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Il Romagnosi “nuovo” si presenta: restauro innovativo e scheda in braille fotogallery

Il “Romagnosi” rimesso a nuovo si presenta alla città. Alla conclusione dei lavori di restauro del monumento che raffigura Giandomenico Romagnosi, grazie all’iniziativa “Chiamata alle Arti” indetta dall’Amministrazione comunale, l’intervento è stato inaugurato alla presenza del presidente di Confindustria Piacenza Francesco Rolleri, dell’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi e alla restauratrice Alessandra D’Elia, il cui prezioso lavoro è stato svolto d’intesa con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza, con il supporto dell’assessorato ai Lavori Pubblici.

Alla cerimonia sono intervenuti anche la dirigente del servizio Cultura e Turismo Antonella Gigli, così come il direttore di Confindustria Piacenza Luca Groppi e il vice direttore Attilia Jesini, unitamente a Gregorio Contini, presidente provinciale dell’Unione italiana Ciechi e Ipovedenti che ha curato la traduzione in braille della targa informativa alla base della statua. “Ringraziamo Confindustria che ha risposto alla nostra ‘chiamata alle arti”, per restaurare beni artistici della nostra città – ha detto l’assessore Jonathan Papamarenghi -. Un’azione che ha un effetto sull’indotto economico, visti i numeri sempre crescenti di visitatori e gli operatori turistici che lavorano in questo settore. La statua del Romagnosi è stata nuovamente restaurata a 23 anni dall’ultimo intervento, valorizzando la piazza di San Francesco, un luogo importante per la nostra storia: da qui infatti Piacenza divenne la Primogenita”. “Ringrazio la restauratrice Alessandra D’Elia, che ha lavorato con impegno e passione, con il ricorso a una speciale patina anti graffiti, per meglio proteggere l’opera, resa più fruibile con una scheda in braille. E’ importante preservare la nostra cultura e rendere la città più accogliente: presto presenteremo anche i prossimi restauri in programma. Si tratta dei due cavalli del Mochi, compreso il loro basamento, un intervento che non veniva fatto da 60 anni a questa parte, così come del Monumento ai Pontieri”.

“Come imprenditori, operiamo sul territorio e vogliamo che sia il più bello possibile – l’intervento del presidente di Confindustria Piacenza Francesco Rolleri -. Per la nostra professione, dobbiamo vendere il nostro marchio e la nostra azienda, ma al tempo stesso vogliamo promuovere anche Piacenza”. “Iniziative come questa sono fondamentali per noi – ha aggiunto Gregorio Contini -. Il nostro augurio è che possa essere un inizio per portare inclusione in tutti i nostri luoghi di cultura”. La parola è poi andata alla restauratrice Alessandra D’Elia: la statua del Romagnosi – ha spiegato – si trovava “in uno stato di conservazione pessimo, perché è stata montata e smontata un paio di volte, una condizione di degrado già presente durante l’intervento del 1998. La statua è molto porosa, non sembra più realizzata in marmo, forse perché negli anni precedenti è stata pulita in modo non adatto alla natura della pietra”. Tutto questo ha causato microfessurazione e la proliferazione di batteri che hanno danneggiato il monumento, ora trattato con un nuovo prodotto idrorepellente che consentirà una maggiore impermeabilizzazione agli agenti atmosferici e una più efficace protezione in caso di atti vandalici con graffiti. A scoraggiare ulteriormente i malintenzionati, l’assessore Papamarenghi ha ricordato che in zona sono già presenti alcune telecamere.

Romagnosi restaurato

LA SCHEDA – Giandomenico Romagnosi (Salsomaggiore 1761 – Milano 1835) insegnò Diritto Pubblico all’Università di Pavia e partecipò alla stesura del Codice Penale del Regno Italico. Collaboratore del Conciliatore, fu sospettato di cospirazione antiaustriaca. II giurista, vestito di un’ampia toga, è qui ritratto in piedi in atteggiamento meditabondo, con le braccia raccolte al petto. Porta la mano destra chiusa a pugno verso la spalla opposta; nella sinistra, rivolta verso il basso, stringe un fascio di carte in parte arrotolate. Il monumento, di dimensioni maggiori del naturale, è realizzato con lievi varianti (ad esempio nella torsione del capo) rispetto al modello di gesso eseguito nel 1864-1865 circa, ora conservato all’Università degli Studi di Parma. Il bozzetto della statua di Romagnosi — ancor oggi annoverato tra i “piacentini” illustri per essere nato a Salsomaggiore Terme in un’epoca in cui la cittadina dipendeva territorialmente da Piacenza —fu esposto al pubblico in una mostra d’arte a Firenze nel 1865, durante le celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante Alighieri, organizzate dal capoluogo toscano. In seguito riscosse il a favore della critica a Parma, all’Esposizione del Primo Congresso Artistico Italiano (1870).

