“Silenzio”: la storia di Mabel e del marito Alexander Graham Bell diventa un’opera teatrale

“Il silenzio è una bella cosa, per me l’unica cosa”. Inizia così l’incredibile storia vera di Mabel Gardiner Hubbard, sorda dall’età di cinque anni a causa di una scarlattina infantile e dai 19 anni moglie di Alexander Graham Bell, inventore del telefono e insegnante per non udenti.

A raccontare del loro straordinario incontro è “Silence”, opera teatrale della pluripremiata drammaturga canadese Trina Davies, già in produzione in Canada dal 2018 e dal 2020 approdata in Italia e a Piacenza grazie al progetto di cooperazione culturale Canda-Italia promosso da Jack Paterson del collettivo teatrale BoucheWHACKED, da Filippo Arcelloni del Teatro Trieste 34 e da Global Hive Labs e ChezActors. Ancora in fase di rielaborazione e traduzione italiana, la prima stesura del primo atto di “Silence” è stata quindi interpretata a Piacenza alla Serra di Palazzo Ghizzoni Nasalli la sera di sabato 23 aprile con grande accoglienza di pubblico.

Estratti di un solo atto, ancora da ridefinire nei dettagli, sono bastati per dare vita a una riflessione profondamente poetica sul nostro modo di comunicare e sul posto degli esseri umani nel mondo, grazie all’abile lavoro di traduzione di Carolina Migli e alla bravura degli interpreti. Fin dalla prima immagine in cui Mabel (interpretata da Alice Robbi), sola protagonista davanti alle onde del mare, si raccoglie tra le onde emotive della propria intimità, che le evocano i ricordi delle prime volte in cui aveva percepito le onde sonore. In mezzo c’è tutta la vita che le torna alla mente: dalla sua benestante famiglia di nascita, originaria del Massachussets, che si era sempre adoperata per sfruttare l’intelligenza piena di grazia della figlia e farla accettare dal mondo degli udenti, fino al successivo incontro con l’inventore Alexander (detto Alex) Graham Bell, suo insegnante e poi marito.

Così, dai ricordi di Mabel, la storia e i personaggi prendono vita sul palco. La voce narrante, impersonata da Carolina Migli, scandisce i luoghi, Massachusset, Scozia e Canada, i tempi – tra 1873 e il 1922 – e i cambi di scena, mentre la musica di Chopin suonata al pianoforte dal maestro GianFrancesco Amoroso la accompagna; la stessa musica grazie a cui Alec è riuscito per la prima volta a far percepire le onde sonore alla sua eccellente allieva Mabel, facendole appoggiare il viso allo strumento. Un risultato straordinario, anche se la ragazza non ha potuto sentire propriamente la melodia. Una magia ripetuta in chiusura dell’atto, quando in viaggio alle Cascate del Niagara, il rumore dell’acqua sarà talmente forte da poter essere percepito dal corpo di Mabel, ormai giovane sposa.

Erano stati i genitori della giovane, Gardiner Hubbard (Daniele Dall’Oli ) e Gertrude Hubbard (Mirella Girometti), a volere che la figlia prendesse lezioni da Alec (Mattia Fragassi): giovane creativo e insegnante esperto in visual speech (tecnica di riconoscimento visibile del movimento vocale scoperta precedentemente dal padre) avrebbe dovuto aiutare Mabel a migliorare le sue capacità di comprensione del linguaggio e di comunicazione con gli altri, favorendone il debutto in società al pari di un udente. Attraverso lo sguardo e l’utilizzo delle diverse posizioni delle labbra, della lingua, del respiro, delle narici che il suo maestro le mostra e le insegna, la ragazza riesce quindi a non confondere più vocali e consonanti, diventando così capace di ‘parlare’ e ‘ascoltare’. È in questo modo che stando insieme, i due giovani con il tempo si innamorano, sotto gli occhi dei genitori di Mabel e della sorella Berta (Fabiola Filace).

Ma c’è un’altra cosa a cui Gardiner, futuro suocero di Alec e avvocato esperto in brevetti tiene particolarmente: il ragazzo deve portare avanti il suo grande progetto, un dispositivo capace di inviare onde sonore sotto forma di impulsi elettrici attraverso cavi. Un’idea in cui il legale ha investito moltissimo per sconfiggere il monopolio statunitense del telegrafo e per il futuro della figlia. Il ragazzo, spronato anche dalla fidanzata, riuscirà a trasmettere la voce da un capo all’altro del filo, ottenendo poi il brevetto della scoperta. Ora potrà sposare Mabel e garantirle un sereno avvenire.

Tra bellissimi costumi vintage e musiche dell’anima prima che dell’orecchio, la lettura emozionante e delicata portata in scena a Palazzo Ghizzoni Nasalli è solo l’inizio della storia di come Mabel e Alec si sono sorretti e sfidati a vicenda al servizio del bene. Di un sentimento che supera barriere fisiche e pregiudizi di classe: “perchè – come ha ricordato Nando Battaglia durante la presentazione dell’opera – basta una scintilla d’amore per cambiare il mondo per sempre”. Importanti poi le considerazioni dell’autrice Trina Davies, presente alla prima stesura italiana. “In Canada mi avevano chiesto di scrivere un pezzo su Alexander Graham Bell, inventore ufficiale del telefono – ha spiegato -. Un personaggio che ho trovato piuttosto noioso nonostante la sua rivoluzionaria scoperta, al contrario della moglie: brillante, sicura di sé, forte malgrado le sue vicissitudini, tanto da apparire in tutto simile ad un udente. Una figura straordinaria, per cui ho deciso di spostare in primo piano la sua storia”.

“Oggi approdata anche in Italia – sottolinea la drammaturga – grazie alla meravigliosa collaborazione con Carolina Migli, che fin dai nostri primi incontri su Zoom nei mesi di lockdown 2020 sta facendo un ottimo lavoro di traduzione testuale, come si vede già dal primo atto. Amo la storia e i fatti: per questo i dialoghi tra personaggi sono tutti reali. Uno solo è inventato, quello in cui Alex va ad annunciare alla famiglia della fidanzata la riuscita invenzione del telefono”.

Nell’attesa che ‘Silenzio’ diventi anche in Italia una produzione teatrale, concludendo Trina Davies ricorda il debutto canadese dell’opera nel 2018: “È la prima volta che mi sono occupata da vicino di accessibilità con il teatro, ma in Canada il tema è molto sentito – ha detto – e sono stata felice che ‘Silence’ abbia dato lavoro a due persone con diversi tipi di disabilità”. Una concreta speranza che accessibilità e inclusione possano diventare un focus prioritario anche per il teatro italiano.

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