Siccità, Confagri “Dati impressionanti, a rischio produzioni e posti di lavoro”

“Senza suolo fertile e in salute, non c’è vita. E i dati attuali sulla siccità sono impressionanti. In una situazione che è già di grande incertezza sul piano economico, rischiamo di perdere produzioni, reddito, posti di lavoro”.

Questo è il messaggio portato dalla componente di Giunta di Confagricoltura, la piacentina Giovanna Parmigiani, intervenuta in occasione del convegno organizzato alla Camera dei Deputati nella Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità indetta venerdì 17 giugno. Parmigiani, che vive sulla propria pelle le difficoltà degli agricoltori piacentini, ha sottolineato: “Altrettanto impressionante è il ritardo che è stato accumulato nel risolvere problemi di portata pluriennale e via via aggravati dal cambiamento climatico. Oltre il 40% dell’acqua immessa viene dispersa nella rete idrica nazionale. E l’acqua piovana viene captata solo per poco più del 10%”.

“Oggi abbiamo a disposizione i fondi straordinari del PNRR, ma occorre un vero cambio di passo rispetto al passato, perché le scadenze fissate dalla normativa europea sono ristrette. E si procede per stati certificati di avanzamento: i ritardi sarebbero pagati a caro prezzo dagli agricoltori”. All’emergenza attuale si sommano i danni sulla fertilità dei suoli che, secondo l’Ispra, riguardano circa il 28% della Penisola, principalmente al Sud, dove in alcuni casi superano il 40% delle superfici. Negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50% dei quali concentrato in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.

“Occorre gestire l’emergenza – ha spiegato Parmigiani – accertando le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità naturale e attivando tutte le possibili iniziative in modo coordinato per salvaguardare le produzioni agricole”. Bisogna poi lavorare alla diffusione delle innovazioni tecnologiche in grado di salvaguardare il potenziale produttivo, con una minore pressione sulle risorse naturali. “Da anni, a riguardo, Confagricoltura ha avviato una stretta collaborazione con l’Ambasciata di Israele – ha ricordato Parmigiani – per far conoscere alle nostre imprese le migliori e più avanzate tecnologie che consentono di risparmiare il fabbisogno di acqua nei processi di produzione e numerose aziende hanno già messo in campo il top della tecnologia”. La Confederazione sollecita inoltre l’avvio degli interventi infrastrutturali, già finanziati e in avanzato iter procedurale, ma anche la realizzazione di nuovi invasi necessari a rispondere alle richieste dei territori.

“In questo particolare momento storico agli imprenditori agricoli viene chiesto di far fronte all’ulteriore richiesta di cibo per evitare una crisi alimentare di vaste dimensioni, tuttavia – ha concluso Parmigiani – senza acqua non è possibile coltivare e rispondere a questa necessità”. Alla voce di Confagricoltura Nazionale si unisce quella di Confagricoltura Piacenza. Ripetutamente il presidente dell’associazione, Filippo Gasparini, è intervenuto nei giorni scorsi sia chiedendo interventi emergenziali e la dichiarazione di stato di calamità naturale, sia in prospettiva invocando ancora una volta che vengano attuati gli interventi strutturali inderogabili.

“Nel caso piacentino – ribadisce Gasparini – le priorità sono facili da individuare e vecchie come il sole: serve un piano principalmente di trattenimento dell’acqua in montagna. I nostri torrenti, molto generosi quasi tutto l’anno, da che mondo è mondo, in estate non assicurano sempre l’approvvigionamento idrico proprio nei due-tre mesi irrigui. Bisogna rompere gli indugi e avviare una grande stagione delle opere per realizzare le strutture che ancora oggi mancano al nostro territorio che ci appare come un’opera incompiuta: abbiamo due dighe, che sono il sale della vita, in due vallate, mentre altre due valli ne sono sprovviste. Servono una diga in val Nure e una in val Trebbia. L’agricoltura ne ha tanto bisogno, ma paradossalmente una diga a vallata soddisfa almeno altri cinque motivi più importanti che rispondono ad altrettanti bisogni fondamentali del territorio. La funzione più impellente è quella di laminazione delle acque del torrente: un’opera di protezione; sarebbe una risorsa idropotabile: il che sarà sempre più importante non solo per la scarsità delle acque, ma per la qualità delle acque, dato che quelle di superficie sono migliori rispetto a quelle di falda. Consentirebbe lo sviluppo di energia idroelettrica, fonte inesauribile e verde per eccellenza perché passiva”.

“Le dighe sono un asset per lo sviluppo turistico delle vallate. Non ultimo, con la diga si risolve la questione ambientale: c’è acqua per tutti, senza dover scegliere tra un uso idrico e l’altro, tra un corpo idrico e l’altro: acqua sia per il torrente che per il reticolo, che è un ecosistema a sua volta e altrettanto dignitoso. Qual è, in questo momento, un altro investimento, oltre a scuole ed ospedali, che ha un ritorno maggiore per la società? È persino più funzionale delle strade. Avremmo un valore immenso stoccato”.

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