Artefice del lavoro preparatorio era un giovane artista nato anch’egli a Salsomaggiore: lo scultore Cristoforo Marzaroli. Le cronache del tempo riportano che «saputosi a Piacenza dell’esistenza del bozzetto dedicato al Romagnosi, dopo poco tempo la Giunta comunale proponeva di erigere in piazzetta San Francesco, salvo l’avviso dello scultore, un monumento all’illustre concittadino e nel contempo procedeva pure alla nomina di un’apposita commissione, presieduta dal conte Bernardo Pallastrelli, incaricata di portarsi a Milano e a Parma per esaminare le opere del Marzaroli ivi esistenti e di riferire intorno ai meriti di colui che era considerato uno dei più giovani artisti esordienti». Nel settembre 1865 la Commissione e l’artista stipularono una convenzione per la realizzazione della statua e per la sua sistemazione a Piacenza entro il mese di agosto 1866, nel luogo che la commissione stessa avrebbe indicato. Il compenso spettante per l’opera venne fissato in 16.000 lire. La convenzione fu approvata dal Consiglio comunale nella seduta del 21 ottobre 1865, con un solo voto contrario e venti favorevoli. Trascorsi tre mesi, poiché ancora la commissione non aveva scelto dove collocare la statua, Cristoforo Marzaroli inviò nel dicembre 1865 una missiva che finì esprimendo il parere che «la piazzetta di San Francesco rimane ancora il luogo più proprio per accogliere un monumento onorario».

Romagnosi

La proposta dello scultore fu accettata dagli amministratori in carica, che optarono così in modo definitivo per la piazzetta. Il consiglio comunale, riunito d’urgenza il 7 settembre 1867 (solo due mesi prima del previsto scoprimento dell’opera), stabili che sul piedistallo dovesse figurare solo l’iscrizione dedicatoria «A GIANDOMENICO ROMAGNOSI IL MUNICIPIO MDCCCLXVII». L’inaugurazione fu certamente singolare: in attesa che la Commissione alle onoranze decidesse la data della cerimonia ufficiale di presentazione al pubblico, alcuni sconosciuti, dopo avere abbattuto nottetempo la staccionata che recingeva la scultura commemorativa, la lasciarono scoperta, rendendola quindi anticipatamente visibile. La statua di Marzaroli, che il committente Comune di Piacenza aveva preferito ad un bozzetto presentato dal veronese Alessandro Puttinati (1801 — 1872), s’impose presto all’attenzione degli scultori di quegli anni, non solo piacentini. Per la posizione, di indubbio effetto scenografico, e per l’impianto generale, ma anche per la resa psicologica del personaggio e gli effetti chiaroscurali nell’ampio panneggio della toga.

Tali aspetti dovettero offrire una risposta originale al problema della rappresentazione di uomini e fogge contemporanee ed esercitarono verosimilmente un influsso sulla scultura celebrativa dell’epoca. Un esempio è il Ritratto di Pompeo Litta Biumi (gesso, 1874, Brera) di Francesco Barzaghi, che vide il modello per il monumento a Romagnosi a Parma all’esposizione del 1870, dove anch’egli fu premiato. La statua piacentina subì varie peripezie. Negli anni Cinquanta, mutata la situazione urbanistica circostante, non era più al centro della piazza di San Francesco, sicché si formularono varie ipotesi di sistemazioni alternative, assai discusse sulla stampa e in seno alle associazioni culturali. Infine fu rimossa, il 20 maggio 1958. Il quotidiano «Libertà» ne comunicò così la notizia: «Patetico trasloco da Piazza Cavalli del monumento a G. Domenico Romagnosi. Ha lasciato ieri Largo San Francesco, che occupava dal 1867, incatenato su un carro come on prigioniero alla gogna. Trovera provvisoria sistemazione nelle scuole Alberoni [ndr: it Collegio presso cui Romagnosi aveva iniziato gli studi ecclesiastici prima di orientarsi verso le discipline giuridiche]». L’ “esilio” terminò il 24 aprile 1966, quando la scultura affrontò il percorso inverso e approdò in piazzetta San Francesco, sotto gli auspici della “Famiglia Piasinteina”. Il sodalizio, promotore del restauro e del ritorno “del Romagnosi”, pose davanti ad esso una corona d’alloro omata da un nastro rosso con la scritta “Bentornato”. (scheda di Alessandra Mordacci)

Prima del restauro del 2021, sponsorizzato da Confindustria Piacenza, l’ opera ha goduto nel 1998 di un altro intervento conservativo, realizzatosi con il sostegno della Banca di Piacenza.

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