“Mario Lodi, il Maestro della Costituzione sempre proiettato verso il futuro” IL RICORDO

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Giovedì 17 febbraio in tutta l’Italia si ricordano i cento anni dalla nascita di Mario Lodi, maestro e pedagogista. Dalle ore 10 alle 12, sul canale Facebook “Con i Bambini” verrà data la parola ai ragazzi che interverranno in diretta per richiamare l’attenzione degli adulti sui loro desideri; nel pomeriggio (dalle 17 alle 19) sui canali social della Casa delle Arti e del Gioco – Mario Lodi si terrà invece una tavola rotonda. Nel contributo di seguito, il maestro Roberto Lovattini, amico e collaboratore di Mario Lodi, ne ricorda la figura.

Il Maestro Mario Lodi per generazioni di maestri e maestre ha rappresentato e continua a rappresentare, la speranza in una scuola e in una società nuove e, con i suoi esempi, ha dimostrato che era possibile fare scuola “partendo dal bambino” e non da “Programmi” scritti a tavolino e uguali per tutti i bambini. Sicuramente è stato per me un esempio. Sono entrato nella scuola senza nessuna esperienza ma avendo letto avidamente i testi delle sue esperienze e quelli della “Fantastica” di Gianni Rodari. Mario ha iniziato ad insegnare in un momento difficile della nostra storia: era appena terminata la Seconda Guerra Mondiale, bisogna ricostruire l’idea di una scuola per tutti e si è impegnato a costruire la scuola della Costituzione dove i bambini imparavano la democrazia (che in Italia era mancata da tanto tempo) non solo sui libri, ma soprattutto vivendola concretamente in classe. Ha dato dignità alla parola e alle idee dei bambini e delle bambine. Prima di allora i bambini parlavano solo se interrogati.

Insieme ad un gruppo di maestre e maestri ”un po’ pazzi”, che aveva conosciuto al Congresso di S. Marino del Movimento di Cooperazione Educativa nel 1955, ha introdotto a scuola il disegno e il testo libero, la corrispondenza, la stampa del giornalino, le conversazioni, la biblioteca di classe al posto del testo unico per tutti. Si è messo ad altezza di bambino, infatti non era mai seduto e si abbassava come segno anche fisico di riconoscimento del diritto della bambina e del bambini ad essere accolti e ad avere voce nella propria crescita. In tanti hanno cercato di ostacolarlo e denigrare il suo lavoro, cosa che gli ha procurato tante amarezze; poi, quando hanno visto che non ci riuscivano, hanno provato a sminuire l importanza del suo operato mettendo in luce esclusivamente l’uso di alcune tecniche. Insomma, l’obiettivo di queste persone era cambiare solo la superficie, ma non l’obiettivo formativo che potesse poi portare ad un cambiamento reale di tutta la società.

In tanti hanno letto i suoi libri in classe, i suoi testi si trovano nei libri scolastici. Però ci si dimenticava e ci si dimentica dei suoi scontri con gli editori, perché lui non adottava il testo unico per tutti i bambini. Mario non voleva semplicemente introdurre una tecnica, per quanto efficace e motivante, ma pensava ad una scuola formativa per bambini e bambine che, indipendentemente dalla provenienza, frequentavano le nostre aule scolastiche. Nelle sue classi si trovavano bambini che venivano dalla montagna e dal sud dell’Italia; oggi incontriamo bambini e bambine che vengono dal sud del mondo. Nel 1963 ha scritto un libro “C’è speranza se questo accade al Vho” e nell’introduzione all’edizione Einaudi, descrive bene ”i tentativi di realizzare operativamente, vivendoli socialmente a scuola, alcuni principi alternativi a quelli della scuola autoritaria: le attività motivate dall’interesse invece che dal voto, la collaborazione al posto della competizione, il recupero invece della selezione, l’atteggiamento critico invece della ricezione passiva, la norma che nasce dal basso come esigenza comunitaria invece dell’imposizione della disciplina fondata sul timore”.

La prima volta che l’ho incontrato avevo timore del suo giudizio e mi sentivo inadeguato di fronte a lui. Sapevo che era gentile e corretto, ma schietto e le cose non le mandava a dire, per cui quando mi ha manifestato amicizia e stima ne sono stato molto felice. Ricevevo le sue telefonate con le richieste di collaborazione, mi sottoponeva le sue idee e voleva sapere cosa ne pensassi ed allora mi stupivo, ma poi ho capito che era una sua caratteristica quella di ascoltare con attenzione le persone con cui interloquiva, indipendentemente da chi fossero.

Quando con i bambini e le bambine delle classi dove insegnavo gli inviavamo i nostri giornalini, oppure lo mettevamo a conoscenza delle nostre iniziative, era pronto a rispondere ed a consigliarci “Caro maestro e cari ragazzi, mi fa piacere che sul vostro giornale parlate di sport e di violenza…So che non è facile praticare la non violenza, ma dobbiamo avere il coraggio di farlo. Cari saluti. Mario Lodi”. Oppure sottolineava che “… pian piano nella vostra classe parlando e ricordando sta nascendo una piccola comunità con la speranza che anche la futura società degli adulti migliori e introduca questi valori di amore, solidarietà e rispetto.”

Dopo tanti anni di lontananza dalla vita della nostra associazione, scrisse una lettera a Cooperazione Educativa dicendo che era stato stimolato da un mio articolo, ed io ne fui felice ed orgoglioso. Del resto la cosa che si notava in lui era la sua perseveranza nella lotta per il rinnovamento della scuola e della società, che è proseguita sino ai suoi ultimi giorni di vita. Era sempre proiettato verso il futuro e ci stimolava ad andare avanti “tutti insieme” nonostante le delusioni. Un grande Maestro, ma soprattutto una grande persona.

Mi sento onorato di avere contribuito ad assegnargli, durante l’Assemblea Nazionale del nostro Movimento, la carica di Presidente Onorario del Movimento di Cooperazione Educativa, un riconoscimento ad un grande Maestro, il quale ha basato i propri ideali pedagogici sulla concretezza dell’operare più che sulle dissertazioni verbali. Ho ammirato e condiviso le campagne che ha condotto per la difesa dei diritti dei bambini e delle bambine e per il decondizionamento dall’eccessiva esposizione a mezzi di comunicazione che rispondono unicamente a logiche di profitto, fino alla riscrittura della Costituzione per i cittadini bambini. Oggi io sono tra i promotori della campagna positiva paritaria, cioè della Campagna per ottenere uno spazio adeguato anche per le notizie positive sui media e nell’informazione. Credo che questa sia la degna e logica continuazione di quella campagna che condusse Mario Lodi negli anni novanta “Una firma per cambiare la Tv”.

La mia speranza è che Mario Lodi non divenga un’icona da esporre e da lasciare in un angolo inutilizzata, ma che finalmente le sue idee vengano studiate dai futuri maestri e che la scuola si apra davvero, come sosteneva lui, all’ascolto dei bambini e dia loro gli spazi per crescere come cittadini consapevoli.

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