Invito al vaccino per 260 operatori sanitari. L’Ausl “Resistenza piuttosto vivace”

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Sono 260 i sanitari non ancora vaccinati invitati dall’Ausl a sottoporsi alla vaccinazione.

A riferirlo il dottor Guido Pedrazzini, direttore sanitario dell’azienda, che sulla questione parla di “resistenza piuttosto vivace” da parte di alcuni professionisti, nonostante i numeri iniziali si siano “fortemente ridotti” nel corso delle settimane: “Stiamo analizzando tutta la documentazione presentata – spiega -, alcune delle persone contattate si sono vaccinate, altre rimangono fortemente convinte a non sottoporsi alla vaccinazione. Passo dopo passo, andremo avanti secondo le precedure definite dal decreto legislativo in materia (che prevede l’obbligo vaccinale per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario, ndr)”.

“Delle 260 persone contattate – ha precisato Pedrazzini – vi sono alcuni nostri operatori, ma anche altri iscritti agli Ordini o operanti in strutture sanitarie o sociosanitarie. Da parte nostra cerchiamo sempre di essere sufficientemente rassicuranti e coinvolgenti con coloro che si mostrano aperti al confronto. Abbiamo altre persone invitate per la metà di agosto, vedremo quante di loro risponderanno; quando avremo concluso l’acquisizione dei dati provvederemo alla prosecuzione dell’iter previsto”.

“L’elemento evidente anche dagli studi epidemiologici – sottolinea il direttore sanitario Ausl – è che la circolazione virale c’è e l’esposizione a rischio è quella al di fuori degli ambienti sanitari: esiste dunque il problema di operatori sanitari che nella loro vita quotidiana possono contrarre il virus e quindi trasmetterlo, oltre al rischio di incorrere nelle sequele della malattia”.

Il decreto legge prevede che la vaccinazione per gli operatori sanitari non sia obbligatoria e possa essere omessa o differita solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale. In caso di accertamento dell’inosservanza dell’obbligo vaccinale è prevista la “sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da SARS-CoV-2″. Il datore di lavoro può adibire il lavoratore, dove possibile, a mansioni, anche inferiori, con il trattamento corrispondente alle mansioni esercitate; quando l’assegnazione a mansioni diverse non è possibile, per il periodo di sospensione non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento.

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