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Come uscire dalla povertà: se ne parla alla Cattolica

All’Università Cattolica del Sacro Cuore si parla di povertà. Lo si farà lunedì 27 settembre dalle 15.30 durante il webinar “Working out of poverty”, promosso dal Dipartimento di Scienze economiche e sociali, nel quale interverranno Gaia Paradiso (United Nations Fund for Population Activities), Fiammetta Chiarini (Robert F. Kennedy Human Rights Italia), Barbara Barabaschi, Davide Marchettini e Paolo Rizzi (Università Cattolica, sede di Piacenza), don Francesco Soddu (direttore Caritas Italiana).

Nell’occasione sarà presentato lo studio compiuto nell’ambito del progetto strategico di ricerca dell’Università Cattolica “Working out of poverty: accompanying the poor to become dignified agents of their development”, coordinato da Simona Beretta, che introdurrà il webinar. Si tratta di un’indagine realizzata su 52 progetti della Caritas italiana del biennio 2019-2020, finanziati prevalentemente con fondi 8×1000 della Chiesa Cattolica; progetti il cui obiettivo principale è proprio l’accompagnamento all’uscita dallo stato di povertà e in particolare il reinserimento lavorativo. Si parte dal presupposto che negli ultimi anni il dibattito pubblico e scientifico sui temi del disagio e dell’inclusione sociale si è concentrato soprattutto sulle politiche di contrasto alla povertà attraverso un supporto economico e sul Reddito di cittadinanza. Nell’ultimo decennio del welfare italiano ci sono stati infatti cambiamenti significativi, nuova attenzione è stata rivolta all’emergenza sociale, con l’introduzione prima del Reddito d’inclusione e poi la sua sostituzione con il Reddito di cittadinanza.

Lo studio compiuto ha indagato le iniziative della Caritas che sono state rivolte complessivamente a 2.574 persone, in media 50 beneficiari per progetto, per lo più di età giovane (il 48,7% al di sotto dei 35 anni), i due terzi di cittadinanza italiana, con diversificate situazioni di disagio. Relativamente ai percorsi di inclusione attivati, si è adottata una definizione multidimensionale di “uscita dalla povertà” o raggiungimento di autonomia. Sono stati definiti “indipendenti” i destinatari dei progetti che al termine del percorso soddisfacevano almeno due tra le seguenti condizioni: avevano un lavoro che consentiva loro di non usufruire in modo continuativo del sistema di aiuti pubblici/privati; avevano acquisito autonomia abitativa nel senso che potevano permettersi l’abitazione o acquistata o in affitto; avevano riacquistato una propria vita sociale, frequentando un gruppo di amici al di fuori della propria famiglia o essendo iscritti a società sportive/culturali o ad associazioni di volontariato o la parrocchia.

Per analizzare l’esito dei progetti sui destinatari si è effettuata una analisi specifica prendendo in esame sia la condizione di miglioramento sia quella di indipendenza dei destinatari una volta terminato il percorso progettuale. Su un totale di 2.574 destinatari totali dei 52 progetti esaminati, 1.920 sono coloro che hanno migliorato la propria condizione alla fine del progetto (74,6%) e tra questi 878 hanno raggiunto un relativo stato di “autonomia di vita” (34,1%) secondo la definizione adottata. Il dato dell’indipendenza raggiunta da oltre un terzo dei destinatari appare un risultato molto positivo che mostra l’efficacia di questi progetti di accompagnamento e inclusione sociale. (nota stampa)

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