Le Rubriche di PiacenzaSera - Cooperazione

Il canto di speranza di Unicoop e Geocart “Cooperazione sociale messaggera di pace” foto

La cooperazione sociale diventa messaggera di pace e di inclusione, grazie al linguaggio universale della musica. Sessanta operatori della cooperative Unicoop e Geocart hanno interpretato la canzone Gam Gam, canzone ebraica composta da Elie Botbol, famosa come canto di speranza grazie al film di Roberto Faenza Jona che visse nella balena, nella versione di Ennio Morricone. La loro esibizione, registrata all’Elfo Studio di Tavernago con la direzione della collega di Unicoop Claudia Beltrani, è diventata un video realizzato con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano. In occasione della Giornata della Memoria, il video è stato presentato nella sede del centro Abi di Unicoop sul Facsal. L’iniziativa ha voluto essere un messaggio di speranza, ha ricordato il direttore generale Stefano Borotti, chiamando accanto a se’ due soci rispettivamente di Unicoop e Geocart, Elena e Vladimir, di nazionalità ucraina. A quasi 80 anni dalla scoperta dell’orrore dei campi di sterminio, il mondo è ancora in guerra, “noi abbiamo voluto condividere il nostro desiderio di pace – ha detto – attraverso questo canto che non è triste, ma è di speranza”. Una finalità che non poteva non essere condivisa dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, come ha ricordato il presidente Roberto Reggi, che ha condiviso con i fondatori delle due cooperative l’esperienza dell’obiezione di coscienza. A Piacenza ne fu promotore, nella sede Caritas allora in via San Giovanni, don Mauro Stabellini, che ha ricordato le visite nei campi di concentramento, accompagnato da un sopravvissuto di Mauthausen, a cui ha preso parte insieme a un gruppo di ragazzi, messi a confronto l’orrore nella sua forma più tangibile. “Vivere la memoria non è semplicemente ricordare, che è già qualcosa. Ma è vivere un memoriale, il che significa rivivere oggi quello che è accaduto ieri – dice don Mauro Stabellini -. Fare memoriale oggi, con il pensiero rivolto alla pace, è bellissimo. Qui dove ci sono due cooperative nate proprio dal no ad imbracciare i fucili, dagli obiettori di coscienza. Una possibilità introdotta 50 anni fa, nel 1972, ma che è costata cara a chi l’ha sostenuta. C’è chi è andato in carcere per difendere questa scelta, perché si veniva considerati dei disertori. I nostri obiettori di coscienza hanno aperto una strada che è sfociata in un prendersi cura della propria città, soprattutto di chi è più in difficoltà. Bellissimo che siano qui insieme Unicoop e Geocart, perchè non sono due realtà che vanno per conto loro, ma che si connettono in questa realtà che dice no a chi fa morire e dice sì a ciò che fa vivere”.

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