Una maledetta domenica di cento anni fa in via Taverna, sabato la presentazione del libro su Lupi

Era stata una bella giornata di sole quel 19 marzo del 1922. Una domenica di festa tra via Campagna e via Taverna con la fiera di San Giuseppe che sanciva, proprio come oggi, l’arrivo della primavera. Ma poco dopo l’imbrunire la tragedia travolge tutto, anche l’illusione di sfuggire alla violenza che in quei mesi ha segnato la vita quotidiana di Piacenza. Sono passati cento anni dall’uccisione di Gaetano Lupi, e la cooperativa che ancora oggi porta il suo nome si prepara a celebrarne l’anniversario.

Con la presentazione del libro “Un delitto fascista” scritto da Mauro Ferri, giornalista di PiacenzaSera.it, che ricostruisce il clima e le circostanze di un episodio che sconvolse l’intera città. L’appuntamento è per sabato prossimo, 19 marzo, esattamente cento anni dopo, alle 11 nel giardino interno della coop di via Taverna, dove insieme all’autore ne parleranno la ricercatrice Iara Meloni, il presidente di Anpi Piacenza Romano Repetti e il presidente di Cittàcomune Gianni D’Amo, che ha scritto la prefazione al volume edito da Officine Gutenberg, nei prossimi giorni in libreria.

Libro Lupi

Non è la soluzione di un “cold case”, visto che il delitto è rimasto impunito e i tre squadristi imputati nel processo vennero assolti – quanto la rievocazione di una vicenda paradigmatica nella fase storica dell’ascesa inarrestabile del fascismo a Piacenza, culminata con la marcia su Roma dell’ottobre successivo. Ferri si basa sulle fonti giornalistiche del tempo, confrontando le cronache di “Libertà”, l’organo fascista “La Scure”, quello socialista “Bandiera Rossa” e “L’Avanti!”, cercando di ricostruire il clima politico e le tensioni insanabili della società piacentina, nelle quali si insinua l’affermazione violenta del fascismo.

Gaetano Lupi aveva 27 anni quando venne ucciso da un proiettile al cuore sotto la casa dei propri genitori. Era di famiglia socialista, valente vogatore della “Vittorino da Feltre“, e la sua morte suscitò un cordoglio vastissimo, come testimoniarono i funerali, composti e silenziosi, ai quali parteciparono tutti gli operai di Piacenza. Per Ferri quelle esequie sono una sorta di cesura storica, l’ultimo sussulto prima della resa completa della città al fascismo. Anche del “rione rosso”, come era nota a quel tempo la porzione di periferia che da piazza Borgo si spingeva fino alla barriera Taverna, popolato soprattutto da operai degli stabilimenti militari e dalle bottonaie delle fabbriche limitrofe.

Il libro – che riporta stralci degli articoli dell’epoca – è un piccolo viaggio in un passato liquidato un po’ troppo in fretta, con tanti protagonisti del tempo che vennero coinvolti, il primo sindaco socialista di Piacenza Ferruccio Tansini, il ras del fascismo nascente Bernardo Barbiellini Amidei, e soprattuto gli abitanti di Strà Levata, quegli stessi che alla fine della Seconda Guerra Mondiale decisero di far rinascere la cooperativa chiusa dai fascisti per intitolarla al loro martire, Gaetano Lupi. Riuscendo nell’intento di conservarne la memoria, anche cento anni dopo.

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