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Sessanta anni della facoltà di medicina della Cattolica, la celebrazione con papa Francesco

Anche Piacenza a Roma per i sessanta anni della facoltà di medicina della Cattolica con papa Francesco. Alla celebrazione della Santa Messa, presieduta da papa Bergoglio, era presente una una delegazione dell’ateneo piacentino, composta dai presidi Anna maria Fellegara e Marco Trevisan, il delegato del rettore per il coordinamento dei progetti di internazionalizzazione dell’ateneo Pier Sandro Cocconcelli e Mauro Balordi, direttore del campus di Piacenza. Piacentino anche il rettore della Cattolica, Franco Anelli, che non poteva non mancare a Roma.

Ad assistere alla celebrazione oltre 2mila tra docenti, studenti, personale amministrativo, medici e operatori sanitari della sede di Roma della Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, nonché numerosi degenti dell’ospedale, riuniti nel piazzale antistante la facoltà di Medicina e chirurgia, istituita il 5 novembre 1961, a completamento del progetto di Padre Agostino Gemelli di dar vita a un’università che mettesse la persona umana al centro di ogni attività di ricerca e di formazione.

cattolica a Roma

L’importanza della cura, della compassione, del conforto è tornata più volte nell’omelia del Santo Padre, dove non sono mancati riferimenti all’incertezza del momento che ha reso tutti noi più piccoli e fragili. Forse per questo, in questo tempo di pandemia, può esserci d’aiuto «ri-cordare» che per papa Francesco «significa “ritornare con il cuore”». Tuttavia, ha osservato il Santo Padre, «nella fretta di oggi, tra mille corse e continui affanni, stiamo perdendo la capacità di commuoverci e di provare compassione, perché stiamo smarrendo questo ritornare al cuore, il ricordo, la memoria. Senza memoria si perdono le radici e senza radici non si cresce. Ci fa bene alimentare la memoria di chi ci ha amato, curato, risollevato. Io vorrei rinnovare oggi il mio “grazie” per le cure e l’affetto che ho ricevuto qui. Credo che in questo tempo di pandemia ci faccia bene fare memoria anche dei periodi più sofferti: non per intristirci, ma per non dimenticare, e per orientarci nelle scelte alla luce di un passato molto recente».

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