I “mostri” della grande secca del Po: i fossili tornano alla luce tra la sabbia

La magra del Po restituisce i “mostri”. Sono i resti fossili che le sempre più ricorrenti secche del grande fiume permettono di rinvenire sull’alveo dove non scorre più l’acqua. A spiegare un fenomeno che caratterizza anche l’asta piacentina è Davide Persico, professore del Dipartimento di Scienze chimiche della vita e della sostenibilità ambientale dell’Università degli Studi di Parma, studioso del Po anche perchè uomo di fiume.

“Sono sempre più numerosi i ritrovamenti di fossili – fa notare – grazie alle magre degli ultimi anni, e in particolare resti di animali che hanno vissuto in tempi remoti come il lupo, il cervo megacero, il bisonte e il mammut. Le condizioni di eccezionale carenza d’acqua naturalmente favoriscono queste scoperte grazie alla maggiore esposizione delle barre fluviali, però l’assidua ricerca sul territorio ha ormai esaurito i ritrovamenti e senza una piena in grado di rimescolare le sabbie del Po, a breve non si troverà più nulla”.

“Questi resti fossili – spiega Persico – sono ossa fossilizzate appartenenti a grandi mammiferi che vivevano in pianura padana nel tardo Quaternario (fino a 180mila anni fa) e che oggi si possono rinvenire disarticolati semplicemente passeggiando sulle spiagge, in particolare nelle aree appena lasciate libere dall’abbassamento del livello delle acque.

Megacero Persico

Persico con il cranio del megacero

Il cranio del cervo megacero è uno dei “prodotti” della magra del Po nel tratto piacentino, questa enorme testa ossea è stata infatti rinvenuta nei pressi di Isola Serafini (Monticelli d’Ongina) nell’autunno scorso, durante una delle ormai sempre più frequenti secche. Era semisepolta lungo una spiaggia dalla quale le acque si erano ritirate. Risale a un periodo databile a circa 80-100mila anni fa, in concomitanza con l’ultima fase glaciale. Il megacero è un animale che naturalmente si è estinto, ma le cui testimonianze fossili sono state trovate in varie zone d’Europa. Si credeva fosse un’alce ma successivamente è stato classificato più affine a un cervo, naturalmente di dimensioni ragguardevoli.

fossili del Po

I fossili delle alluvioni del Po sono resti ossei prevalentemente di mammiferi vissuti in tempi preistorici e storici. Perchè si possono trovare sulle spiagge, o barre fluviali, nei punti dove c’è molta ghiaia? “Perchè le barre – spiega Persico – sono stratificate verticalmente: dapprima (sotto) si depositano i ciottoli di grandi dimensioni, poi le ghiaie, poi la sabbia quindi il limo, grazie alla corrente dapprima intensa, poi meno vigorosa, quindi lenta e poi lentissima secondo l’intensità decrescente delle piene stagionali. Questa azione, e quindi questo risultato, si manifesta ciclicamente ripetendo lo stesso ordine di sedimenti. La ghiaia è lo strato che contiene i fossili. Essa è generalmente sepolta da sabbia e argilla che nascondono i fossili dalla vista”.

“Piene successive al deposito erodono la spiaggia – prosegue – trasportando via dapprima i sedimenti più leggeri fino a scoprire, a volte, gli strati ghiaiosi fossiliferi. Ricercando sulle superfici di questi strati, o all’interno di essi, si trovano le ossa che, pesanti come i ciottoli, non vengono asportate dalla corrente lieve, ma solo ripulite, esposte. Se volete trovare i fossili quindi andate a monte delle spiagge, dove c’è esposta la ghiaia, evitando di percorrere inutilmente la gran parte della spiaggia sabbiosa cosparsa solo di tronchi, rami e resti vegetali, spesso fossilizzati per carbonificazione, ma arrivati per galleggiamento”.

fossili del Po

L’ultimo ritrovamento a marzo. “E’ stato consegnato nei giorni scorsi al Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po (Cremona) che ha provveduto a comunicare alla Soprintendenza, un prezioso nuovo fossile di Lupo (Canis lupus Linnaeus, 1758) rinvenuto presso la barra fluviale di Zibello (Parma). Il reperto, in buono stato di conservazione è costituito da una emimandibola sinistra sulla quale sono conservati tutti i denti. L’aspetto è quello classico dei fossili delle alluvioni del Po, caratterizzato da un colore grigio-marrone chiaro, con i denti beige macchiati di arancione dagli ossidi di ferro. Il buono stato di conservazione e le grandi dimensioni lasciano intendere l’appartenenza ad un grande esemplare adulto (40-45 kg), probabilmente un maschio”.

Al momento non è possibile dire nulla a riguardo della datazione del fossile essendo stato ritrovato in posizione alloctona sulla spiaggia. Nei prossimi mesi si inoltreranno alla Soprintendenza le richieste per lo svolgimento delle analisi di datazione radiometrica col C14 e di estrazione del DNA al fine di verificare la sottospecie di appartenenza e la possibile provenienza migratoria. Successive analisi degli isotopi stabili dell’Ossigeno e del Carbonio potranno far luce sulla paleotemperatura media cui è stato sottoposto l’animale durante il corso della sua vita nonché la dieta prevalente”.

“Questo reperto rappresenta un nuovo importante tassello – viene precisato – nella composizione di un mosaico con il quale si sta delineando la paleofauna della Pianura Padana nel tempo, in relazione alle sue variazioni climatiche tardo Quaternarie. Il fossile rappresenta inoltre una rara testimonianza della presenza del Lupo in Pianura Padana nei tempi antichi e andrà ad arricchire la sezione de “I carnivori del Po” del Museo di San Daniele Po”.

Foto di Davide Persico

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