Frode fiscale nel commercio di metalli preziosi, sequestri anche nel piacentino

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Ha interessato anche la provincia di Piacenza un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Arezzo relativa ad una presunta frode fiscale che ha portato ad un decreto di sequestro preventivo di beni e di disponibilità finanziarie, emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Arezzo, per un valore superiore ai 10 milioni di euro. Gli investigatori – spiega una nota delle Fiamme Gialle – hanno individuato un’organizzazione, con base operativa in Arezzo, “dedita alla commissione di una pluralità di delitti, che vanno dalla frode fiscale, realizzata mediante l’evasione dell’iva derivante dalla compravendita di metalli preziosi, per un giro d’affari di circa 100 milioni di euro, all’autoriciclaggio dei proventi illecitamente accumulati”.

Secondo quanto scoperto dagli inquirenti, il meccanismo studiato dall’organizzazione sarebbe stato attuato attraverso società cosiddette “cartiere” e sviluppato “mediante vorticosi scambi intercorsi fra tre società, con sede in Toscana, Campania e Lombardia, le quali, in soli 4 anni (2018-2021), hanno ceduto ingenti quantitativi di metalli preziosi, in particolare, oro e palladio, ricorrendo a false fatturazioni”. Nel corso delle indagini sono stati, inoltre, effettuati mirati interventi, che hanno consentito di giungere al sequestro di 12 kg di metalli e di oltre 30.000 euro in contanti; in un caso, nello scorso maggio, all’interno di una vettura “pedinata” lungo il tratto autostradale da Arezzo a Milano grazie all’utilizzo di rilevatori satellitari di posizione (g.p.s.) sono stati così rinvenuti e sequestrati due “cilindri” di palladio, del peso di 8,5 chilogrammi, per un valore di circa 700.000 euro, “trasportati senza documentazione giustificativa dell’origine”. “Complessivamente – spiegano le Fiamme Gialle -, sono state “tracciate” e ricostruite ulteriori 13 “consegne” di metalli preziosi “in nero”, che non hanno trovato alcun riscontro nella contabilità e avvenivano, di solito, presso svincoli autostradali in località sempre differenti”.

Otto le persone indagate, tra amministratori di fatto, “corrieri” e semplici “prestanome”, ritenuti partecipi, a vario titolo, di un sodalizio criminale, con la contestazione dei reati di associazione per delinquere, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed “autoriciclaggio” del profitto illecitamente conseguito. Contestazioni sono state mosse anche nei confronti di due società, “segnalate” all’autorità giudiziaria, secondo la disciplina della responsabilità amministrativa degli enti (d.lgs. n. 231/2001). Il provvedimento cautelare ha interessato beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie delle persone fisiche e giuridiche sottoposte ad indagini ed ha avuto ad oggetto, nello specifico, immobili ad uso abitativo o industriale, ubicati nelle province di Arezzo, Grosseto, Caserta, Milano, Piacenza e Roma, nonché auto d’epoca e moto di grossa cilindrata, oltre a diversi rapporti finanziari.

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