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Cantiere Cattolica: nel 2023 la nuova palazzina e parco agrivoltaico. Universi intervista Manfredini

La redazione giornalistica di Universi ha incontrato il nuovo direttore di sede dell’Università Cattolica di Piacenza Angelo Manfredini. Ne è scaturita un’intervista approfondita con le domande rivolte da Hassan Haidane, Chiara Ruggeri, Roberta Capannini, Alex Manfrin e Micaela Ghisoni, coordinati da Fabio Franceschetti e Mauro Ferri. Manfredini parla del suo lungo percorso professionale in Cattolica e dei progetti futuri dell’ateneo piacentino, alcuni dei quali inizieranno a concretizzarsi a partire dal 2023, fra poche settimane. Ecco quello che ci ha detto.

Angelo Manfredini, può presentarsi?
Sono entrato in Cattolica nel 1995, ho svolto quasi tutta la mia carriera tra i campus universitari di Piacenza e Cremona. A Cremona c’è infatti un campus che dal punto amministrativo dipende da Piacenza. Soltanto tra il ’97 e il ’98 ho lavorato presso la sede di Milano nelle Pubbliche Relazioni. Dal ’95 ad oggi ho rivestito diversi ruoli all’interno dell’Università e dal primo di agosto ho iniziato il nuovo incarico di direttore di sede. Potete immaginare, essendo in Cattolica da tanto tempo, quanto sia stata grande la soddisfazione. Considero questo incarico un’altra tappa di crescita che mi lega ancora di più a quest’università. Sono molto affezionato alla Cattolica perché è un ambiente bellissimo, animato da giovani, molto ricco dal punto di vista culturale e scientifico, perché abbiamo la fortuna di avere docenti che sono davvero all’avanguardia nei loro campi di studio e ricerca. Siamo a Piacenza e Cremona, ma non siamo un’università di provincia perché facciamo parte della Cattolica, che ha una rete con una grande impronta internazionale. A Piacenza e Cremona sono presenti 200 studenti stranieri e questo rende l’ambiente ancora più stimolante.

Prima di entrare all’Università Cattolica, ho lavorato presso la Caritas Diocesana di Piacenza-Bobbio, inoltre ho collaborato per tanti anni con il Centro Servizi per il Volontariato di Piacenza, come referente della promozione e della formazione. Per sei anni, tra il 2011 e il 2017, sono stato presidente di Piacenza Expo, il nostro quartiere fieristico. Sono tutti incarichi che prevedono un’attenzione al territorio locale e un servizio alla città: è questa una motivazione che ho sempre sentito molto forte. La Cattolica non solo è un’istituzione molto considerata a Piacenza, ma davvero crea un indotto a livello culturale, economico e di circolazione delle idee che è notevolissimo. Quindi, anche in Cattolica so di svolgere un servizio molto importante per la comunità locale.

Universi intervista a Manfredini

In che cosa consiste il lavoro del Direttore di sede e come ha accolto questo nuovo incarico? 
L’ho accolto con entusiasmo. Certamente anche con la consapevolezza che c’è tanto da fare, dal lunedì al venerdì praticamente vivo in ateneo. Però le giornate volano e sono molto motivato. Cosa fa un direttore di sede? Allora, partiamo dalle responsabilità più delicate: io sono il datore di lavoro, quindi mi occupo di tanti aspetti essenziali: dalla sicurezza alla privacy; se succede qualcosa la responsabilità ultima è la mia. Poi c’è il tema della gestione delle risorse umane, perché pure l’università è un’ ’azienda’ anche se un po’ particolare: c’è la parte amministrativa, con circa 110 dipendenti tra Piacenza e Cremona, che implica la necessità di mantenere le relazioni con i vari uffici, ognuno portatore delle proprie dinamiche interne. E naturalmente c’è la parte accademica, quindi tutti i docenti e le facoltà, con cui mantenere una collaborazione quotidiana. Infine, c’è una parte del mio lavoro che richiede attenzione al territorio, ovvero una serie di pubbliche relazioni da mantenere, con gli stakeholders, gli enti locali, la Regione Emilia-Romagna, le associazioni di categoria, il che significa mantenere contatti quotidiani e partecipare a eventi che caratterizzano la vita sociale e istituzionale di Piacenza. Aggiungo un ultimo tema: essendo la sede centrale a Milano, come direttore di sede devo presidiare a livello amministrativo i rapporti con i vertici accademici, i dirigenti che sono a Milano e i nostri uffici centrali. Anche questo è un punto di forza della Cattolica, perché avere direzioni di riferimento e uffici di supporto a Milano consente di lavorare meglio e commettere meno errori e permette uno scambio di best practices.

