Un docufilm per fare luce sul volto nascosto di Giana Anguissola: presentazione al Politeama

“Giana Anguissola è una scrittrice e soprattutto una donna complessa, molto più sfaccettata della penna per ragazzi nota al pubblico. Un aspetto che credo e spero emerga chiaramente dalla produzione filmica che ho realizzato, gettando forse nuova nuova luce sull’intera parabola esistenziale e bibliografica della scrittrice piacentina”. Così il videomaker piacentino Roberto Dassoni spiega l’impronta di “Con tanto coraggio e una piccola bugia”, film-documentario sulla figura di Giana Anguissola progettato grazie alla preziosa collaborazione di un composito staff tecnico, che il 20 maggio sarà proiettato per la prima volta al pubblico al cinema Politeama di Piacenza.

Dopo il lavoro di ricerca e di adattamento teatrale del primo romanzo di Giana Anguissola “Il romanzo di molta gente” per la stagione “Estate Farnese 2021”, ICON aps inizia a dicembre 2021 l’ambizioso progetto di produzione di un film documentario su Giana Anguissola. L’intento del regista Roberto Dassoni è dare uno spessore “drammatico” alla figura umana di Giana Anguissola. Un disvelamento di valore e di vicende che condurrà lo spettatore in un viaggio alla scoperta della donna-scrittrice: da Piacenza a Milano, poi verso la Svizzera, a Roma e infine ancora nella nostra provincia, a Travo, dove è sepolta e dove vive il figlio Riccardo Kufferle. Un avvincente percorso visivo e sonoro tra racconti orali, manoscritti e lettere inedite. Abbiamo intervistato il regista Roberto Dassoni per qualche anticipazione su questo lungo lavoro di squadra.

“Con tanto coraggio e una piccola bugia” è il titolo del docufilm su Giana Anguissola che il 20 maggio verrà proiettato al Politeama di Piacenza. Un titolo che dice molto su vita e carattere della scrittrice. Giusto?

Sì, il titolo rivela il carattere di Giana Anguissola, una donna estremamente caparbia e volitiva con una famiglia, tutto sommato di origine modesta, che ha saputo emergere partendo da un quartiere popolare di Piacenza. Lo ha fatto giocando sul suo cognome, che ha comunque origini nobiliari, e soprattutto dicendo qualche piccola bugia, specie all’inizio: per esempio, a 17 anni per riuscire a farsi ricevere a Milano dal direttore del Corriere della Sera, raccontò di essere stata raccomandata da Annie Vivanti, una scrittrice molto in voga negli anni 20-30 perché amante di Giosuè Carducci, ma che Giana in realtà non conosceva. Certo, poi ha scritto una novella molto bella che è stata pubblicata sul Corriere, quindi sicuramente il suo talento riusciva almeno in parte a corroborare queste piccole bugie.

L’idea del documentario è nata dopo il lavoro di ricerca e adattamento teatrale del primo romanzo di Giana Anguissola: “Il romanzo di molta gente” per la stagione “Estate Farnese 2021” Come mai? In che modo la riscoperta di questo testo ha influito su tutto il lavoro successivo?

Avevo lavorato con Carolina Migli sulla messa in scena de Il romanzo di molta gente”. E fu proprio questo testo, primo romanzo di Giana Anguissola, a farci innamorare di lei, che qui dà veramente prova, seppur giovanissima, di essere una grande scrittrice L’incontro illuminante con il primo romanzo di Giana non è poi però stato fondamentale per questo lavoro, nel senso che siamo passati da un aspetto teatrale, e perciò di fiction, ad un ambito documentaristico: ne è seguito un lavoro di ricerca, quasi accademico.

Immagino sia stato un lavoro lungo e analitico. Personaggi e luoghi del film, tra cui Piacenza, sono quelli realmente vissuti dalla scrittrice?

