Pomodoro, via alla campagna 2022. Piacenza capofila al nord con 9.890 ettari coltivati

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La campagna del pomodoro da industria 2022 ha preso il via nel Nord Italia con la raccolta e la consegna agli stabilimenti di trasformazione delle produzioni di “pomodorino” e i primi quantitativi di varietà di “tondo” precoce. Gli ettari coltivati nelle regioni del Nord Italia per l’anno in corso risultano pari a 37.024 ettari, in calo del 4% rispetto allo scorso anno, soprattutto nelle province dell’Emilia occidentale, ma superiori alla superficie media coltivata dell’ultimo quinquennio. Le superfici di pomodoro in biologico raggiungono l’11% delle superfici totali, consolidando e incrementando il trend degli ultimi anni.

La suddivisione delle superfici effettive nelle province del bacino del Nord Italia vede in testa sempre Piacenza, con 9.890 ettari a pomodoro. A seguire Ferrara con 6.609 ettari; Parma con 4.000; Mantova con 3.537; Alessandria con 2.594; Cremona con 1.788; Verona con 1.112; Reggio con 1.042 e Modena con 905. Seguono le altre province con valori più contenuti. Guardando al biologico, è invece Ferrara la provincia con più ettari (2.484). Seguono Ravenna con 636 ettari e Parma con 246. La suddivisione per regione vede l’Emilia Romagna con più ettari coltivati a pomodoro (il 68% del totale), seguita da Lombardia (19%), Piemonte (8%) e Veneto (5%).

“Le ultime verifiche sulle superfici coltivate quest’anno a pomodoro nel Nord Italia, 37.024 ettari, ovvero un’estensione superiore alla media dell’ultimo quinquennio, in calo del 4% sull’anno scorso, confermano la insostituibile funzione della programmazione produttiva nel garantire certezze, reciprocità e vantaggi – spiega il Presidente di OI Pomodoro Nord Italia, Tiberio Rabboni -. Se in una situazione di grande incertezza, nonostante l’impennata sui mercati internazionali dei prezzi di acquisto di alcune produzioni agricole potenzialmente concorrenti, la quasi totalità dei produttori conferma la scelta del pomodoro significa che la filiera organizzata e la programmazione produttiva condivisa sono dei veri valori aggiunti, riconosciuti e praticati”.

“La principale preoccupazione degli operatori – continua Rabboni – è però in questo momento la siccità e la disponibilità irrigua. Il fabbisogno di acqua toccherà l’apice nei prossimi giorni, fino alla fine di agosto. I grandi invasi e le dighe territoriali hanno da tempo dichiarato una condizione di crisi. Chi può utilizzerà i pozzi. La situazione è oltremodo preoccupante. Bisogna fare tutto il possibile perché sia l’ultimo anno di impotenza di fronte alla siccità. Intanto il PNRR e il Piano Irriguo nazionale, in collaborazione con i Consorzi di Bonifica, hanno destinato importanti risorse all’aumento della disponibilità irrigua sui territori. Non è tutto quello che serve, ma è già qualcosa”.

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