Come si diventa direttore di sede? Quali studi ha fatto?
Ogni direttore ha la sua storia. Io sono laureato in Pedagogia, con una tesi di laurea in filosofia, quindi ho un approccio umanistico. La mia prima aspirazione professionale era di lavorare nel campo sociale e della formazione. Oltre alla laurea in Pedagogia ho conseguito il diploma superiore di Scienze Religiose, con l’obiettivo di fare l’insegnante di religione, professione che ho svolto per quattro mesi, e di continuare a lavorare come formatore nel sociale. Ho poi conosciuto l’allora direttore amministrativo della Cattolica, un piacentino, Giuseppino Molinari, e l’allora direttore della sede di Piacenza-Cremona, Giuseppe Colpani, che guarda caso avevo incrociato in Caritas. Devo a loro il mio inserimento in Università. Colpani mi ha proposto di lavorare nella sede di Piacenza nelle Relazioni Esterne, e ho accettato. Sono entrato in Cattolica quando ancora non c’era né un ufficio stampa, né un ufficio orientamento, né un ufficio Stage & Placement. Questo perché nel ’95 eravamo nel pieno di una fase di crescita della sede piacentina. Fino al ’90 qui c’era solo la Facoltà di Agraria, in quel periodo sono partite le Facoltà di Economia, di Giurisprudenza e di Scienze della formazione. Si era capito che un campus mono-facoltà non avrebbe avuto molto futuro. Allora mi occupavo delle relazioni pubbliche, di organizzare eventi, andavo nelle scuole a fare orientamento, in particolare al Sud. Ricordo ancora il primo tour: con l’aereo siamo arrivati a Catania, abbiamo noleggiato un’auto abbiamo fatto tappa a Ragusa, quindi siamo arrivati a Catanzaro, da lì a Lecce. Da quella prima esperienza abbiamo capito che era necessario organizzare bene la promozione uscendo da una fase pionieristica. Anche perché dal Sud e in particolare dalla Puglia e dalla Sicilia in tanti vengono a studiare in Cattolica.

Tra il ’97 e il ’98 sono stato alla sede di Milano: quei 13 mesi a Milano mi sono serviti molto per comprendere come funziona l’Università Cattolica e la sede centrale. Nel ’98 sono rientrato a Piacenza perché cercavano un coordinatore amministrativo del campus di Cremona. Da allora ho cominciato ad occuparmi di formazione post-laurea, quindi di master, dottorati e formazione permanente. Dal 2016 sono stato caposervizio non solo della formazione post-laurea ma anche della ricerca, che è un altro ufficio importantissimo. Per farvi capire posso darvi un dato: abbiamo stipulato contratti per progetti di ricerca per un valore di oltre 20 milioni di euro. Si tratta di progetti finanziati dai Ministeri e dalle Regioni, ma anche dalla Comunità Europea e da aziende private. Negli ultimi mesi si sono aggiunti i bandi del Pnrr, attraverso i quali abbiamo ottenuto il finanziamento di cinque progetti su Piacenza-Cremona. Nell’ambito dei progetti di ricerca e delle commesse abbiamo la possibilità di attivare collaborazioni, assegni di ricerca, borse di ricerca. Abbiamo oltre 90 assegnisti di ricerca e circa 200 persone sotto incarico e quindi valorizziamo i giovani che tra i nostri laureati spiccano particolarmente, permettendo anche ad alcuni di loro di avviare la carriera accademica.

Universi intervista Manfredini

Quali progetti ha in mente in questi primi mesi del suo nuovo incarico?
La maggiore attenzione come ogni anno è riservata alla didattica: le iscrizioni sono andate bene e quindi questo ci fa dire che, sia il campus di Piacenza che quello di Cremona, continuano una fase di crescita. Dal 2010 ad oggi la popolazione studentesca è sempre aumentata. L’obiettivo è mantenere sempre un’offerta formativa di qualità per mantenersi al passo coi tempi, recependo le nuove esigenze del mercato del lavoro. Un altro ambito fondamentale è la cosiddetta ‘Terza Missione’, ossia la diffusione sul territorio delle conoscenze acquisite sia con la didattica che con la ricerca: quindi i convegni, i corsi di formazione permanente, e le altre attività aperte alla cittadinanza che permettono di condividere i risultati delle attività di studio e ricerca. Anche da quel punto di vista abbiamo numeri in crescita, in particolare dopo il periodo covid, con la ripresa della convegnistica.

