Volti nuovi in consiglio, Ferri “La struttura del partito è fondamentale per la vita democratica”

Ha 53 anni, due figli e di lavoro fa il fotografo. Fino a dieci anni fa lavorava per Legacoop a Piacenza e a Roma. Con 192 preferenze, Sergio Ferri farà parte del gruppo consiliare del Partito Democratico nel consiglio comunale di Piacenza, che si insedierà entro la prima metà di luglio. Ritroverà in consiglio la collega Serena Groppelli, eletta per Piacenza Coraggiosa, insieme alla quale è titolare di Effe Tre fotostudio in via Giordano Bruno a Piacenza.

“Ho fatto politica fuori dai circuiti canonici: sono tra i fondatori dell’associazione Città Comune, che ha cercato di coniugare la politica culturale con quella tout court. Nel 2007, quando Gianni D’Amo si candidò a sindaco, entrai a far parte della sua lista civica”.

Perché ti sei candidato? Mi sono avvicinato prima ad Alternativa per Piacenza, cercando di dare un piccolo contributo al tentativo unitario iniziale, ma ho rifiutato la proposta di candidatura quando si compose la lista. Poi ho ragionato con alcuni amici di lunga data che militano nel Pd, in particolare Gianni Cravedi, e ho pensato che fosse più opportuno lavorare per rafforzare l’ipotesi politica del Pd. Credo sia pericoloso che i partiti cedano quote al civismo, che è una realtà fluida. È giusto che ci sia il civismo, ma la struttura di un partito è fondamentale nella vita democratica. Piacenza arriva da dieci anni di immobilismo, fra cui gli ultimi cinque che sono stati i peggiori sotto ogni punto di vista: poca visione, pochi progetti lungimiranti, degrado anche nelle cose più banali. Mi sembrava utile impegnarmi. Ho sempre lavorato nell’ambito del sociale, facendo il fotografo ho sempre cercato di lavorare su quel versante: ho fotografato più volte la città, gli abitanti, i quartieri. E quindi mi è piaciuto portare un’osservazione eccentrica rispetto ai soliti modi di guardare la città, che io scruto per vie traverse, in ambiti poco esplorati dai cittadini.

sergio ferri

Su quali temi ti batterai nei prossimi cinque anni? Fin dall’inizio ho detto ai miei colleghi: “Non dirò cose che non mi appartengono. Dico ciò che vedo io, quello che so, come stanno certi angoli di città, come vivono certi cittadini, cos’è l’estrema povertà”. Mi spenderò dunque su questi versanti. Il resto lo lascio ad altri perché da parte mia risulterebbe stonato e quindi falso.

Un’analisi del tuo successo. Perché gli elettori ti hanno votato? Un po’ perché conosco tanta gente da molti anni che frequenta aree diverse. Un po’ perché non ho cercato di scimmiottare qualcun altro, non ho detto cose che non mi appartenevano. Chi l’ha capito sicuramente mi ha premiato.

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