“La Resistenza non è uno slogan, è un impegno. Dobbiamo ancora combattere insieme” fotogallery

Un 25 aprile appassionato e vitale. Come le parole di Maria Pia Garavaglia, oratrice ufficiale dal palco delle celebrazioni ufficiale in piazza Cavalli. Un discorso tutto d’un fiato nel quale ha rimarcato come una parte importante dei principi della Costituzione debbano ancora essere realizzati: “La riforma sanitaria di Tina Anselmi era l’attuazione dell’articolo 32 della Costituzione, ma non è salvaguardato il Sistema sanitario nazionale in questo periodo. Non è del tutto applicata la parità dell’articolo 37, la pari retribuzione delle donne e degli uomini a parità di lavoro. Manca ancora molta giustizia sociale”.

E ancora un passaggio sulla necessità di non stravolgere i fatti di 80 anni fa: “La verità storica ci rende liberi. Non abbiamo velo nel ricordare che ci sono state altre stragi, ma gli italiani hanno avuto il fascismo, non altri regimi. Da quello ci ha liberati la Resistenza”. Le parole della presidente dell’Associazione nazionale partigiani cristiani ed ex ministra e senatrice, hanno riecheggiato in una piazza Cavalli silenziosa e raccolta. Alla presenza di tre partigiani combattenti superstiti, Renato Cravedi, seduto in prima fila sulla sua carrozzina accompagnato dalla figlia Anna Maria, Pino Fumi e Ugo Magnaschi.

La commemorazione, organizzata dal Comune di Piacenza insieme ad Anpi e Anpc, era iniziata alle 9.30 a Piazzale Genova con il concentramento e la formazione del corteo partito verso Piazza dei Cavalli, dove hanno parlato la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi e la presidente della Provincia Monica Patelli, prima di dare la parola a Mariapia Garavaglia. Nella prima parte del corteo, fino all’omaggio al Dolmen, ha marciato per la prima volta il parlamentare di Fratelli d’Italia Tommaso Foti.

“Dietro alla Costituzione c’è la vita di tanti giovani che hanno combattuto, non potevo non iniziare con le parole di un presidente della Repubblica, il partigiano Sandro Pertini. Costituzione che è antifascista” ha detto Tarasconi, che cita poi anche Tina Anselmi. “La nostra storia ci insegna che la democrazia è un bene delicato che attecchisce solo in certi terreni. Dobbiamo averne cura”. “Ricordiamo il passato senza tacere sul presente. C’è il dovere delle istituzioni, della comunità intera di non dimenticare la storia che si fa sempre meno recente. Ci è richiesto sforzo congiunto ad agire tutti insieme per offrire nostro contributo. I tanti problemi dell’oggi si possono risolvere solo con l’esempio di chi è riuscito a risorgere dalle macerie negli anni più bui” interviene la presidente della Provincia, Monica Patelli.

“Il 25 aprile 1945 fu facile rispondere alla chiamata, ma nel ‘43 pochi italiani avevano sognato di liberare il Paese dall’oppressione nazifascista – dice Mariapia Garavaglia -. I partigiani, patrioti, hanno creduto valesse la pena sacrificarsi. La verità storica ci rende liberi. Gli italiani hanno avuto il fascismo, non altri regimi. Il voto è diventato la vostra arma a difesa della democrazia. Riappropriamoci di parole come patria, nazione, popolo. Patriottismo è dove si difendono istituzioni democratiche. Resistenza non è uno slogan, è un impegno. Dobbiamo ancora combattere. Manca ancora molta giustizia sociale”. “Ci fu qualcuno che decise di prendersi la responsabilità per tutti, ma anche dei vili, o quelli che avevano degli ideali anche se sbagliati. Ma una gran parte fece sì che il 25 aprile si ordinasse l’insurrezione. E nel 46 anche le donne andarono per la prima volta a votare. Non gli era stato concesso da nessun regime, se lo conquistarono loro”.

