Le Rubriche di PiacenzaSera - Universi

Come ridurre l’inquinamento delle polveri nell’aria? La risposta arriva dalle api

Possiamo fare un simpatico parallelismo tra l’ape e l’apicoltore, entrambi hanno una filiera del miele, poiché in entrambi i casi abbiamo una fase di raccolta, una di trasformazione e una di confezionamento. Nella fase di raccolta l’ape raccoglie il nettare dai fiori utilizzando il suo apparato boccale (ligula), invece l’apicoltore raccoglie il miele dell’arnia. Una volta che l’ape ha riempito la sua borsa melaria ritorna all’alveare dove consegna il nettare alle altre api, attraverso il processo di trofallassi, ovvero di scambio di cibo tra un’ape e l’altra. È proprio qui che avviene la fase più complicata di trasformazione del nettare in miele, poiché durante la trofallassi le api aggiungono degli enzimi capaci di scomporre gli zuccheri complessi in zuccheri semplici. Nell’apicoltura la fase di trasformazione la potremmo identificare con la fase di smielatura. Dopo la fase di trasformazione avviene la fase di confezionamento che nelle api avviene quando l’ultima ape che ha il miele nella sua borsa melaria lo va a porre in una celletta che, una volta riempita, verrà chiusa da un opercolo di cera. Analogamente l’apicoltore lo confeziona in vasetti di vetro.

Api

Quali processi vengono utilizzati per il controllo della qualità del miele?
Sono diversi: analisi fisico-chimiche per la quantificazione di componenti noti (es. acqua e zuccheri); salubrità (certificarne la sicurezza per il consumatore); analisi melissopalinologica, ovvero lo studio dei pollini presenti all’interno del miele per identificarne l’origine botanica del miele; analisi organolettica utilizzando la vista, l’olfatto, il gusto e il tatto.

Perché la maggior parte del miele commercializzato in Italia viene dall’Est Europa?
Perché noi non sappiamo valorizzare bene ciò che abbiamo. Alla maggior parte delle persone piace il miele d’acacia, che è quello più richiesto dal mercato. È il miele più richiesto per via del suo colore giallo chiaro, del suo sapore molto dolce con note di vaniglia e consistenza molto fluida. Essendo così tanto richiesto, l’Italia non è in grado di produrne a sufficienza; quindi, lo importa da altri paesi. Il miele che l’Italia è in grado di produrre in maggiore quantità è il millefiori, poiché il territorio ha così tanta biodiversità vegetale che potrebbe essere il miele più rappresentativo della nostra terra. Oltretutto, quando parliamo di miele millefiori non parliamo solo di una tipologia di millefiori ma di decine e decine di tipologie che cambiano in base alla provenienza; basti pensare al millefiori di pianura che è diverso da quello prodotto in collina che è a sua volta diverso da quello prodotto in alta montagna, a loro volta diversi anche a seconda delle regioni italiane. Inoltre, un miele millefiori non sarai mai uguale all’altro quindi è un miele unico. In base alla classificazione botanica dei nettari è possibile differenziare i mieli in uniflorali (castagno, acacia, sulla, ecc.), millefiori e melata. Per far ciò vengono analizzate la componente pollinica (l’analisi melissopalinologica) e quella organolettica o sensoriale. Inoltre, attraverso l’analisi melissopalinologica è possibile rilevare l’origine geografica e botanica di un miele. Alcuni mieli sono più liquidi e altri più solidi, questo è dovuto al diverso rapporto di zuccheri semplici, fruttosio e glucosio, che derivano da uno zucchero complesso: il saccarosio. Tendenzialmente quando la percentuale di fruttosio è superiore a quella del glucosio, il miele resta più liquido (es. acacia), al contrario sarà più solido, come (ad esempio il miele di tiglio).

Quali sono le caratteristiche nutritive del miele?
Il miele è composto da acqua, zuccheri, acidi, minerali, aminoacidi, proteine, vitamine e costituenti dell’aroma.

Come si conserva il miele?
Per grandi quantità conviene tenerlo in un luogo fresco, senza luce diretta, quindi al buio sarebbe ideale. Quando il miele invecchia si separa in due fasi: una liquida ed una cristallina, si può ancora mangiare ma ovviamente non è come consumare del miele fresco. Lo si può conservare anche in frigo (non è sbagliato); a temperatura ambiente (sotto i 20°C) può essere conservato per diversi anni. Conviene sempre compare poco miele alla volta e consumarlo fresco per meglio apprezzare il sapore dei fiori.

L’origine dell’apicoltura a quando risale?
Diciamo che il miele era conosciuto sin dall’antichità. In Spagna precisamente a Valencia nella grotta del ragno è stata rinvenuta una pittura rupestre del tardo Mesolitico ± 6.000 a.C. che raffigura una persona che raccoglie del miele. Invece le prime testimonianze di apicoltura si hanno con gli Egizi (3.600 a.C.). Se vi capita di andare al museo egizio a Torino, c’è una piccola sezione con un’arnia molto bella.

È alta la domanda di miele sul mercato?
Confrontandomi con gli apicoltori è emerso che la domanda è sempre in aumento, questo perché viene usato al posto dello zucchero nell’industria alimentare. Questo non può essere per tutti i prodotti che ci sono in commercio ma per dei prodotti selezioni, anche perché lo zucchero costa molto meno rispetto al miele. Quindi le industrie che vogliono fare prodotti un po’ più sani comprano il miele, tra cui il millefiori. Oggi si producono biscotti, caramelle e anche alcolici come l’idromele.

Giulia Papa Universi

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