Bisogni etologici del gatto: le marcature

di Andrea Vantadori consulente per la convivenza e la relazione con il gatto
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I gatti non sono animali stupidi. Non ripetono mai un comportamento se non assolve ad una funzione ben precisa. Ogni specie si caratterizza per avere dei tratti distintivi, delle caratteristiche intrinseche e peculiari dette specie-specifiche che come tali ne descrivono l’assoluta unicità rispetto alle altre specie. L’etologia (dal greco ethos e logos, “carattere” e “studio”) è una scienza applicata che ha tra i suoi obiettivi quello di studiare il comportamento animale. Uno strumento di lavoro indispensabile per un etologo è l’etogramma. Si tratta dell’insieme dei comportamenti naturali che una specie manifesta in generale o in una specifica situazione. Lo scopo dell’etogramma è quello di costruire un catalogo di comportamenti naturali, che viene costantemente aggiornato con l’aumentare degli studi sulla specie presa in esame. In parole povere si può definire come l’insieme dei comportamenti osservabili in una determinata specie animale.

Il repertorio comportamentale specifico di una specie, mira al conseguimento per l’individuo dell’omeostasi, ossia una condizione di equilibrio psichico e fisico. Tra i comportamenti specie -specifici del gatto rientrano i bisogni etologici di specie. Per bisogno intendiamo qualcosa di impellente per l’individuo, che deve cioè essere assolutamente soddisfatto, diversamente la sua salute fisica e psichica viene profondamente compromessa facendolo così scivolare in uno stato di profondo disagio e malessere.

Vediamo allora di descrivere quelli che sono i bisogni di un gatto. Oggi parliamo della necessità quotidiana del gatto di marcare. Si tratta di un bisogno innato, un istinto profondamente radicato nella sua natura, legato alla necessità di difendere il proprio territorio, ma non solo. Marcare per un gatto comporta depositare un messaggio, di varia natura, che sottolinei la propria presenza in un determinato territorio. Se un altro gatto si trovasse ad attraversare quel territorio, verrebbe raggiunto da questi messaggi e capirebbe, senza possibilità di malintesi, che quello spazio è già vissuto ed esplorato da un altro conspecifico. Per un gatto libero in natura, questi messaggi potrebbero veicolare informazioni importanti nella ricerca del partner, sottolineando la sua disponibilità all’accoppiamento. Per un un gatto non sterilizzato, queste marcature sono molto più intense e frequenti.

Possiamo differenziare quattro tipologie di marcatura. La prima è la marcatura territoriale di proprietà. Questo tipo di marcatura viene solitamente realizzato con la graffiatura di superfici prescelte, normalmente verticali. Il gatto si allunga con le zampe anteriori sulla superfice da graffiare, sguaina le unghie e le configge su di essa e lasciandosi cadere verso il basso incide dei profondi solchi verticali e paralleli. Si tratta di una marcatura visiva perché questi graffi sono molto evidenti, anche all’umano, che chimico olfattiva. Le ghiandole feromonali che si trovano tra i cuscinetti plantari depositano, con il graffio, dei feromoni che vogliono sia informare circa la sua presenza sul territorio e comunicare una serie di informazioni sul suo stato di salute, sulla sua disponibilità all’accoppiamento, sulla sua socievolezza. Spesso accade che le marcature di proprietà vengano effettuate anche con le feci. Esse sono veicolo di messaggi feromonali. Il gatto deposita le feci fuori dalla cassettina, in luoghi specifici, come i confini di un territorio, in zone di passaggio, in prossimità di una zona o di una superficie oggetto di contrasto. Si tratta di una forte marcatura territoriale.

La seconda è la marcatura di eccitazione. Si tratta di una marcatura che viene realizzata attraverso l’urina e può interessare sia i maschi che le femmine. L’urina diventa un vettore di informazioni visive e chimico-olfattive estremamente importanti. I feromoni rilasciati possono comunicare un messaggio sessuale, indicando la disponibilità all’accoppiamento, ma anche un forte messaggio di difesa estrema del territorio, specie quando il gatto si sente minacciato e disorientato. Il gatto, dopo aver annusato la superficie prescelta, solitamente verticale, staziona sulle quattro zampe, solleva la coda, diritta, verticale e vibrante, con le zampe anteriori impasta sul posto e spruzza un getto di urina, orizzontale, piuttosto denso. Si tratta di una marcatura molto forte, dato che l’odore di questa urina è intenso e pungente; esso dipende dalla concentrazione degli amminoacidi felinina e isovaltene. La quantità di questi amminoacidi dipende dalla qualità e dalla quantità di proteine ingerite con la dieta. Un gatto, specialmente maschio, che presenta nella sua urina alti livelli di felinina e di isovaltene, è certamente un bravo predatore e di conseguenza un papabile partner con cui accoppiarsi.

La terza marcatura è quella territoriale di familiarizzazione. Il gatto si strofina con alcune parti del corpo come la testa, le guance, i fianchi, su oggetti e superfici del proprio territorio. Così facendo, spande i feromoni di familiarizzazione che conferiscono un odore conosciuto e familiare al proprio spazio vitale. In questo modo il gatto riconosce come sicuro e protetto il proprio territorio. Per finire abbiamo l’allo-marcatura sociale. Simile alla marcatura territoriale di familiarizzazione, il gatto si strofina, allo stesso modo, però su altri esseri viventi, come altri gatti presenti in casa (o altri animali domestici con i quali sia stato familiarizzato) e, naturalmente, l’essere umano. In questo modo si viene a formare un odore comune di gruppo che contraddistingue i membri familiari dello stesso gruppo sociale, di cui il gatto si fida, distinguendolo dall’odore di intrusi estranei.

Il bisogno di marcare tuttavia, non interessa solo i gatti liberi in natura. I nostri gatti domestici, maschi e femmine, sterilizzati continueranno a marcare il loro territorio e poco importa se questo coincide con i confini catastali della nostra abitazione. Avete sperimentato queste forme di marcatura?

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