“Riqualifichiamo l’attuale ospedale investendo le risorse già stanziate”

“Noi non siamo contro il nuovo ospedale, vogliamo che venga reso più bello e funzionale quello attuale, investendo le risorse già stanziate e potenziando la medicina territoriale”. E’ la proposta del comitato Salviamospedale, di cui fanno parte Augusto Ridella, Giovanni Ambroggi, Stefano Pareti, Enrico Sverzellati, Stefano Benedetti ed altre personalità rappresentative della società civile piacentina come Domenico Ferrari Cesena e Pietro Chiappelloni.

Nel documento, presentato alla stampa, si sottolinea come nell’area dell’Ospedale di Via Taverna, pari a 90.000 metri quadri, residuino spazi per la realizzazione di ulteriori padiglioni e sia possibile prevedere ampi parcheggi. “Ciò senza distruggere un’area di 270.000 metri quadrati di area agricola fertile e spostare un pezzo di città” è stato sottolineato durante la conferenza stampa cui ha preso parte anche Marco Natali di Legambiente.

Salviamospedale

“Noi non vogliamo fare la guerra a nessuno, ma non voglio sentire dire che se il nuovo ospedale non viene realizzato perdiamo gli investimenti stanziati – dice Ridella, referente del comitato -. Questo lo venga a dire il presidente della Regione Bonaccini. Il tema non è “volete o non volete l’ospedale”, noi lo vogliamo più bello. I soldi si possono utilizzare in tanti modi. Noi diciamo cose molto semplici: la struttura attuale si può ampliare, i parcheggi che mancano possono essere realizzati altrove. Se già l’ospedale attuale non è efficiente, perché la comunità piacentina dovrebbe attendere 15 anni per la realizzazione di una struttura sanitaria?”.

Prende la parola Enrico Sverzellati. “Il tema è il modello di sanità. Noi vogliamo valorizzare la medicina territoriale – dice -. Si deve andare incontro alla fragilità e alla cronicità, attraverso la medicina di iniziativa. Si parla molto del modello di sanità dell’Emilia Romagna, ma sono appunto solo parole”. Ragionamento condiviso anche da Ambroggi. “I pazienti devono poter essere curati a casa, l’ospedalizzazione deve essere l’ultima ipotesi. Il tema vero è che mancano i medici – sottolinea -. Per gli spazi, ci sono aree all’interno dell’attuale ospedale che possono essere recuperate. Con la delocalizzazione, rischiamo invece che la sede attuale diventi un rudere come è accaduto all’ex clinica Belvedere”. Con in questo caso effetti ben più pesanti su un intero quartiere. “Una città deve interrogarsi sul futuro di aree così vaste: c’è chi ne ipotizza il recupero per l’edilizia residenziale, anche di pregio. Ma lo stesso si diceva dell’ex Acna ed è ancora tutto fermo da decenni”.

Mauro Fulchieri condivide la sua esperienza di volontario del soccorso. L’accesso delle ambulanze è difficoltoso, ma questa condizione ‘logistica’ è condivisa con altri ospedali di dimensioni anche il maggiore e il Sacco di Milano, idem il Sant’Orsola di Bologna. “Però sono previsti investimenti in queste strutture, non la loro delocalizzazione”. Tocca a Stefano Benedetti illustrare la proposta alternativa del comitato: riorganizzare la viabilità dell’area e ricavare nuovi parcheggi nell’area ex Acna e, in prospettiva anche nel Cral dell’ex Arsenale. Nuovi edifici per le strutture sanitarie potrebbero essere realizzati, ad esempio, nell’area che adesso ospita il parcheggio interno, così come in quello in fregio a via XXI Aprile, ma non solo. Occorre una valutazione “edificio per edificio, per vedere quali aree possono essere recuperate”.

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