Monticello, tra memoria e presente “Serve un’idea di futuro come quella dei partigiani” fotogallery

Lunedì 18 aprile, giorno di Pasquetta, si ricorda la battaglia di Monticello, la più importante della lotta di Liberazione di Piacenza, insieme ai partigiani superstiti, all’Anpi e ai sindaci e amministratori dei comuni della valle. Volontari dell’associazione di Travo e Gazzola hanno lavorato in questi giorni per preparare alla commemorazione il castello e le aree vicine al monumento al Valoroso, il partigiano Lino Vescovi.

Alla cerimonia ai piedi della statua dedicata a Lino Vescovi, tra i caduti di 77 anni fa, anche tre partigiani combattenti, Ugo Magnaschi, Agostino Covati e Renato Cravedi, unico superstite della battaglia di Monticello del 16 aprile del 1945, il partigiano Abele.

La commemorazione della battaglia di Monticello

Dopo i saluti istituzionali di Maria Rattotti, assessore del Comune di Gazzola, il discorso del predsidente della sezione Anpi Val Luretta Simone Cherchi che ha ricordato i nomi dei partigiani caduti nella battaglia: Carlo Ciceri, Aldo Passerini, Lino Vescovi e Gino Cerri.

Nel suo discorso Cherchi, rifacendosi alla attualità del conflitto in Ucraina e citando le parole di Papa Francesco, ha voluto evidenziare come la “guerra sia un oltraggio a Dio. L’Anpi – ha aggiunto -, nonostante le polemiche, esprime la propria indignazione contro la corsa al riarmo. Come è stato possibile tornare nel dramma della guerra? – si è domandato Cherchi -. Oggi inviando armi al conflitto si rischia di creare un effetto domino, verso una guerra generalizzata. I valori della Resistenza e della Costituzione non possono che essere la guida per tutti noi”.

La commemorazione della battaglia di Monticello

E’ poi intervenuto lo scrittore Matteo Corradini, oratore ufficiale della manifestazione. “Ho sempre avuto ribrezzo delle armi, cosa c’entro io con la commemorazione di una battaglia? – ha esordito -. Non riesco a riflettermi nel passato, anche se posso riflettere del passato. Anche quando facciamo memoria cerchiamo quella parte di passato che più ci somiglia, chi può aiutarci a spiegare oggi le nostre divisioni?” – si è chiesto. “Per la mia generazione, la guerra ha fatto sempre la sua comparsa solo in tv con la tavola apparecchiata. Oggi fare memoria è considerare il passato alla luce di un distacco, di una lontananza incolmabile ma da comprendere. Guardando le fotografie di allora provo a entrare negli occhi di quei ragazzi partigiani – mi interrogo chi sono nel profondo, quali parole hanno pronunciato mentre la vita se ne andava – comprendendo che sarebbero rimasti sempre giovani”.

La commemorazione della battaglia di Monticello

“Tutto grida oggi di schierarci, – ha proseguito – nella disillusione di vedere la storia ripetersi sempre uguale nella tragedia dei profughi ucraini. Percorrono un tratto di strada con noi, sono i profughi perfetti, bianchi, cristiani, nei quali ci possiamo rispecchiare. fatichiamo però a indentificarci nel diverso. Ricordare la battaglia di Monticello è dialogare con un’idea di responsabilità e di futuro: le loro grida di libertà e di pace e il futuro da costruire. Serve una nuova generazione per fare diventare vecchi e obsoleti i dubbi della generazione precedente: la cultura rallenta la guerra come un lanciarazzi rallenta un carro armato. Dobbiamo chiedere di non spendere un soldo in più nella spesa militare, dato che se si spende in armamenti prima o poi dovrai usarli. Abbiamo bisogno – ha chiuso Corradini citando Sophie Scholl – di un’idea di futuro come l’avevano i partigiani”. A seguire è stata inaugurata da Stefano Pronti, ex presidente provinciale dell’Anpi che ha ceduto il testimone poche settimane fa a Romano Repetti, la nuova targa illustrativa restaurata della battaglia di Monticello.

La commemorazione della battaglia di Monticello

A pochi metri di distanza dal castello di Monticello, la cerimonia ha previsto una tappa anche per rendere omaggio al cippo dedicato a Gino Cerri, un altro dei caduti della battaglia, posizionato a bordo della strada di Savignasco, per l’occasione il monumento è stato restaurato dal Comune di Gazzola. Ad inauguralo le figlie di Cerri, Enrica e Luciana. Un commosso ricordo è arrivato dall’amico partigiano Agostino Covati, commissario politico succeduto a Cerri dopo la sua morte in battaglia: “Era un personaggio ‘pesante’ – ha detto – e avrebbe potuto recitare un ruolo importante anche dopo, se non fosse morto, ricordo con commozione la sua figira anche perchè quel giorno, se soltanto una casualità non avesse modificato i nostri turni, dovevo esserci io al suo posto”.

La commemorazione della battaglia di Monticello

Il monumento restaurato a Gino Cerri

Anche Renato Cravedi, partigiano che parecipò alla battaglia di Monticello ha rievocato i momenti della morte di Cerri: “Eravamo qui, lungo la strada che da Fragola sale al Monticello, aveva un caricatore solo e si è allontanato per fare rifornimento di proiettili, ma al ritorno si è trovato faccia a faccia con un fascista e si sono separati contemporaneamente. Li ho trovati riversi a terra e quasi si toccavano, l’ho voltato e ho capito che era lui. Eravamo entrambe comunisti ed eravamo sempre insieme, era un ragazzo d’oro”.

La commemorazione della battaglia di Monticello

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