“Fiorenzuola e la profonda crisi della sanità piacentina: futuro pieno di incognite”

Intervento a firma di Franco Pastorelli, Segreteria di Articolo Uno Fiorenzuola d’Arda

Che la sanità piacentina sia in crisi è un dato di fatto. Lo sanno bene i cittadini fiorenzuolani e della Val d’Arda costretti a migrare a Bobbio, a Piacenza o Castel San Giovanni per una visita specialistica. Lo sanno bene le oltre duecento persone, tra ragazzi delle scuole Medie e i loro genitori, che hanno dovuto trasferirsi in blocco a Piacenza per l’incapacità di organizzare un semplice tampone per la verifica della positività alla COVID19. Lo sanno bene coloro che hanno avuto bisogno del Pronto Soccorso in tutti questi mesi e sono stati sballottati tra Fidenza e Piacenza. Lo sanno bene coloro che hanno frequentato l’Arsenale a Piacenza per la terza dose anti Covid perché gli hub vaccinali periferici erano stati, imprudentemente, chiusi ed ora riaperti a “furor di popolo”.

Vogliamo aggiungere che non si è fatto nulla per trattenere il punto nascita a Fiorenzuola, forse il reparto che, aveva tutti i numeri per rimanere attivo. Una donna in gravidanza deve sobbarcarsi inutili viaggi per fare una visita specialistica. Cosa potrebbe succedere poi, se dovesse partire da Morfasso in condizioni d’emergenza? Per Piacenza? Castel San Giovanni? O magari Fidenza? Quello che preoccupa oggi è anche il deficit di 35 milioni di euro ammucchiati col Covid che “con una serie di interventi dell’azienda” si ridurranno, per quest’anno a 12 milioni di euro. Ci sarà un ulteriore taglio dei servizi sanitari nel piacentino? La situazione non era bella nemmeno prima, con la pandemia si è ulteriormente aggravata e il Piano del 2017 non è più adeguato ai nuovi scenari che si sono aperti. Già i conti finanziari a causa del Covid nel 2021 sono stati piuttosto salati e per i prossimi anni come si coprirà il disavanzo? Ci vorrà un intervento dello Stato e della Regione, ma ci sono responsabilità che sono tutte locali.

L’Azienda USL di Piacenza è l’unica in Regione ad aver chiuso, in questi due anni, due Pronto Soccorso su tre. Inammissibile. Già in un comunicato dell’11 maggio 2020, facevamo presente il problema del personale. Certo è diventato ormai una difficoltà nazionale, ma a Piacenza c’era tutto il tempo per risolvere il problema come è stato fatto da altre parti. Oggi il rinnovato Pronto Soccorso di Fiorenzuola, nonostante i proclami del direttore e dei politici, è ancora chiuso. Molto preoccupante anche la prospettiva dei servizi territoriali. Non solo a sei anni dalla programmazione non si vede uno straccio di progetto di Casa della Salute a Fiorenzuola, ma nemmeno una soluzione provvisoria. Non ci sanno dire nemmeno quali saranno i servizi sanitari che saranno offerti ai cittadini, perché ancora nessuno ne ha parlato pubblicamente. Incredibile. Vorremmo avere anche più dati sull’effettivo utilizzo del Blocco B dell’Ospedale ricordando che doveva essere un Hub provinciale specializzato nella riabilitazione a 360° e intanto 12 posti di riabilitazione sono tornati a Castel San Giovanni.

Quando chiedevamo che le due sale operatorie previste nel Blocco A fossero costruite contemporaneamente al Blocco B, visto che c’erano i finanziamenti, è perché immaginavamo che col passare del tempo la situazione potesse complicarsi. Oggi non ci sembra siano di imminente realizzazione. Né sappiamo se e quale chirurgia verrà proposta ai cittadini di Fiorenzuola e della Val d’Arda. Potremmo continuare citando la carenza, nei prossimi anni, di Medici di Medicina Generale, problema che si sommerà ai tanti altri. Siamo fortemente preoccupati per lo stato della sanità nel piacentino ed in particolare a Fiorenzuola , ancor di più, per un futuro pieno di incognite che sembra sfuggire di mano a chi ha responsabilità sia politiche che tecniche. Aspettiamo risposte. I cittadini aspettano risposte.

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