Controllo del cinghiale, incontro in Provincia: nasce un tavolo tecnico

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Il punto della situazione sulle problematiche legate al crescente numero di cinghiali e sulle possibili misure da adottare è stato fatto nel corso di un incontro che si è tenuto ieri (lunedì 6 giugno) nella Sala Consiglio della Provincia di Piacenza.

Insieme al presidente della Provincia di Piacenza Patrizia Barbieri, al consigliere provinciale con delega ai Rapporti con la Regione in materia di Agricoltura, Caccia e Pesca Gianpaolo Maloberti, al responsabile per caccia, pesca e tartufi dello STACP Enrico Merli e al responsabile del Nucleo Tutela Faunistica della Polizia Locale della Provincia di Piacenza, commissario Roberto Cravedi, si sono riuniti alcuni sindaci dei Comuni piacentini e  rappresentanti di associazioni sindacali agricole, Ambiti Territoriali di Caccia e associazioni venatorie. Nell’occasione sono state illustrate le modalità autorizzate di intervento ed è stato presentato un primo bilancio relativo all’attuazione del Piano quinquennale di controllo del cinghiale in provincia di Piacenza.

Ad oggi è consentita l’attività di controllo in autodifesa da parte dei proprietari e conduttori agricoli, che si possono avvalere di famigliari e dipendenti in possesso della licenza di caccia o di coadiutori abilitati. È inoltre consentito l’intervento da parte degli istituti faunistici (ATC e istituti privati) che si avvalgono di “gruppi di girata” composti da un minimo di 4 ad un massimo di 10 coadiutori sotto la responsabilità di un conduttore di cani limiere: in questo caso non può essere utilizzato più di un cane abilitato limiere. Da inizio anno sono state rilasciate 174 autorizzazioni al controllo della specie valide fino al 31 dicembre 2022: a fronte di 78 interventi da postazione fissa di sparo in auto difesa sono stati abbattuti solo 10 capi, durante l’esecuzione di 111 interventi con il metodo della girata solo 99 capi.

Si tratta di risultati che non vengono considerati “adeguati alle esigenze del territorio”, e “nemmeno lontanamente paragonabili a quelli normalmente raggiunti con altre modalità, in mesi identici, in attuazione del Piano provinciale in vigore negli anni precedenti”. È emersa inoltre una “profonda insoddisfazione” da parte dei rappresentanti degli agricoltori per i tempi tecnici di prelievo, “non compatibili con le brevi fasi colturali che ovviamente necessitano di interventi e di risultati immediati”. Con l’avanzare della stagione primaverile e l’aumento della copertura vegetale è emersa sempre di più, in sostanza, la “difficoltà oggettiva ad attuare il controllo con il metodo della girata e l’utilizzo di un solo cane limiere”.

La caratteristica copertura vegetativa e le grandi dimensioni degli appezzamenti destinati alla coltura del mais da foraggio e da granella, che caratterizzano in particolare la provincia di Piacenza, “non consentono un utilizzo pienamente efficace del metodo della girata a causa dell’esiguo numero di coadiutori utilizzabili e per i rischi che potrebbe correre il solo cane limiere utilizzato”. Preoccupa “l’estrema difficoltà a ridurre dell’80% il numero di cinghiali nel territorio e quindi ad ottemperare alle disposizioni che il Commissario nazionale per l’emergenza PSA ha dato in considerazione della vicinanza con il focolaio della peste suina africana che ha duramente colpito alcuni territori delle province di Genova e Alessandria”.

Durante la riunione è emerso che “molti Coadiutori volontari addetti al controllo del cinghiale, consapevoli delle difficoltà in cui si trovano ad operare, stanno perdendo motivazione ed entusiasmo nello svolgere tale funzione, e che risulta quindi sempre più difficile garantirne un numero sufficiente ad eseguire gli interventi sia da postazione fissa di sparo in autodifesa che con il metodo della girata”. I presenti all’incontro di ieri hanno evidenziato, inoltre, che “sono pochi i proprietari e conduttori di fondi agricoli che possono attuare direttamente l’autodifesa, o perché non in possesso della licenza di caccia o perché gli impegni lavorativi impediscono ai medesimi di avere il non breve tempo necessario da dedicare a questa attività”. Sono anche “pochi i cacciatori disponibili ad effettuare gli interventi in autodifesa in sostituzione degli agricoltori perché, a fronte di un impegno considerevole, vi sono risultati non soddisfacenti”.

I convenuti hanno pertanto concordato sul fatto che sarebbe auspicabile “poter utilizzare un maggior numero di coadiutori, con un impiego numerico di cani adeguato e proporzionale alle condizioni agro-silvopastorali del luogo e del periodo, al fine di rendere più sicuro ed efficace l’intervento di controllo”.

Di fronte alle preoccupazioni dei presenti, largamente condivise, l’assemblea ha accolto favorevolmente la proposta del consigliere provinciale Maloberti – che ha ringraziato i cacciatori per il loro contributo – di istituire un tavolo di confronto ad hoc, che avrà lo scopo di monitorare costantemente la situazione e di formulare possibili soluzioni per un fenomeno, quello della presenza della fauna selvatica e in particolare degli ungulati, che è in costante e preoccupante evoluzione. Il tavolo sarà composto da delegati in rappresentanza di sindaci, ATC, associazioni venatorie e associazioni sindacali agricole, e – per gli aspetti tecnici – dal responsabile per caccia, pesca e tartufi dello STACP Enrico Merli e dal responsabile del Nucleo Tutela Faunistica della Polizia Locale della Provincia di Piacenza, Commissario Roberto Cravedi.

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