Green pass al lavoro dal 15 ottobre, tra dubbi e voglia di superare la crisi

Da venerdì 15 ottobre per entrare a lavoro, sia nel settore pubblico che in quello privato, le persone saranno obbligate ad esibire il green pass, il lasciapassare covid già in uso in diversi ambiti in Italia ed ottenibile grazie alla vaccinazione, con un tampone negativo o con la guarigione dal virus entro sei mesi.

Per risolvere dubbi ed interrogativi riguardanti le modalità di controllo del lasciapassare, nelle prossime ore sono attese dal Governo le linee guida messe a punto dal ministero della Pubblica amministrazione per gli statali ed un Dpcm ad hoc.  Le indicazioni potrebbero prevedere controlli giornalieri e preferibilmente all’accesso in azienda, a campione (in misura non inferiore al 20% e con un criterio di rotazione) o a tappeto, con o senza l’ausilio di sistemi automatici. Il provvedimento, per il momento, rimarrà in vigore fino al 31 dicembre, data in cui scadrà lo stato d’emergenza. Fino a quel giorno, coloro che sono esentati dalla vaccinazione potranno fare il tampone gratis, mentre per il resto dei dipendenti il prezzo è di 15 euro, che scende a 8 per i minori di 18 anni. Tutti i lavoratori sprovvisti di certificato saranno considerati assenti ingiustificati e non riceveranno lo stipendio per ogni giorno di assenza, ma non verranno sospesi. Ai dipendenti che entreranno in azienda senza il green pass, invece, verrà data una sanzione da 600 a 1.500 euro oltre a eventuali provvedimenti disciplinari, anche se sarà escluso il licenziamento.

Particolari criticità riguardano le piccole imprese, in cui un eventuale divieto di accesso a lavoratori con compiti specializzati potrebbe compromettere il processo produttivo. “Nelle piccole aziende ci sono persone che hanno ruoli importanti e che difficilmente sono sostituibili in poco tempo – rileva Enrica Gambazza, direttore di Cna Piacenza -. In ogni caso stiamo riscontrando tra i nostri associati grande collaborazione ed anche le piccole realtà si stanno adeguando alle nuove norme. Dal nostro punto di vista – aggiunge – abbiamo cercato di informare al meglio, offrendo gli strumenti operativi per fare i controlli nel rispetto della privacy dei dipendenti, ma anche di collaboratori e fornitori. Nonostante l’introduzione del green pass comporti costi aggiuntivi e difficoltà burocratiche, la volontà delle aziende è quelle di adeguarsi e mettere al centro la sicurezza dei lavoratori, per scongiurare nuovi lockdown e chiusure. Speriamo che a fine anno si chiuda definitivamente lo stato d’emergenza: c’è grande voglia di ripartire e metterci il covid alle spalle”.

Più severo il parere di Fabrizio Samuelli, direttore di Confesercenti Piacenza. “Per l’ennesima volta vengono scaricate le responsabilità sulle imprese – evidenzia -, con un ulteriore aggravio organizzativo e gestionale, oltre alla ‘spada di Damocle’ delle sanzioni. Come nel caso della verifica del green pass dei clienti dove è richiesto, come nei bar e ristoranti, anche in questa situazione riteniamo dovrebbe valere la responsabilità individuale e non andrebbero attribuiti compiti di controllo alle imprese. Ci auguriamo che non vengano date direttive troppo stringenti in questo senso: aspettando ulteriori chiarimenti del governo, nel frattempo abbiamo stabilito una linea guida che stiamo veicolando a tutti gli associati per rispettare la norma evitando sanzioni”.

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