Con l’eleganza di John Scofield e Dave Holland si chiude il Piacenza Jazz Fest foto

Ultimo appuntamento del diciottesimo Piacenza Jazz Fest, ieri sera nel salone degli arazzi della galleria Alberoni di Piacenza. Ad esibirsi un duo di grande rilievo internazionale, quello formato dal chitarrista John Scofield e da Dave Holland al contrabbasso. Un appuntamento non solo con la grande storia Jazz ma anche l’occasione di fare il punto sullo stato dell’arte di questa musica e della musica contemporanea in generale.

John Scofield è uno straordinario chitarrista e compositore, parte di grandi formazioni e progetti del Jazz storico, Miles Davis, Gerry Mulligam, Dave Liebman su tutti, autore a propria volta e curioso interprete di tante formazioni nelle quali la sperimentazione e la ricerca sono state prassi correnti e centrali. Dave Holland, d’altro canto, è uno dei migliori musicisti jazz degli ultimi decenni e tra i migliori viventi. Un interprete raffinato e coltissimo che ha solcato la storia di questa musica, da sempre al massimo livello possibile. Anch’egli nelle formazioni di Miles davis, basti ricordare che figura nelle incisioni di In a Silent Way e Bitches Brew per capirne la statura, e di Herbie Hancock tra tutte, Holland è anche partner di autori profondamente sperimentali e d’avanguardia, parte delle esperienze più interessanti degli ultimi trenta, quarant’anni del jazz internazionale. Oltre ai lavori con Chick Corea e Stan Getz, occorre ricordare la collaborazione con Anthony Braxton, John Abercrombie e Jack DeJohnette, ma soprattutto che la sua formazione standard negli ultimi decenni, che comprende uno dei più grandi talenti contemporanei come Chris Potter, continua a produrre nuova e grande musica e a fare un lavoro tra i più interessanti degli ultimi anni.

John Scofield e Dave Holland concerto

Nel concerto di ieri sera (domenica 24 ottobre) la sensazione più forte e immediata è stata quella di una grandissima e straordinaria eleganza. Questi due signori, che hanno una immensa e del tutto evidente cultura musicale, si muovono con una delicatezza e una leggerezza incredibile da osservare a fronte della montagna di stimoli e di connessioni musicali che devono attraversare la loro testa e che trovano tutte uno spazio tangibile nella loro esibizione. Nonostante spesso i passaggi siano segnati da assoli torrenziali, da velocissime intuizioni e da veri e propri saggi di destrezza sugli strumenti, tutto è sempre estremamente leggero, tutto scorre con una naturalezza e una semplicità che solo chi possiede, senza incertezze, senza cattiva coscienza, la propria musica e la propria arte, riesce a tenere. La rarefazione dei modi di interpretare alcuni brani, favorita dalla formazione in duo nonostante la ovvia forza gestuale della chitarra elettrica, riporta tutto all’essenza, all’incredibile qualità del loro mestiere. Nulla di mistico, nessuna ricerca di trascendente, di fuga dalla materia della loro musica. Ieri sera si è sentito puro jazz, nelle proprie strutture canoniche, nel proprio alternarsi di soli, nel sondare le possibilità espressive anche quando al fondo c’erano brani di ascendenza folk, da parte di Scofield, o più melodici.

Mai un’esibizione di abilità fine a se stessa, tra le tantissime e sopraffini che abbiamo sentito ieri sera, ma sempre destrezza, capacità tecniche al servizio delle intenzioni espressive. Passaggi complessi e carichi di raffinatezze armoniche, risolti spesso con semplicità, togliendo complicazione e facendo sembrare tutto piuttosto logico e immediato. La scelta dei brani, per un duo che, ricordiamolo, non ha un’incisione dedicata alle spalle, deriva dai tanti composti dai due autori. Tra quelli scelti ieri sera ci preme ricordare una incantevole Homecoming, di Dave Holland, con un susseguirsi di assoli che hanno sfruttato in maniera spesso magistrale la bellissima traccia melodica. E poi Easy for you di John Scofield, un brano fatto di un tema dolce ma anche di tanta, tellurica improvvisazione ad accompagnarlo.

John Scofield e Dave Holland concerto

Un concerto che ha messo in pace gli ascoltatori, che li ha riportati nell’alveo della loro natura jazzistica, attraverso con il magistero musicale dei due interpreti e in sintonia con la storia musicale di questi decenni. Per l’occasione, vorremmo unirci ai sentiti e improvvisi ringraziamenti del vice presidente del Jazz club Angelo Bardini, durante la presentazione del concerto, al presidente e curatore del Festival Gianni Azzali. Ringraziamenti sentiti e sinceri, da parte di tutti gli appassionati di musica e di arte contemporanea verso chi, assieme al gruppo con cui lavora, porta da anni la cultura al massimo livello possibile in una piccola e spesso chiusa provincia come la nostra. Ogni volta stupisce l’ambizione del jazz club di Piacenza e la capacità di dare seguito alle proprie massime aspirazioni, in un settore così complesso come quello dell’arte e della cultura, visto spesso con diffidenza se non con sfiduciata indifferenza da una parte considerevole della nostra società. Grazie ancora, presidente, per questo grande spettacolo.

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