Finti vaccini e finti tamponi per ottenere il green pass, agli arresti un’infermiera

Finti vaccini e finti tamponi per ottenere il green pass, due persone in arresto. Si tratta di un’infermiera professionale dell’Ausl (attualmente al carcere delle Novate) e di un suo collaboratore (al momento agli arresti domiciliari). Individuate 18 persone ritenute responsabili di aver corrisposto denaro per ricevere con la frode il certificato verde, indagati tre infermieri del centro vaccinale di Piacenza. È questo l’esito dell’operazione condotta dai carabinieri sotto la guida della Procura della Repubblica di Piacenza, dopo una segnalazione diretta dell’azienda Ausl.

250 EURO PER UN FINTO VACCINO, 500 PER IL TAMPONE – Al momento sono 23 i casi emersi nel corso delle indagini: queste ‘prestazioni’ venivano offerte dietro pagamento, con un compenso richiesto di 250 euro per il finto vaccino e di 500 euro per un tampone finto positivo, procedure entrambe finalizzate all’ottenimento del green pass. Secondo quanto accertato dalle indagini, l’infermiera avrebbe spiegato ai colleghi dell’hub vaccinale di aver “convinto” amici no vax a sottoporsi alla vaccinazione, per poi fingere di effettuare l’inoculazione. Sempre la stessa infermiera lavorava poi in una farmacia, posizione che le avrebbe consentito di far risultare finti positivi ai tamponi Covid, facendo così partire tutta la trafila burocratica per il rilascio del green pass.

LE ACCUSE – L’infermiera, di circa cinquant’anni, deve rispondere di corruzione e falso in atto pubblico. Secondo le accuse, dietro pagamento di un compenso eseguiva sia finti vaccini nell’hub dell’Arsenale, sia finti tamponi positivi presso una farmacia nella quale collaborava. A dare il via all’operazione la segnalazione di una parente di una persona – che da finta vaccinata è finita poi in terapia intensiva – alla quale si sono aggiunte quelle arrivate all’azienda sanitaria dal personale. Gli operatori hanno infatti notato l’attività sospetta dell’infermiera, che, anche quando non era in servizio nel centro vaccinale, portava con sé amici presentandoli come “no vax” che si erano convinti a sottoporsi alla vaccinazione. Pertanto doveva proprio essere lei a somministrare il vaccino, perché queste persone nutrivano fiducia nei suoi confronti.

TRE INFERMIERI INDAGATI – Nel corso dell’attività investigativa si è accertato che un’altra persona, destinataria degli arresti domiciliari, si adoperava per mettere in contatto con la donna numerose persone interessate alla falsa certificazione. Sono 18 gli individui ritenuti responsabili di aver corrisposto denaro per ottenere fraudolentemente l’attestato verde, e risultano indagati tre infermieri del centro vaccinale di Piacenza – la cui posizione attualmente è al vaglio – che, dolosamente o colposamente, hanno agevolato le condotte dell’infermiera arrestata, documentando falsamente le avvenute vaccinazioni. Durante le operazioni si è provveduto al sequestro preventivo di certificazioni verdi e vaccinali e all’ acquisizione delle certificazioni rilasciate nei confronti degli indagati da una farmacia cittadina.

Al momento i casi segnalati sono 23, sia per quanto riguarda i finti vaccini, sia per i finti tamponi, ma l’indagine è ancora in corso. Tra i 23 che avrebbero fatto ricorso ai ‘servizi’ dell’infermiera persone di età diverse tra di loro, ma anche interi nuclei familiari. Un altro aspetto che ha attirato l’attenzione è stata la testimonianza di un “no vax pentito”, ripreso durante uno dei numerosi servizi dedicati a questo tema dalla stampa nazionale, finito in terapia intensiva. Anche lui avrebbe fatto ricorso al finto vaccino dell’infermiera.

IL PROCURATORE PRADELLA: “ATTO GRAVE IN UNA CITTA’ COLPITA DAL COVID” – “In questa vicenda abbiamo avuto la fortuna di poter contare sull’immediata reazione da parte dell’Ausl, che insospettita dai comportamenti di questa infermiera ha informato immediatamente la Procura della Repubblica: così siamo riusciti a partire immediatamente con le indagini – ha spiegato il Procuratore Capo di Piacenza Grazia Pradella -. E anche successivamente l’Ausl ha collaborato per fornirci le informazioni necessarie per proseguire immediatamente in modo corretto con le indagini. Si tratta di un atto grave, come lo è sempre la corruzione, però qui c’è una connotazione ulteriore. Piacenza, infatti, è stata tra le città più colpite in termini di vittime da covid: una vicenda di questo genere colpisce ancora di più, perché tocca proprio laddove una comunità ha sofferto particolarmente”. Secondo quanto emerge, l’infermiera non avrebbe agito per ideologia. “Ci risulta che fosse vaccinata – ha affermato Pradella -, le sue azioni erano guidate esclusivamente da motivazioni economiche”.

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