Lotta fra tirannia e amore nell’Antigone di Baliani

Io che ho servito la pietà ho ottenuto il nome di empia”. L’antitesi di Antigone fra l’innata legge umana e le effimere norme ingiuste di un tiranno è un’eco profonda che ritorna nei secoli. È il secondo secolo avanti Cristo, una città assediata si libera dall’esercito nemico. È Tebe, assediata dagli Argivi ormai in rotta verso altre vie. Edipo è stato allontanato e Creonte prende provvisoriamente il potere prima di risolvere la disputa fra Polinice e il fratello Eteocle, figli di Edipo e Giocasta.

Governeranno entrambi, alternandosi, ma una maledizione cade sulle loro teste: non essendosi opposti alla sua cacciata, il padre Edipo predisse che i suoi figli si sarebbero uccisi a vicenda. Tocca a Eteocle governare per primo ma, allo scoccare del tempo stabilito, egli si rifiuta di cedere il trono al fratello. Polinice si allontana, maledice Eteocle, e si reca ad Argo. Alleatosi con il re argivo, Polinice guida l’esercito contro la sua città, arrivando a duello contro Eteocle. Consumatosi il destino atroce profetizzato da Edipo, l’attacco argivo a Tebe fallisce, e Creonte riprende il potere. Il vecchio re, fratello di Giocasta, madre di Polinice ed Eteocle, ordina un diverso trattamento per i due guerrieri morti: all’eroe Eteocle verranno concessi tutti gli onori funebri, mentre il corpo del traditore Polinice sarà lasciato insepolto, diventando pasto per le bestie. Ma Antigone si oppone, lei non è nata per odiare, ma per amare. La giustizia di Ade vuole che a tutti i morti sia riconosciuto lo stesso rispetto. Dunque, trasgredendo alla legge di Creonte, Antigone si reca di nascosto nel luogo dove giace il corpo esanime del fratello Polinice e, aggirando il controllo delle guardie, lo ricopre con un velo di terra. Antigone viene scoperta e condannata a morte, nonostante il parere contrario di Emone, figlio di Creonte e suo promesso sposo. Gli dèi, però, considerano un grave crimine uccidere un proprio consanguineo.

La pena decisa quindi da Creonte è ancora più atroce: Antigone verrà rinchiusa in una grotta e le verrà dato il pasto per sopravvivere alcuni giorni. La posizione ferrea di Creonte viene scossa soltanto dall’indovino Tiresia, che lo avverte delle conseguenze a cui andrà incontro lasciando morire Antigone. Il vecchio re rinsavisce e ordina la liberazione di Antigone, ma è troppo tardi. Si reca alla prigione e trova Antigone impiccata e l’amato Emone. Questi si scaglia contro il padre ma, mancandolo, ha uno scatto d’ira e si trafigge il cuore con la spada. Informata della morte cruenta del figlio, Euridice, sposa di Creonte, si toglie la vita maledicendo il marito. Guardando coi propri occhi il destino orribile conseguito alle proprie scelte, Creonte capisce di aver fallito. Agendo per il bene della città e per preservare il suo potere assoluto, egli ha trascurato la natura di un amore fraterno i cui vincoli vanno al di là di qualsiasi legge terrena.

Il cielo stellato e le colonne romane lambite dalla luce delicata che interrompeva il buio della sera hanno riportato la tragedia di Sofocle, rivisitata in chiave umanistica dal genio del regista Marco Baliani insieme agli allievi attori di Bottega XNL, nella sua dimensione mistica. L’arte dell’esperto attore Massimo Foschi, nel ruolo di Creonte, ha accompagnato il giovane talento di Petra Valentini, “Antigone”, che già era stata Elvira nell’omonimo spettacolo di Toni Servillo. A Veleia, nelle serate di martedì 19, mercoledì 20 e giovedì 21 luglio, il riecheggiare di un tempo lontano è riuscito a penetrare nei pensieri contemporanei: l’epifania mentale creata dal sempre attuale dilemma fra ciò che è giusto e ciò che è buono, fra lo Stato e l’uomo, fra odio legittimo e amore empio si è manifestata nei convenuti con un’esperienza sensoriale assoluta. Al suono rimbombante della voce del re si accompagnava l’odore penetrante che fuoriusciva dall’arte; alla musica poetica delle massime lapidarie di Antigone faceva specchio il gioco di luci e ombre che mostrava e nascondeva i personaggi presenti sulla scena.

Chiaro anche ai profani del settore l’intento illuminato di chi ha voluto costruire dal basso lo spettacolo, a partire dai corpi degli attori. Marco Baliani, noto maestro pedagogico slegato dall’idea di un teatro old style, ha perfettamente incarnato la visione iniziale della direttrice artistica Paola Pedrazzini. Bottega XNL è proprio questo, fare teatro insieme al maestro, lavorare insieme per un obiettivo comune. Didattica concreta, insomma, per niente volta a un’esibizione fine a sé stessa ma focalizzata su un percorso umano che automaticamente si tramuta in un successo artistico. “Che io non veda più un altro giorno e giunga finalmente il termine del mio destino”: all’inesorabilità del fato si consegna l’ultima maledizione di Creonte, che ha legato la propria redenzione al sangue di innocenti. Una catarsi che oggi potrebbe quasi rivelarsi un lieto fine.

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