FedEx – Tnt, il sindacato Usb lancia il “Comitato di lotta per il lavoro”

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Trattativa FedEx – Tnt, il sindacato Usb lancia il “Comitato di lotta per il lavoro”. Una proposta che, dicono i rappresentanti del sindacato, è “aperta non solo a tutti i lavoratori ex FedEx del magazzino di Piacenza, ma anche all’intera comunità piacentina che vede il proprio tessuto economico e l’indotto fortemente danneggiati”.

“Dalla vera e propria serrata padronale con cui FedEx/TNT ha chiuso il magazzino di Piacenza nel marzo di quest’anno USB ha continuato a proporre soluzioni che potessero evitare un dramma sociale per 265 famiglie, un duro colpo per il territorio piacentino, uno schiaffo alle norme e alla democrazia del nostro paese ad opera della multinazionale americana – si legge nella nota inviata dal sindacato in redazione -. Ancora nell’ultimo incontro con i vertici di FedEx e con l’appaltatore tenutosi a Milano lunedì scorso USB ha proposto che si favorisse l’esodo volontario con un incentivo adeguato a compensare lavoratori che hanno un’anzianità di servizio ed un inquadramento professionale alti, che si provvedesse ad una riapertura graduale del magazzino per favorire un rasserenamento del clima interno, tutelando i lavoratori che non avrebbero ripreso subito il lavoro con gli strumenti degli ammortizzatori sociali. FedEx e l’appaltatore, per quanto di rispettiva competenza, hanno chiesto 24 ore di tempo per riflettere, trascorse le quali hanno chiuso negativamente su tutto”.

“L’incentivo economico offerto a chi da decenni ha lavorato in TNT corrisponde all’incirca al costo aziendale di poco più di un anno e i posti di lavoro offerti sono 15 a tempo pieno e 36 a part time, peraltro allocati a notevole distanza da Piacenza (Bologna, Firenze, Ancona). Oltre a ciò ai “fortunati” prescelti per questi siti non verrebbe riconosciuta la carriere pregressa e dovrebbero ricominciare da capo con stipendi notevolmente più bassi. FedEx ha risposto negativamente anche alla richiesta di istituire una lista di prelazione nella quale fare confluire gli ex dipendenti qualora si riaprisse il magazzino piacentino. La multinazionale si è dichiarata disponibile a questa opzione, ma vincolandola alla durata di soli sei mesi”. “Tutto ciò – afferma Usb – conferma che trascorso tale periodo è fortemente possibile che l’attività venga ripresa sul nostro territorio (o in posizione limitrofa), ma con personale nuovo, magari precario così da risparmiare sul costo del lavoro”.

“Intanto 265 famiglie sono in mezzo ad una strada, si tratta di lavoratori in età non più giovanissima che quindi avranno problemi a ricollocarsi. È appunto un disastro sociale. Per queste ragioni USB non ha siglato l’accordo in questione e assieme ai licenziati ha dato vita al comitato di lotta per il lavoro. Sono questi i temi peraltro al centro dello sciopero generale promosso da USB unitamente a tutto il sindacalismo di base per lunedì prossimo 11 ottobre contro le politiche filo confindustriali che, togliendo il blocco, daranno la stura ad una stagione di licenziamenti di massa. Nei prossimi mesi Piacenza e il nostro paese saranno chiamati alla lotta perché 265 famiglie possano essere onorate dalla coerente applicazione del dettato Costituzionale: l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non il maggiordomo delle multinazionali” conclude la nota.

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