“Nei pazienti fragili la terza dose rafforza la protezione dal virus” La ricerca

Nella maggioranza dei malati di cancro in trattamento con farmaci immunoterapici il vaccino anti-Covid funziona, ma si ritiene che “una tripla esposizione allo stimolo antigenico”, ossia “la terza dose di vaccino, possa rafforzare significativamente la risposta nei pazienti fragili”.

Lo suggeriscono i dati preliminari di uno studio condotto da un gruppo di clinici e ricercatori della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con l’ospedale Guglielmo Da Saliceto di Piacenza. Il lavoro ha coinvolto 88 pazienti oncologici sotto immunoterapia, con l’obiettivo di verificare l’efficacia e la sicurezza di un ciclo completo di vaccinazione contro il coronavirus pandemico. “I risultati preliminari sono incoraggianti”, riferiscono dal San Matteo. “La vaccinazione è stata efficace a stimolare la risposta contro il virus nella grande maggioranza dei pazienti con neoplasia, anche in corso di trattamento”. In particolare, “tutti i pazienti con precedente infezione da Sars-CoV-2 hanno sviluppato le risposte anticorpale e cellulo-mediata già dopo la prima dose”, e “dopo la seconda si riscontravano livelli mediani di risposta anticorpale molto più elevati che nei pazienti ‘naïve'”, cioè quelli che non avevano contratto il Covid: “26 volte per quanto riguarda i livelli di IgG totali, 6 volte per i titoli neutralizzanti e 4 volte per i livelli di risposta T-cellulare”.

Quanto invece ai pazienti naïve per infezione da Sars-CoV-2, “la risposta anticorpale (sia IgG totali che anticorpi neutralizzanti) dopo la prima dose di vaccino era del 44%, salendo al 96% dopo la seconda dose. La risposta cellulo-mediata era rilevabile nel 67% dei pazienti dopo la prima dose e nel 90% dopo la seconda dose. I ricercatori – si legge nella nota – hanno osservato che risposta maggiore si raggiunge solo dopo la seconda dose e suggeriscono” appunto “che una tripla esposizione allo stimolo antigenico, vale a dire la terza dose di vaccino, possa rafforzare significativamente la risposta vaccinale nei pazienti fragili”.

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