Concorso di poesia Valtidoncello, successo per lo storico appuntamento di Pecorara

Il concorso di poesia Valtidoncello – che da 34 anni si svolge a Pecorara, “capitale” della valle del Tidoncello – quest’anno s’è arricchito di una novità: un Premio nel Premio che ricorda Gianluigi Pizzi, mancato a marzo dello scorso anno, che fu uno dei fondatori della manifestazione letteraria e per molti anni anche segretario.

C’era curiosità e attesa per questo premio al suo debutto, che è stato assegnato da Umberto Fava, presidente del Valtidoncello, ad Angelo Taioli di Voghera, autore di alcuni pregevoli volumetti di versi, per “Potrebbe anche essere di maggio”, testo esteso e potente, percorso da un’ispirazione e da una tonalità malinconicamente rievocativa che s’intona col sentimento di perdita che intristisce questo riconoscimento “alla memoria”.

Incise sulla bella targa le parole: “Sei stato uno dei padri del Valtidoncello. – Ora il Valtidoncello ha un figlio – un Premio nel Premio – ed è dedicato al tuo nome – Gianluigi Pizzi. – Una ragione in più per continuare – a stare assieme”. Targa che è stata consegnata da Fava alla commossa vedova di Gianluigi Pizzi, signora Marina (in assenza dell’autore, intrappolato in autostrada mentre era in viaggio per venire). Signora Marina che, su sollecitazione di Fava, ha detto i versi di una breve lirica che Gianluigi nei giorni di Natale di quello che doveva essere il suo ultimo Natale aveva scritto per lei. Presente alla cerimonia anche la sorella del Pizzi, signora Rosella.

Il Premio Valtidoncello è stato invece vinto da Anna Francani di Cortemaggiore con “Accarezzami” originale brano scelto dalla giuria fra la rosa dei dieci finalisti, dov’è quasi straziante il desiderio, la voglia, la preghiera di una figlia per una carezza materna.

Il carosello degli autori ammessi alla finale è stato condotto da Francesco Letizia, che uno alla volta ha invitato alla ribalta i concorrenti, guidando con mano disinvolta e sicura il pomeriggio dei poeti del Valtidoncello – adulti, ragazzi e anziani – di volta in volta intrattenendoli con domande di natura letteraria o biografica, come per fare con ognuno di loro conoscenza ed amicizia.

I dieci passati al suo microfono a leggere i loro versi davanti all’uditorio e alla giuria o farseli leggere dalle voci recitanti di Angelo Antoniozzi e di Irma Arzani, il duo di attori ormai “stabili” sull’arena di Pecorara, sono stati: Davide Rocco Colacrai di Arezzo con “Come un nudo nido di storno”, Ivana Comoli di Milano con “Fiori di cicuta”, Celestino Ferrari di Piacenza con “Senectus”, Anna Francani di Cortemaggiore (“Accarezzami”), Brunella Giovannini di Reggiolo (“Quiete apparente”), Maria Francesca Giovelli di Caorso (“Sandra”), Elena Montanari di Fiorenzuola (“La danza delle onde”), Sara Polloni di Fiorenzuola (“Prede e predatori”), Vittoria Prazzoli di Borgonovo (“Avevo paura”) e Laura Rossi (“Passi”).

Un bel ensemble di liriche fra cui è stato arduo per la giuria estrarre l’asso vincitore: Anna Francani, appunto.

Ai giovani e giovanissimi partecipanti della sezione “Andrea Di Muzio” sarebbe dovuto andare anche un premio simpatia per la freschezza non solo dei loro versi, ma anche per la spontaneità delle loro parole in risposta al conduttore Francesco Letizia, parole che hanno dato più luce ancora alle loro personcine: Azzurra Bersani di Pianello con “I nonni”, Federico Ceresini di Nibbiano con “Le colline”, pochi versi che sono un lampo di sereno, e Sofia Colla con “Lungo il mio tunnel”, non solo composizione poetica, ma anche toccante documento di psicologia adolescenziale.

Quando è venuto il momento degli autori dell’Università dell’età libera Pallavicina di Cortemaggiore, si sono fatte avanti, accompagnate dalla loro “maestra” di poesia, che in realtà è la prof.ssa Maria Francesca Giovelli (che figurava anche nella decade dei finalisti ed è autrice di preziose raccolte di liriche), si sono fatte avanti in rappresentanza di tutto il gruppo due signore portando al Valtidoncello il frutto di un lavoro comune: “Il volo” e soprattutto “Strada”, versi di un’umanità umile, sincera e commovente.

Durante il lungo ma mosso pomeriggio di Pecorara, Fava ha avuto anche il tempo di dare spazio a letture, citazioni e commenti di brani e versi – non giunti in finale, ma di qualche interesse locale o letterario o umano. Così – senza premi ma con applausi – voce ai versi di Gisella Bertola di Pecorara (O bel contadino), di Federica Faraboli di Piacenza (Sei mesi in Val Tidone), di Gianfranco Marinoni “oste” di Pecorara e in passato vincitore del Valtidoncello (Elucubrazione nuziale), di Beatrice Zavattoni nativa di Pecorara e residente a Pavia (A una mamma), di Franco Campana piacentino ma da quasi 50 anni in Inghilterra e di Maria Giovanna Faccini che vive a Milano.

Hanno fatto gli onori di casa Cristina Mussetti presidente della Pro Loco, l’associazione che si prende amorevolmente cura fin dal suo nascere di questo Premio, che è la sua prediletta creatura culturale; e Franco Albertini, sindaco del Comune di Alta Valtidone che sostiene la manifestazione insieme alla Banca di Piacenza. A far filare tutto nel verso giusto come da una cabina di regia l’assessore alla cultura Giovanni Dotti, in giuria insieme a Rosella Pizzi, Alessandra Albertini, Maria Grazia Pomidoro, Lucia Falconetti e Fava.

Per i poeti targhe splendenti e ripetuti applausi; per tutti il finale e tradizionale rinfresco in onore della Poesia che fa piacere a vincitori e vinti, che esalta gli uni e consola gli altri.

“Più difficile che scrivere una poesia – commenta Umberto Fava – c’è solo giudicarla, cosa che noi facciamo con umiltà e onestà dal principio di quest’avventura, 1989, per amore della poesia e rispetto dei poeti. Il Valtidoncello è un invito alla poesia. Un invito che per ogni poesia scritta, se ne leggano cento altre, quelle dei grandi poeti, e ciascuno i suoi grandi poeti se li scelga da sé. Non solo per il piacere di leggerli, ma sopratutto con l’umiltà di imparare”.

Infine: “Non voglio che questo raduno di fine estate qui a Pecorara sia una macchina distributrice di targhe, ma un momento che rinfocoli la voglia di lettura di poesia”.

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