Lo spirito indomito del Fiorenzuola prevale nel derby IL COMMENTO

La differenza di valori tecnici delle due formazioni è abbastanza visibile, come altrettanto la differenza di motivazioni. Il Piacenza i play off li ha, salvo imprevisti ed improbabli crolli, virtualmente acquisiti. L’ambita conquista da cui trarne indubbi vantaggi (passare il turno senza giocare) sarebbe il quinto posto, traguardo molto difficile da raggiungere con le poche (e difficili) partite ancora da disputare. Il Fiorenzuola, invece, lotta per una salvezza diretta che avrebbe del prodigioso. E’ una lotta di incredibile incertezza in quanto coinvolge ben 11 squadre del valore pressochè equivalente.

Tra Piacenza e Fiorenzuola ne esce così una partita nel complesso piacevole, dove non sono mancate le emozioni, degne di un derby, dovute in gran parte dalle occasioni mancate. Qualcuna fallita dal Fiorenzuola, che ha sciupato, per mancanza di lucidità, con l’arma che le è più congeniale, il contropiede, alcune opportunità per raddoppiare, molte di più da parte dei biancorossi di Scazzola, più eleganti e nobili nella manovra e nella costruzione dell’azione, ma privi di quella “cattiveria” realizzativa che ti consente di sfruttare le indecisioni della difesa avversaria. Il Fiorenzuola ottiene così una vittoria molto preziosa grazie ad uno spirito indomito oltre ogni limite; un gruppo di ragazzi che sanno lottare su ogni pallone con tutto lo sforzo possibile. I loro schemi sono semplici, ma efficaci: tatticamente si trova molto meglio quando può difendersi ed agire negli spazi proposti dal contropiede o dall’azione di rimessa. Con la grinta che dispone la salvezza ha fondate probabilità di riuscita.

Il Piacenza ha fatto la sua onesta partita; come d’abitudine soffre le squadre agonisticamente pervase e chiuse tatticamente, non potendo proporre la partita sul piano tecnico dove ha indubbie qualità e meriti. Scazzola ha usati tutti i cambi possibili, variando anche lo schieramento; mosse opportune ma rivelatesi inefficaci contro il muro fiorenzuolano. Bravi, dunque, i due allenatori (in particolare il vincente Tabbiani) per come hanno disposto le loro squadre che hanno dato quanto di meglio sono in grado di fare.

Luigi Carini

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