Svaniti in un anno 460mila metri quadrati di verde a Piacenza: non si arresta il consumo di suolo

Nel 2020 in provincia di Piacenza sono svaniti 460mila metri quadrati di terreno verde sacrificati al cemento e all’impermeabilizzazione.

Da quanti anni sentiamo parlare di rigenerazione del costruito esistente e di consumo suolo zero? E poi scopriamo – grazie al rapporto Ispra 2021 pubblicato oggi, 14 luglio – che non si è mai arrestata l’espansione del suolo artificiale nel nostro Paese. Anche a Piacenza il tema è tornato di attualità con la realizzazione del nuovo ospedale, per il quale è stata destinata un’area oggi occupata da terreni agricoli da 180mila metri quadrati, invece di utilizzare una delle innumerevoli superfici dismesse da riqualificare del nostro tessuto urbano.

Il dettagliato rapporto Ispra (scaricabile qui) ci segnala che la nostra provincia non brilla certo per la tutela delle proprie aree non impermebilizzate anche nell’ultimo anno. Come si può vedere dalla tabella relativa alle province dell’Emilia Romagna: dal 2019 al 2020 sono stati consumati 46 ettari di terreno (un ettaro sono 10mila metri quadrati) con un trend in aumento preoccupante (erano stati 20 gli ettari consumati dal 2018 al 2019). Si conferma il nostro primato regionale del suolo consumato pro capite con 699 metri quadrati a testa, con la percentuale complessiva di suolo consumato che arriva al 7,73 % della superificie totale, superando la soglia dei 20mila ettari complessivi. (Con consumo di suolo si intende l’incremento della copertura artificiale del suolo, elaborata su base annuale, mentre con suolo consumato si intende la quantità complessiva di suolo con copertura artificiale esistente nell’anno considerato)

consumo di suolo Ispra 2021

Il Comune di Piacenza inoltre si colloca al 13esimo posto nazionale per consumo di suolo annuale netto in ettari a livello comunale con un incremento dal 2019 al 2020 di 11,45 ettari.

Secondo Ispra è un costo complessivo compreso tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, in pratica la metà del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quello che l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere a causa della perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo tra il 2012 e il 2030. Se la velocità di copertura artificiale rimanesse quella di 2 mq al secondo registrata nel 2020 i danni costerebbero cari e non solo in termini economici. Dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei nostri territori) e lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio, l’equivalente di oltre un milione di macchine in più circolanti nello stesso periodo per un totale di più di 90 miliardi di km. In altre parole due milioni di volte il giro della terra.

È la situazione attuale e quella futura analizzata dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente nell’edizione 2021 del Rapporto sul “Consumo di Suolo in Italia”. A livello nazionale le colate di cemento non rallentano neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown, e ricoprono quasi 60 chilometri quadrati, impermeabilizzando ormai il 7,11% del territorio nazionale. Ogni italiano ha a disposizione circa 360 mq di cemento (erano 160 negli anni ’50). L’incremento maggiore quest’anno è in Lombardia, che torna al primo posto tra le regioni con 765 ettari in più in 12 mesi, seguita da Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439) e Lazio (+431). Nelle aree a pericolosità idraulica la percentuale supera al 9% per quelle a pericolosità media e il 6 % per quelle a pericolosità elevata.

Il confronto tra i dati 2019 e 2020 mostra che 767 ettari del consumo di suolo annuale si sono concentrati all’interno delle aree a pericolosità idraulica media e 285 in quelle a pericolosità da frana, di cui 20 ettari in aree a pericolosità molto elevata (P4) e 62 a pericolosità elevata. Le percentuali si confermano alte anche nei territori a pericolosità sismica alta dove il 7% del suolo risulta ormai cementificato. Con la logistica l’Italia perde ancora più terreno. Invece di rigenerare e riqualificare spazi già edificati, sono stati consumati in sette anni 700 ettari di suolo agricolo e il trend è in crescita. In Veneto le maggiori trasformazioni (181 ettari dal 2012 al 2019, di cui il 95% negli ultimi 3 anni) dovute alla logistica, seguita da Lombardia (131 ettari) ed EmiliaRomagna (119).

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