“Non abbandono la Russia, qui ci sono 6mila connazionali e più di cento aziende”

“Io, come il capitano, sarò l’ultimo ad abbandonare la nave”. Parola di Vittorio Torrembini, piacentino di Russia, console onorario dell’Italia nelle regioni centrali russe che da oltre venti anni segue l’associazione degli imprenditori italiani a Mosca. Lo abbiamo interpellato come già nei mesi scorsi sull’evoluzione della guerra in Ucraina per comprendere il clima che si respira in Russia. Anche alla luce di una novita delle ultime ore: l’ambasciata italiana a Mosca ha invitato tutti i cittadini italiani presenti in Russia di valutare la possibilità di lasciare il Paese.

“Considerata la più recente evoluzione del contesto internazionale e la crescente difficoltà nei collegamenti aerei e su strada in uscita dalla Russia, si raccomanda ai connazionali presenti in Russia di valutare se la permanenza sia necessaria e, in caso contrario, di lasciare il Paese” – recita la nota della nostra sede diplomatica a Mosca. Ecco cosa dice Torrembini.

L’invito dell’Ambasciata italiana a valutare se rientrare per i nostri connazionali come va interpretato? Credo che l’Ambasciata italiana abbia dovuto adeguarsi ai messaggi già inviati da Americani e da altri paesi europei. La sensazione che si avverte qui è che siamo in presenza di una ennesima escalation propagandistica.

Tu cosa farai? Io, come il capitano, sarò l’ultimo ad abbandonare la nave. Abbiamo più di cento aziende presenti con attività produttive. Circa 6mila connazionali ancora qui. Aspettiamo tempi e politiche migliori e più pulite.

Come è la situazione a Mosca? La mobilitazione parziale voluta da Putin come è stata vissuta realmente dalla popolazione? Tra la gente c’è una naturale preoccupazione. Molti, soprattutto da Mosca e San Pietroburgo, cercano di andare all’estero. (Si parla di circa 100mila persone) Di contro, solo oggi si sono presentati ai vari centri di reclutamento circa 7mila persone che si offrono volontarie.

Come si può evitare un’ulteriore escalation del conflitto? Servirebbe uno scatto di buon senso da parte di tutti e una maggiore capacità di autodeterminazione da parte di tutti i governi europei.

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