Spazio aereo italiano chiuso ai voli russi. Cosa vuole dire e le conseguenze

L’Italia ha chiuso lo spazio aereo alla Russia. La decisione è stata presa dal Governo italiano nella tarda mattinata di domenica 27 febbraio.

Dopo Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Polonia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Romania, Regno Unito e Francia, anche l’Italia ha decretato la chiusura del proprio spazio aereo. E nelle prossime ore, a cascata, sarà tutta Europa a rendere off-limits i propri cieli alle compagnie russe.

Francesco Tecchio pilota linea aviazione

Con il piacentino Francesco Tecchio, di professione pilota civile di linea, cerchiamo di spiegare cosa comporta questa scelta e quali scenari si andranno a delineare.

Innanzitutto, cosa s’intende per compagnia aerea russa?
«Sono tutti gli aeroplani registrati con matricola russa. Per esemplificare, come le auto che sono targate con la sigla di una nazione, allo stesso modo vale per gli aeromobili».

Così questi velivoli non possono più non solo atterrare negli aeroporti italiani ma neppure varcare i confini nazionali?
«Allo stato attuale agli aerei russi non è consentito varcare i confini del territorio italiano, così come non possono varcare i confini di tutti quei Paesi che hanno imposto la chiusura del proprio spazio aereo. Fatto salvo venga concessa specifica autorizzazione diplomatica (ad esempio per voli umanitari, volo sanitari, voli di stato)».

Con l’offensiva di Putin si è assistito alla chiusura totale dello spazio aereo dell’Ucraina. Com’è stato diramato l’avviso?
«Essendo l’Ucraina territorio di guerra è stato emesso un Notam (Notice To AirMen, il termine con cui si indicano gli avvisi utilizzati dai piloti per essere aggiornati sulla situazione su tutto quanto possa riguardare l’esecuzione di un volo in condizioni di sicurezza e speditezza). Un Notam può essere pubblicato per svariati motivi: piste di atterraggio chiuse, luci della pista di un aeroporto non funzionanti, fino a esercitazioni militari in corso e restrizioni o chiusure dello spazio aereo. Nello specifico il Notam sulla totale chiusura dello spazio ucraino è stato recepito immediatamente da tutte le Nazioni del mondo. Dal canto suo, Eurocontrol, che da Bruxelles gestisce il traffico aereo in tutta Europa, nella notte dello scorso mercoledì 23 febbraio, ha avvertito di un “potenziale pericolo per l’aviazione civile” nello spazio aereo ucraino, deviando le rotte gli aerei commerciali dall’area poche ore prima che il presidente russo Vladimir Putin annunciasse il via dell’operazione militare in Ucraina».

Quali conseguenze comporta la chiusura di uno spazio aereo?
«Per l’Ucraina passano molte direttrici ovvero è un paese attraversato da tante rotte che collegano l’Europa il Medioriente e l’Europa all’estremo oriente. Inoltre bisogna considerare che l’Ucraina è uno dei paesi in cui i propri cittadini utilizzano molto spesso gli aerei per muoversi, sia per ricongiungersi con i propri familiari che per motivi di viaggio: solo all’Aeroporto di Kiev-Boryspil, principale aeroporto internazionale di Kiev, situato a 29 km a est della città, ogni anno transitano oltre dodici milioni di passeggeri e un altro milione di passeggeri dall’Aeroporto internazionale di Kiev-Žuljany. Si tratta quindi di una gran mole di passeggeri, che si traduce con un giro affari davvero notevole. Ecco quindi che la chiusura dello spazio aereo comporta anzitutto il blocco di decolli e partenze, ma comporta anche che gli aerei in transito debbano aggirare il territorio ucraino, il che comporta maggiore consumo di carburante e una dilatazione dei tempi di volo. Il tutto si traduce con maggiori costi da sostenere. In Ucraina sono poi basate tante compagnie aeree, anche europee. E anche questo si traduce con un danno economico ragguardevole perché queste compagnie aeree sono impossibilitate a trasportare passeggeri o merci».

«In generale, sulla questione della chiusura di uno spazio aereo, anzitutto si va a negare la possibilità, in questo caso alla Russia, di poter varcare i confini delle nazioni che hanno decretato la chiusura del proprio spazio aereo. Da una parte, questo comporta alle compagnie russe di dover obbligatoriamente seguire rotte più lunghe per aggirare tutti gli spazi aerei a loro non consentiti, dall’altra comporta ai singoli Stati di rinunciare a degli introiti. Per fare un esempio, ipotizziamo che sia programmato il volo, di una compagnia aerea russa, che deve decollare Berlino per dirigersi a Tunisi. Quell’aereo, normalmente, attraverserebbe i cieli italiani, e facendo questo la compagnia aerea russa pagherà l’Italia per aver usufruito del suo spazio aereo. Ma allo stato attuale, con la chiusura dello spazio aereo italiano, quel volo dovrà per forza aggirare l’Italia, pertanto nessun importo sarà dovuto».

E se la Russia per ritorsione dovesse chiudere il proprio spazio aereo?
«Ritengo che il nocciolo del problema sia proprio qui. Notizia di poche ore fa, anche la Russia ha chiuso il suo spazio aereo alle compagnie legate o registrate in Lettonia, Lituania, Estonia, Slovenia, Bulgaria, Polonia e Repubblica Ceca come rappresaglia alle misure simili prese da questi Paesi, e il divieto riguarderà anche i voli in transito effettuati sul territorio russo dalle stesse compagnie. Tutto questo comporterà un allungamento dei tempi di percorrenza e un maggiore consumo di carburante, il che significa un’impennata dei costi. Non sottovalutiamo poi che lo spazio aereo russo è enorme, di conseguenza si sta parlando di un danno economico davvero ingente, che riguarderà non solo i passeggeri ma anche le merci che arrivano e che partono dai paesi del sol levante».

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