“Dove siamo?” La prima giornata dei rifugiati afghani a San Polo

“Dove siamo?” è la domanda più naturale. E anche quella più ricorrente tra quelle fatte dai rifugiati afghani che dal pomeriggio di martedì 24 agosto sono ospitati nel centro dell’Aeronautica Militare di San Polo.

Nel caos di Kabul sono saliti in fretta e furia a bordo di un velivolo militare che li ha trasferiti a Roma, poi a bordo di un pullman che ha attraversato mezza Italia e si sono ritrovati nel bel mezzo della pianura padana, tra campi arati e camioni carichi di pomodori. E’ normale che si interroghino sulla loro sistemazione attuale, così qualcuno degli operatori che si occupa di loro ha preso una cartina e ha indicato il puntino di Piacenza, città del Nord Italia. La prima giornata di quarantena è trascorsa tranquilla, tra i volontari della Croce Rossa e i sanitari dell’Ausl che hanno provveduto alle loro necessità. Si attende ancora l’esito dei tamponi effettuati su tutti e 75 gli ospiti poco dopo l’arrivo nella struttura.

Sono stati alloggiati nelle stanze da due o tre posti, alcune comunicanti per i nuclei familiari più numerosi. Per pranzo hanno richiesto di poter mangiare soprattutto delle zuppe a base di farro e legumi, mentre a colazione sono stati serviti loro i classici biscotti, the, fette biscottate e marmellata. Tutti i pasti sono stati consumati nelle rispettive stanze per la necessità di rispettare le regole della quarantena. Poche le richieste avanzate da queste persone che sono arrivate in Italia con poco o nulla, uno zaino o una borsa a tracolla, per questo sono stati distribuiti loro capi di vestiario e scarpe, ai bambini i giocattoli. Qualcuno ha chiesto il caricabatteria del cellulare, un uomo un “carpet”, il tappeto sul quale pregare.

In tanti hanno chiesto quando potranno uscire.

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