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Riforme, fiducia dei mercati, contrasto alla pandemia: aria di ripresa nell’economia italiana

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C’è aria di ripresa nell’economia del nostro Paese. L’Agenzia americana di rating Fitch conferma il rating a BBB con outlook stabile, con la previsione che nel 2021 la crescita del PIL si attesti attorno ad un 6,2%, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe scendere al 154% (nel 2020 era al 155,8%), il deficit di bilancio all’8,9% del PIL (nel 2020 era al 10,8%). Un grande salto in avanti, favorito da una crescita ben più forte delle attese. Con queste premesse l’economia italiana dovrebbe raggiungere i livelli pre-pandemia già nei primi mesi del 2022.

Le riforme strutturali messe in atto dal Governo nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il clima di fiducia dei mercati finanziari e le azioni messe in campo per contrastare il virus Covid-19, hanno funzionato da volano per permettere alle nostre imprese di riprendere a pieno ritmo gli investimenti e ridefinire il proprio posizionamento competitivo soprattutto nei mercati esteri. Un clima di ripresa e fiducia che ha rilanciato anche i consumi interni, con un aumento stimato nel 2021 attorno al 3,9% (fonte Istat). Ne dà conferma il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che con una nota ci conforta sulla solidità della politica economica italiana: “la decisione di Fitch corona una serie di valutazioni positive rilasciate da cinque altre agenzie di rating, che in queste settimane hanno migliorato il loro outlook sul paese. Tra queste è utile ricordare S&P, DBRS e Scope Ratings – spiegano dal Ministero – che confermano la solidità della linea di politica economica perseguita dal Governo e l’esigenza di proseguire con vigore sulla strada delle riforme e degli investimenti, secondo il piano concordato con l’Europa”.

Un Governo solido e stabile – Il Mef, nella sua nota, oltre ad un particolare apprezzamento all’attuale Governo, che definisce “solido e stabile” ed in particolare al Presidente del Consiglio Draghi, fa riferimento anche ad una “oculata gestione della spesa pubblica”. Secondo il Mef infatti, la fiducia accordataci dalle agenzie di rating, “è molto importante anche dal punto di vista della finanza pubblica in quanto, unitamente all’oculata gestione della stessa, consente di conseguire una riduzione significativa del rapporto debito/PIL già a partire da quest’anno” e riconosce “l’importanza cruciale per il nostro paese del PNRR presentato dal governo, nella misura in cui permetterà di aumentarne il potenziale di crescita rendendo ancora più sostenibile il debito pubblico”.

In Italia, si sa, la politica non ha mai eccelso in capacità e competenze nella gestione della spesa pubblica, utilizzata troppo spesso per conseguire interessi personali sia di natura politica che finanziaria. L’economia dello spreco, che fattura svariati miliardi, è sempre stato un proficuo e allettante settore della nostra economia. Pertanto, vedere nella nota del Mef, accanto al sostantivo “gestione”, l’aggettivo “oculata”, fa una certa impressione. Un altro miracolo del tanto apprezzato Governo Draghi?

Anche l’OCSE ha previsioni molto positive per l’Italia – L’OCSE ha stimato che la crescita del PIL dovrebbe rimanere robusta nell’orizzonte di previsione e che il PIL sarà al 4,5% nel 2022 ed al 3,2% nel 2023. Il tasso di disoccupazione purtroppo si assesta al 9,6% nel 2021, all’8,9% nel 2022 ed all’8,4% nel 2023. Previsto anche un calo del debito italiano che scenderà dal 154,6% del Pil nel 2021 al 150,4% nel 2022 al 148,6% nel 2023. “Si prevede che gli investimenti privati rimarranno solidi – si legge in una nota emanata dall’OCSE – poiché la domanda, l’attuazione delle riforme e gli incentivi agli investimenti sia privati che pubblici – e qui si fa riferimento al PNRR – sostengono la fiducia”.

L’Italia un Paese di vaccinati La ripresa dell’Italia è anche il risultato di una sostanziale buona gestione della crisi pandemica in corso. Il piano vaccinale messo a punto dal governo ne è una conferma. Ad oggi, a fronte di poco più di 216000 contagiati, circa 5800 sono i ricoverati con sintomi non preoccupanti (2,7% dei contagiati), dei quali 708 in terapia intensiva (0,32% dei contagiati e 12,1% dei ricoverati), considerando che i ricoverati in terapia intensiva sono per il 74% non vaccinati ed il restante 26% rappresentato da persone con pregressi problemi di salute. Non ce ne vogliano i no-vax, i no-green pass o tutti quelli che si sono improvvisati esperti nella gestione di crisi sanitarie, ma l’Italia ha bisogno di lasciarsi alle spalle gli effetti devastanti del virus. Ne andrebbe della nostra tenuta economica, politica e soprattutto sociale, perché il resto degli italiani, quelli provvisti di buon senso, è per un SI all’Italia.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

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