro sguardo di osservatori del XXI secolo.

“L’idea mi è venuta mentre lavoravo al mio primo libro (uscito l’anno scorso e dal titolo “#divulgo. Le storie della storia dell’arte”, ndr) – spiega – in cui ho raccontato una carrellata di dettagli nascosti nelle opere d’arte, considerando in maniera indipendente le une dalle altre; subito, però, mi sono accorto che tra tutti questi capolavori esistevano dei punti in comune. In particolare, la ‘scintilla’ si è accesa leggendo la descrizione che Giorgio Vasari fa della “Trinità” del Masaccio, affresco realizzato per la Basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Parlando della parete affrescata e della capacità dell’artista di creare una sorta di ‘spazio inesistente’ grazie alla prospettiva, Vasari dice “pare che sia bucato quel muro“. Subito mi è venuto in mente Lucio Fontana, pittore novecentesco celebre per i suoi tagli su tela. Fontana, come Masaccio, grazie a questa tecnica vuole andare oltre la superficie pittorica: ad accomunarli è quindi il desiderio di “oltre” che da sempre è proprio dell’essere umano. Certo, ognuno poi lo fa col proprio linguaggio e in accordo con quello che è il pensiero della propria epoca”.

La copertina del libro “Simmetrie. Osservare l’arte di ieri con lo sguardo di oggi”

Così i paesaggi sconfinati di Friedrich diventano una chiave di lettura della pittura di Rothko. E si scopre che Francisco Goya, celebre pittore spagnolo vissuto a cavallo tra XVIII e XVIX secolo, ha qualcosa in comune con la semisconosciuta, fino a qualche tempo fa, svedese Hilma af Klint, pittrice attiva tra ‘800 e ‘900. “Entrambi sono artisti che hanno creato opere rimaste nascoste per diverso tempo – spiega Veneziani -. Quelle di Goya, nello specifico, sono quelle appartenenti al ciclo delle “pinturas negras“, le pitture nere, rappresentazioni dei suoi incubi in un periodo in cui il proprio stato di salute si era fortemente aggravato, dipinte sulle pareti della sua casa “Quinta del Sordo“, situata alla periferia di Madrid. Hilma af Klint, invece, – prosegue il giovane storico dell’arte – è stata un artista che fu ufficialmente impegnata nella realizzazione di paesaggi naturalistici, ma che segretamente realizzò numerose opere astratte, tenute nascoste e rivelate, per sua volontà testamentaria, al pubblico solo 20 anni dopo la sua morte, intorno agli anni ’60 del secolo scorso. E’ stata quindi una delle prime artiste a fare astrattismo pittorico, ma è dovuto passare molto tempo per venirne a conoscenza”.

Insomma, quella di Veneziani è una storia dell’arte che dialoga al suo interno e che, allo stesso tempo, parla a tutti. “Nel libro voglio superare l’ottica della suddivisione a ‘compartimenti stagni’ – evidenzia -, quella che viene tradizionalmente seguita nei volumi per le scuole, dove, ad esempio, prima c’è il rinascimento, quindi l’arte dell’800, e così via: epoche e correnti diverse sembrano non comunicare solo perché lontane nel tempo. Esistono, in realtà, tanti fiumi sotterranei nella storia dell’arte, che a volte passano inosservati. Io ho cercato di navigare queste correnti nascoste, perchè, anche se cambiano le forme, i concetti e le idee rimangono costanti”. “In più – aggiunge -, il mio è un invito al lettore a fare lo stesso, a sviluppare a sua volta le sue personali simmetrie e connessioni. Cambiare prospettiva permette di vedere le cose in modo diverso e generare punti di vista inediti. Non solo sull’arte, ma anche, in generale, sul mondo”.

Dopo otto anni, Veneziani ha lasciato la Francia e ha fatto ritorno in Italia, a Milano, dove da qualche giorno ha stabilito la sua nuova base. “Finirò il dottorato alla Sorbona tra qualche mese – racconta -, ma intanto ho deciso di ritornare in Italia: in questo Paese percepisco un vento favorevole per la mia carriera, voglio quindi dispiegare le vele per cogliere nuove opportunità che a Parigi credo rischierei di perdere”. Dal capoluogo lombardo, sarà anche più facile riallacciare i rapporti con la “sua” Piacenza che, rimanendo in tema d’arte, dalla scorsa settimana ha restituito ai cittadini la possibilità di ammirare “Ritratto di Signora” di Gustav Klimt, esposto alla Galleria Ricci Oddi a più di 20 anni dal furto. “Spero di poter andare a vedere il quadro il prima possibile – afferma Veneziani -. Questo capolavoro, insieme ad altri tesori come il Botticelli a Palazzo Farnese o L’Ecce Homo di Antonello da Messina, può essere un valore aggiunto per dare maggiore visibilità a Piacenza, città ricca di opere d’arte che però sfugge ai principali radar del turismo italiano. Queste opere possono essere “ambasciatori” di Piacenza, “alleati” di cui è necessario fare buon uso perché in questo modo ne beneficerebbe tutta la città”.

JACOPO VENEZIANI – Nato nel 1994 è divulgatore e dottorando in storia dell’arte moderna alla Sorbona di Parigi. Nel 2015 si è iscritto a Twitter per parlare di opere d’arte poco note e di beni culturali italiani al di fuori dei circuiti turistici tradizionali. Per farlo, ha creato l’hashtag #Divulgo, sfociato cinque anni più tardi nel libro #Divulgo. Le storie della storia dell’arte (Rizzoli, 2020), un viaggio attraverso sette secoli di storia della pittura – dal Duecento all’Ottocento – alla scoperta di dettagli spesso difficili da notare a prima vista. Dopo una breve esperienza su YouTube, dall’ottobre 2020 ha una rubrica settimanale dedicata alla storia dell’arte nel programma Le parole della settimana, condotto da Massimo Gramellini su Rai Tre. È intervenuto a Sapiens – Un solo pianeta (Rai Tre) ed è stato giurato dell’ultima edizione de Il Borgo dei Borghi (Rai Tre).

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