Guerra e inflazione: anche a Piacenza si spegne la ripresa dell’occupazione

Le ripercussioni economiche della guerra in Ucraina e l’inflazione iniziano a pesare sull’andamento del mercato del lavoro. E quanto rileva l’Agenzia regionale per il lavoro ha reso noto il rapporto congiunturale relativo al secondo trimestre del 2022 (aprile, maggio, giugno) con i numeri sulle attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro e le variazioni delle posizioni lavorative dipendenti.

Nel corso del secondo trimestre 2022, in provincia di Piacenza – spiega il report – l’andamento dei flussi di lavoro dipendente ha probabilmente risentito sia degli effetti delle prime conseguenze derivanti dallo scoppio della guerra in Ucraina e dell’interruzione delle catene di approvvigionamento, sia dell’inflazione e della conseguente stretta monetaria: la variazione congiunturale delle assunzioni è stata positiva nel mese di aprile (+7,4%, dati destagionalizzati), ma negativa a maggio e giugno (-2,0% e -9,8% rispettivamente)”. Come conseguenza del rallentamento complessivo, il quadro provinciale emerso dall’aggiornamento al 30 giugno 2022 evidenzia “una modestissima crescita di 58 posizioni dipendenti rispetto al 31 marzo 2022; questo saldo destagionalizzato attivazioni-cessazioni contribuisce a limitare la perdita della domanda di lavoro dipendente registrata nel complesso della regione (-1.117 unità)”. A livello provinciale questa crescita di posizioni di lavoro dipendente nel trimestre “è dipesa dal risultato di maggio (150 unità), che ha più che compensato quello del mese di aprile e giugno (-81 e -11 posizioni rispettivamente)”.

La dinamica delle assunzioni dopo la fine del lockdown nel maggio di due anni fa, ha subìto diversi rallentamenti e accelerazioni per gli «stop and go» imposti dalle autorità per il contenimento dell’epidemia. A partire da settembre 2021 in provincia di Piacenza i livelli si sono riportati sopra a quelli pre-pandemici: in base ai dati destagionalizzati però, nel mese di giugno 2022 le attivazioni complessive dei rapporti di lavoro provinciali si sono riportate ad un livello inferiore a quello pre-pandemico di febbraio 2020 (pari al 97,0%), tale valore si attesta al 97,2% nell’industria e al 103,5% nei servizi. Al 30 giugno 2022 in provincia di Piacenza si rileva una variazione delle posizioni dipendenti su base annua pari a 1.579 unità (calcolata sulle ultime dodici mensilità disponibili): tale indicazione di tendenza deducibile dai dati grezzi, che già rivede al ribasso il corrispondente valore calcolato alla fine del primo trimestre (+1.863 unità secondo le nuove stime), è destinata ad essere ulteriormente ridimensionato come bilancio previsivo per il 2022, data la modesta crescita realizzata nel primo semestre (+320 unità come dato destagionalizzato) e considerando il peggioramento del contesto economico.

La modesta crescita delle posizioni dipendenti in provincia di Piacenza nel secondo trimestre del 2022 (+58 unità, dato destagionalizzato) – specifica il report – è dovuta, in primis, alle 128 posizioni in più nell’industria in senso stretto, cui si sommano le 75 unità nel commercio, alberghi e ristoranti, a fronte di un calo di 78 posizioni nelle costruzioni, di 32 nelle altre attività dei servizi e di 35 in agricoltura, silvicoltura e pesca. Nel settore turistico provinciale la variazione congiunturale delle posizioni di lavoro dipendente e intermittente riferita al secondo trimestre registra un segno negativo (-35 unità), da attribuire interamente alle posizioni di lavoro intermittente perse; nella definizione qui adottata del turismo vengono presi in considerazione, oltre agli alberghi e ristoranti, anche una lunga serie di comparti dedicati, quali ad esempio le attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator, l’organizzazione di convegni e fiere, la gestione di luoghi e monumenti storici e attrazioni simili, ecc.

Negli ultimi dodici mesi dell’anno, alla crescita di 1.579 posizioni dipendenti rilevata in provincia attraverso i dati grezzi aggiornati a fine giugno 2022, hanno contribuito tutti i settori, e in modo particolare l’industria in senso stretto (+831 unità), responsabile di poco meno della metà delle posizioni dipendenti create nell’economia provinciale. Positiva anche la dinamica del settore turistico, il cui saldo annuale è pari a 425 unità, di cui 278 afferenti alla componente di lavoro dipendente e 147 a quella di lavoro intermittente.

La dinamica delle posizioni dipendenti per tipologia contrattuale – Nel secondo trimestre 2022, in provincia di Piacenza hanno continuato a diminuire le posizioni dipendenti a carattere temporaneo e in apprendistato (-588 unità), che erano cresciute sensibilmente nel corso del 2021. Il saldo negativo di queste posizioni dipendenti è stato più che compensato, dalla crescita del lavoro a tempo indeterminato (+646 posizioni in più), sostenuto dalla positiva dinamica delle trasformazioni (+1.339 unità). Anche l’evoluzione incorporata nei dati grezzi degli ultimi dodici mesi evidenzia la crescita più marcata delle posizioni a tempo indeterminato (+1.560 unità), rispetto a quella, stimata in 19 unità, del lavoro in apprendistato, a tempo determinato e in somministrazione in evidente rallentamento. È nel solco di questa tendenza, in linea quindi con l’evoluzione generale, che si colloca la crescita tendenziale del lavoro intermittente: 289 posizioni in più nell’ultimo anno, equamente distribuite tra il settore turistico (+147 unità) e le altre attività (+142 unità).

La tendenza evidenziata su base annuale localmente, non trova riscontro nelle CO rielaborate dall’ISTAT a livello nazionale dove la crescita tendenziale delle posizioni lavorative dipendenti (+735 mila posizioni negli ultimi quattro trimestri), è ancora determinata, in misura maggiore, dal lavoro a tempo determinato (+425 mila posizioni), meno da quello a tempo indeterminato (+310 mila unità), come confermato nella media della regione. Le proporzioni tra le due componenti s’invertono nell’evoluzione congiunturale più recente: delle 159 mila posizioni dipendenti in più a livello nazionale nel II trimestre 2022 (dato destagionalizzato), ben 88 mila sono a tempo indeterminato. Infine, l’Inps stima che nel primo semestre 2022 siano state autorizzate 464,8 mila ore di cassa integrazione guadagni (CIG) nel piacentino, pari al 2,9% del totale regionale, quantitativo che risulta notevolmente inferiore al dato relativo ai primi sei mesi dell’anno precedente (quando furono autorizzate oltre 5,3 milioni di ore) e leggermente inferiore anche al livello pre-pandemico del I semestre 2019 (507,2 mila ore). Nel primo semestre 2022 i volumi di ore di cassa integrazione autorizzati dall’Inps sono rientrati sotto ai livelli registrati prima della pandemia solo a Piacenza, Ferrara e Ravenna.

Per «variazione congiunturale» si intende la variazione (in valore assoluto o in percentuale) fra il mese corrente ed il mese precedente: essa può essere calcolata unicamente sui dati destagionalizzati. Per «variazione tendenziale» si intende la variazione (in valore assoluto o in percentuale) fra il mese corrente ed il corrispondente mese del precedente anno: essa viene calcolata sui dati grezzi, ossia sui dati originali, non destagionalizzati.

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