La scrittrice nasce nel 1906 e muore nel 1966, quindi non ci sono più persone che l’abbiano conosciuta veramente bene e da vicino, a parte il figlio e una vicina di casa milanese. I luoghi sono quelli che Giana ha vissuto e percorso: essenzialmente Piacenza, ma soprattutto Milano. Ricordiamoci che a 20 anni già viveva a Milano, dove lavorava alla Scala come tuttofare, e poi si trasferì in un bellissimo appartamento in via Melzi D’Eril, sposando un promettente poeta di origini russe conosciuto nella città lombarda. Un altro luogo dove sono stato è La Monda in provincia di Varese, ma quasi ormai in Svizzera, dove la scrittrice si rifugiò durante il periodo bellico: molti milanesi a quell’epoca sfollarono in campagna e qui si trovavano appunto molti amici di Giana Anguissola, tra cui diversi ebrei e molti appartenenti alla corrente filosofica dell’antroposofia, a cui faceva capo il marito. Poi siamo stati a Roma, dove abbiamo conosciuto esperti che ci hanno parlato della Giana illustratrice e dei suoi fumetti: pochi sanno che, oltre a disegnare per le sue favole, aveva pubblicato fumetti di grandissimo successo, più letti di Tex Willer, come ‘Suscià’ e ‘L’alce nero’. E poi abbiamo continuato il nostro tour in Italia alla scoperta di Giana a Padova e Genova, cercando esperti e professori che ci hanno parlato della letteratura per l’infanzia, di cui la scrittrice è esponente di primissimo spicco. Naturalmente tra i luoghi di Giana non poteva mancare Travo, il paese dove ora è sepolta e in cui ha passato gran parte delle sue estati e vacanze negli ultimi vent’anni della sua vita. A Travo vive il figlio Riccardo, un personaggio chiave per il film: ci ha fornito tante lettere e molto materiale inedito che lui conserva personalmente.

Grande ricerca è stata fatta anche sulle fonti: interviste, lettere inedite e stralci di testi di Giana percorrono l’intero documentario. Come avete reperito questa ricchezza di materiali? Quali gli aspetti più innovativi e interessanti emersi?

Le fonti provengono dall’archivio Mondadori, che è partner del progetto e contiene 15-16 scatoloni di materiale sulla scrittrice, tra cui tutta la corrispondenza bellissima fra Giana e Arnoldo Mondadori. Poi c’è, come detto, l’importante racconto orale del figlio, ma soprattutto un’interessante ricerca fatta grazie all’archivio di Stato di Piacenza e poi di Roma, che ha portato a reperire alcune lettere, una in particolare di cui non si sapeva nulla, sui rapporti della scrittrice con Mussolini: un carteggio che svela un po’ di questa strana amicizia che nessuno conosceva. Un lavoro durato mesi, nel quale abbiamo coinvolto un valido scrittore come Marco Bosonetto per mettere insieme tutti i pezzi: tra febbraio e marzo mi sono trovato con moltissimo materiale, tra un centinaio di lettere, scritti inediti e diari, ed ero troppo coinvolto nell’argomento per procedere con il giusto distacco. Bosonetto ha fatto un ottimo lavoro, raccogliendo il materiale, ordinandolo e scrivendo una sceneggiatura: ma ricordo che metà del film è costituita da interviste ad esperti.

Senza svelare troppo, possiamo allora dire che dal nuovo progetto documentario emerge una figura inedita di Giana, molto diversa dalla scrittrice per ragazzi che il pubblico conosce?

Senz’altro l’immagine che emerge di Giana Anguissola da questo film non è quella più comunemente nota. Il documentario è molto ricco visivamente, può contare su diversi effetti. È già stato provato al cinema ed è molto bello vederlo proprio per la quantità, anche sonora, di materiale: con numerosi interventi di flauto e pianoforte, ma anche diversi interventi elettronici di Marco Tacconi. Giovanna Zucconi, finissima giornalista e moglie di Michele Serra, ha narrato la storia con voce fuori campo, mentre Carolina Migli ha dato voce a letture che sono molto in linea con il testo e quindi raccontano pezzetti della storia, contribuendo al suo sviluppo. Tutto per dire che Giana Anguissola in questo film esce come una scrittrice e soprattutto una donna molto complessa; non è per niente la scrittrice per ragazzi di ‘Violetta la timida’, di ‘Giulietta’ o di ‘Priscilla’ che la maggior parte del pubblico conosce: è una scrittrice e in primis una donna, perché in realtà si può leggere l’intero lavoro come un ritratto sociale dell’Italia del tempo e del ruolo della donna nella letteratura. Forse attraverso il film si riapre un po’ di dibattito su questa grande figura, per troppo tempo confinata a scrittrice per ragazzi.

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