Al Farnese Paolo Crepet getta l’àncora “Oltre la tempesta”: “Ritroviamo una visione di comunità”

Più informazioni su

“Non siamo solo una montagna di cellule da esaminare, per quanto siano affascinanti i linfociti-T siamo anche mente: persone complesse e variabili, non abbiamo bisogno solo di deltoidi da mostrare o del bollettino statistico che nei mesi scorsi ha quotidianamente invaso giornali televisioni e telefonini; e ciò di cui non possiamo proprio fare a meno sono piuttosto le relazioni con gli altri. Ma il pantheon della scienza che ci ha tenuto compagnia dettando le regole durante la pandemia, tutto questo l’ha dimenticato, perché in questo Comitato Tecnico Scientifico che tutto pensa e tutto fa non c’è nessuno che si occupi minimamente di anima: nemmeno l’ultimo prete di campagna o il seguitissimo maestro di yoga”.

Sagace, appassionato, ironico, di quell’ironia amara e graffiante che quasi sempre accompagna l’intellettuale indignato di fronte alle storture del sistema. Eppure fluente, diretto, incalzante, poiché il suo scopo è proprio quello di scuotere l’anima di chi ascolta. Appare così, fin dal suo ingresso sul palco nel cortile di Palazzo Farnese, il noto psichiatra Paolo Crepet, che martedì sera – davanti al numeroso pubblico, arrivato anche da fuori Piacenza – ha presentato il suo ultimo libro “Oltre la tempesta” (Mondadori) in una conferenza-spettacolo nell’ambito della rassegna “EstateFarnese”. L’iniziativa, promossa dall’Associazione 18-30 in collaborazione con Divertimente e Bewonder, è stata piacevolmente preceduta da due brevi, ma magnifici, concerti di bambini e ragazzi, presentati con orgoglio dall’assessore piacentino alla cultura Jonathan Papamarenghi: “Concerto dell’Orchestra Suzuki Ars Nova in collaborazione con il Centro Musicale Suzuki di Milano” e “Piccolo coro dell’accademia Ars Nova”; tutto promosso dal Conservatorio Nicolini di Piacenza. Momenti emozionanti di note, voci e volti rivolti al futuro che hanno fatto da preludio al grande ospite della serata.

“Questi cori sono bellissimi e vanno benissimo – ha detto subito dopo Crepet -, ma se poi mettiamo bambini e adolescenti per ore davanti ad uno schermo, come abbiamo fatto durante il lockdown e spesso continuiamo a fare, dimostriamo di non tenere poi tanto al loro futuro. Pensate che questa abitudine sia priva di conseguenze? L’ultima è stata recentemente documentata dalla rivista Lancet: la miopia infantile aumentata del 60% per abuso di dispositivi tecnologici”.

Su miopia e intoppi nella gestione dalla pandemia Crepet ha parecchio da dire e non esita a denunciare il peso di ciò che non ha funzionato nei mesi più bui, invitando la comunità cittadina a ritrovare se stessa e ad agire a beneficio delle giovani generazioni. Dalla Dad, che ha violentemente inibito il rapporto di confronto e scontro tra insegnanti e compagni alla base della crescita, contribuendo a riempire di adolescenti i reparti di psichiatria; allo smart working, che di smart non ha niente, anzi, fa lavorare di più e guadagnare di meno; passando per una ‘movida’ che oggi si identifica troppo spesso con gruppi di adolescenti fuori controllo o con gli avventori dell’ennesima bevuta e fumata. La protesta di Paolo Crepet è accesa e dolente, ma propulsiva, improntata al domani da ricostruire.

“Dobbiamo tornare ad imparare a dire no ai nostri figli – ha sottolineato lo psichiatra -, ma non lo facciamo già da anni, da ben prima della pandemia, e ultimamente la situazione è ulteriormente peggiorata, insieme al quoziente intellettivo, sceso vertiginosamente. Ma noi promuoviamo tutti e siamo contenti così, con la Dad poi abbiamo raggiunto l’apoteosi dei promossi ignoranti. E’ questo che vogliamo davvero per il futuro? Avete qualche visione d’insieme per cambiare le cose?”. “Dal mio punto di vista – spiega – la scuola va rivoltata come un calzino: basta ‘diplomifici’ che non garantiscano una vera formazione e basta alla piaga dell’assistenzialismo giovanile, che non crea opportunità ma solo immobilismo, lavorativo e creativo. Ma se non capiamo che l’innovazione e la creatività di cui abbiamo bisogno non dipendono da quanto smart-working facciamo, ma dai momenti di relazione con gli altri, siamo fuori strada. Guarda caso Google da settembre vuole tutti i dipendenti in azienda”.

Questo significa buttare a mare la tecnologia? “Certo che no – prosegue deciso Crepet -, vuol dire sapere che c’è bisogno anche di molto altro per vivere in modo equilibrato: che i bambini devono attivare ed esplorare tutti i loro sensi, mentre ai ragazzi dobbiamo spiegare che la vita non può essere sempre facile e il dolore, la frustrazione, rendono più forti”. “Tutto questo però – ha concluso l’esperto – non dipende dalle indicazioni di Draghi o dell’Europa, ma dalle scelte di ciascun cittadino: per cui torniamo ad essere una comunità di individui in relazione e scegliamo che futuro vogliamo”.

Un invito che non può più essere disatteso e che il pubblico del Farnese ha accolto con calorosi applausi.

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.