Rispetto ai progetti dei prossimi mesi vi posso dire che, proprio per questa crescita che sta vivendo la nostra sede, abbiamo spazi troppo stretti. C’è quindi in vista un ampliamento con la realizzazione di una nuova palazzina dietro l’attuale complesso di Economia, che sarà su due piani: al piano terra ci saranno quattro aule tutte della capienza di 100 posti; al piano superiore un’altra aula sempre da 100 posti, più uno spazio studio per gli studenti, un open space per i docenti e un altro spazio per uffici amministrativi. Il progetto prevede anche la sistemazione dell’area verde circostante e la creazione di posti auto in più: i mille parcheggi attuali non sono più sufficienti. In questo progetto siamo stati molto attenti all’efficientamento energetico e stiamo pensando in prospettiva di mettere dei pannelli fotovoltaici sopra i parcheggi. Nel primo semestre del prossimo anno, saranno affidati i lavori: il cantiere comincerà a giugno 2023, serviranno due anni per la realizzazione e quindi la nuova palazzina sarà disponibile dall’anno accademico 2025/26. Questa struttura è necessaria anche perché da quest’anno è partito il corso di laurea in Scienze della formazione primaria, che abilita all’insegnamento nella scuola dell’infanzia ed elementare. Ha un numero programmato, 100 matricole all’anno: quando sarà a regime ci saranno 500 studenti in più, per questo abbiamo previsto le nuove aule. Questo ampliamento avrà un costo di 6 milioni e 300mila euro, a cui contribuiscono in parte l’Epis (l’Ente di Piacenza e Cremona per l’Istruzione Superiore), la Fondazione di Piacenza-Vigevano, il Comune di Piacenza, la Camera di Commercio e Confindustria. Tutti questi contributi esterni valgono circa 1 milione di euro, quindi la parte preponderante sarà stanziata dall’Università.

Abbiamo anche un secondo progetto strategico. Come sapete, il dramma in questo periodo è l’incremento dei costi energetici. Andremo a costruire nel primo semestre del prossimo anno un parco agrivoltaico, ovvero con pannelli fotovoltaici a 4-5 metri d’altezza con sotto le coltivazioni, in un terreno di nostra proprietà, al di là della strada dell’Anselma. Un progetto che permette un consumo intelligente del suolo. La facoltà di Scienze agrarie, grazie ai progetti di ricerca finanziati di cui parlavamo prima, disporrà in quei terreni di alcune coltivazioni sperimentali. Da una parte aumentiamo quindi i laboratori didattici a cielo aperto, dall’altra con i pannelli si prevede una produzione fino a 500 kwp di energia, che andrà a coprire circa il 50 % del fabbisogno energetico del campus. È un’operazione da 1milione e 176mila euro, quindi un investimento notevole da parte dell’università, che riusciremo ad ammortizzare col risparmio energetico. Contiamo entro la prossima primavera di aver ultimato i lavori.

Universi intervista a Manfredini

All’interno della popolazione studentesca, quanti sono gli studenti stranieri e di quali provenienze?
Il numero di studenti stranieri è intorno ai 200, le provenienze sono varie. Tanti giovani stranieri arrivano a scegliere i campus di Piacenza e Cremona in primis perché abbiamo una offerta formativa all’avanguardia e in parte in lingua inglese, una scelta fatta dalla nostra università proprio in un’ottica di internazionalizzazione. Abbiamo un Ufficio Internazionale con agenti che fanno reclutamento praticamente in tutti i continenti. Ci sono nazionalità maggiormente rappresentate, quelle dei paesi dove sono in vigore gli accordi per i Double Degree. Cito ad esempio il programma di Doppia Laurea in Management Internazionale, che consente ai nostri iscritti della laurea triennale in Economia aziendale di frequentare il terzo anno e un quarto anno all’estero in università convenzionate per completare la laurea triennale in Italia, acquisire un master universitario in management internazionale (di durata annuale) e al contempo il titolo di studio straniero. Tutto questo nel giro di quattro anni. Questi accordi prevedono che anche iscritti di università estere arrivino da noi, attraverso uno scambio alla pari. Poi ci sono studenti che vengono da paesi che sono in situazioni di conflitto o da aree di tensione geopolitica.

Qual è, secondo lei, la differenza tra dirigere una sede di un’università privata e un ruolo svolto in un’istituzione pubblica?
Quando ero presidente di Piacenza Expo, una società per azioni a maggioranza pubblica (da solo il Comune di Piacenza ha la maggioranza delle quote), ho potuto sperimentare i vincoli dell’amministrazione pubblica. Anche in Università Cattolica ci sono policy e regolamenti molto precisi da rispettare. Ma certe procedure sono più snelle.

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