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La proposta: un “consigliere aggiunto” per favorire l’integrazione dei nuovi cittadini

I nostri vicini, e un po’ cugini, di Parma hanno da tempo consolidato nel consiglio comunale la presenza di un consigliere aggiunto come simbolo del riconoscimento dell’integrazione di nuovi cittadini provenienti da altri Paesi inseriti stabilmente nella nostra realtà.

Piacenza è la seconda città, dopo Prato, per la presenza di soggetti stranieri, ormai un quinto della popolazione. Pensare che per mantenere i vantaggi derivanti dal contare 100mila abitanti, a cominciare dal numero dei consiglieri comunali, non possiamo più fare a meno di loro; un gesto se non di riconoscenza almeno di consapevolezza da parte dei piacentini per il futuro della città, soprattutto con una legislazione che li mantiene nel limbo della cittadinanza, andrebbe nella direzione perlomeno simbolica di valorizzare una comunità allargata di cui tanti di questi concittadini si sentono parte, anche per quanto riguarda la rappresentanza nel massimo organo di governo del territorio.

Fino ad ora non è che le amministrazioni se ne siano più di tanto interessate, lasciando tale preoccupazione confinata nella dimensione dei problemi assistenziali, ed anche in questa occasione di rinnovo la questione ha fatto capolino qua e la in alcune liste elettorali o azioni propagandistiche. Quasi nessun programma elettorale ha fatto entrare quel quinto di abitanti, lavoratori, studenti, contribuenti, dalla porta principale del comune, proponendo il consigliere aggiunto anche come trait d’union tra i governanti e i servizi di cui tutti devono fruire, perché se le logiche di schieramento politico continuano a voler rappresentare una società locale dai bisogni un po’ tradizionali, la composizione dei nuclei familiari anche a Piacenza è molto cambiata e questo andrebbe analizzato per essere sicuri di corrispondere veramente alle esigenze, a cominciare magari dai quartieri e frazioni nei quali il mescolamento sociale e culturale inizia a presentare una nuova faccia della popolazione.

Così come la prossima amministrazione dovrà impegnarsi per rilanciare la partecipazione, perché i dati dei votanti lasciano piuttosto sconcertati, all’interno delle comunità straniere andrebbe sollecitato l’impegno alla rappresentanza, anche per farle uscire da un isolamento che si limita al lavoro, in modo che vi sia la necessaria integrazione a partire dai territori, con l’aiuto delle associazioni e dei mediatori interculturali. Il consigliere aggiunto non vota ma prende parte a tutte le altre operazioni del governo locale e aiuta ad inserirsi anche coloro che gradualmente acquisiscono la cittadinanza ed entrano a far parte a pieno titolo della comunità politica. Basterebbe prendere esempio dalle scuole piacentine che accolgono percentuali molto alte di alunni con famiglie straniere, molti dei quali sono nati qui e sono sempre più in grado non solo di padroneggiare la lingua italiana, ma di raggiungere risultati ragguardevoli nell’apprendimento e nel successo formativo.

La ricchezza prodotta da questi soggetti serve a pagare il gettone di presenza anche ai consiglieri locali, mentre la loro presenza in consiglio comunale sarebbe gratuita; si potrebbe studiare un regolamento per favorire un loro elettorato attivo e passivo o, come già avviene in altre città, si potrebbe costituire un organo collegiale con le rappresentanze delle principali associazioni.
C’è ancora chi anche a Piacenza sul problema degli immigrati si gira dall’altra parte, ma le più recenti indagini fanno vedere un graduale ma deciso cambiamento di atteggiamento: in diverse scuole ormai ci sono classi dove i nativi sono minoranza, ma i genitori non si lamentano più perché i docenti hanno dimostrato che il plurilinguismo e il pluriculturalismo sono utili a tutti, anche agli italiani; i giovani dimostrano una grande capacità di accoglienza, forse sono più preoccupati per il loro futuro che non dipende certo dagli immigrati; gli italiani sono molto meno spaventati, nel settembre 2022 il 75% era favorevole allo ius soli e il Fondo Monetario Internazionale afferma che c’è più crescita economica nei Paesi dove c’è una legge per la cittadinanza agli stranieri. Forse anche i piacentini iniziano a pensarla così?

Gian Carlo Sacchi

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