IL DISCORSO DI MARIAPIA GARAVAGLIA – È un grandissimo onore. Io appartengo alla generazione di coloro che hanno goduto del sacrificio di chi 80 anni fa ha scelto da che parte stare. Il 25 aprile era stato tutto sommato facile rispondere alla chiamata all’insurrezione, ma nel ’43 pochi italiani avevano sognato di liberare il Paese dall’oppressione nazifascista, eravamo occupati anche noi dai tedeschi, erano gli alleati di Mussolini. Un periodo nero. I partigiani, i patrioti, hanno creduto che valesse la pena sacrificarsi, morire. Ci sono tre partigiani in questa piazza: a loro il grazie possiamo dirlo direttamente guardandoli in faccia.

La verità storica ci rende liberi. Non abbiamo velo nel ricordare che ci sono state altre stragi, ma gli italiani hanno avuto il fascismo, non altri regimi. Da quello ci ha liberati la Resistenza, e dopo ottant’anni stiamo godendo dei loro frutti e siamo contenti che il sistema democratico consenta l’alternanza del nostro voto. Senza fatica, senza dolore, senza rischiare la vita il voto è diventata la nostra arma a difesa della democrazia. Credo che questa piazza idealmente e moralmente sia col presidente Mattarella nel suo pellegrinaggio laico nei luoghi dove le stragi sono state più cruente.

Il 22 aprile 1946 Alcide De Gasperi fece un decreto in cui decise che il 25 aprile è la Festa della Liberazione. È la nostra festa. Facciamo in modo che i ragazzi ci intimino a conoscere la storia: perché si può condividere o no un pensiero, un’idea, un’ideologia, ma non si può non conoscere la storia. Ha partecipato il popolo, hanno partecipato i militari. Un soldato partigiano ha chiamato la nostra Costituzione ‘Bibbia laica’: era Carlo Azeglio Ciampi, che diceva di essere “livornese, toscano, italiano, europeo”, perché ci fu una Resistenza europea che ha portato a liberare l’Europa da un regime nazista. E furono tre uomini liberi – Adenauer, Schuman e De Gasperi – a credere che l’Europa avrebbe mantenuto la pace, e l’ha mantenuta per oltre settant’anni. L’abbiamo ai confini della nostra Europa, dobbiamo lavorare perché cessi. È una guerra di partigiani che stanno difendendo il loro territorio, la loro repubblica, democrazia, come accade in Afghanistan e in Myanmar. Ci sono partigiani, patrioti, dappertutto, dove la dignità umana, l’onore della patria è messo in gioco.

Riappropriamoci delle parole della Costituzione: patria, nazione, popolo. Non sono parole da affidare ad altri, non c’è il monopolio del patriottismo. Il patriottismo è là dove si difendono istituzioni democratiche. La Resistenza non finisce mai, la Resistenza non è uno slogan, è un impegno, perché la Costituzione non è ancora del tutto completata. Dobbiamo ancora combattere tutti insieme, perché quelli che giurano sulla Costituzione giurano di servire la patria e i cittadini italiani. Perciò adesso insieme abbiamo tanti articoli: la riforma sanitaria di Tina Anselmi era l’attuazione dell’articolo 32 della Costituzione, ma non è salvaguardato il Sistema sanitario nazionale in questo periodo. Non è del tutto applicata la parità dell’articolo 37, la pari retribuzione delle donne e degli uomini a parità di lavoro. Manca ancora molta giustizia sociale. La Costituzione è andata in vigore 75 anni fa ed è continuata nel nostro Parlamento per attuare le leggi che le danno corpo. Due donne hanno in maniera concreta dimostrato che la patria va sempre seguita perché le vittorie non sono ‘irreversibili’: Tina Anselmi e Nilde Iotti hanno sconfitto la P2, un attacco alla repubblica, alla democrazia, alle libertà costituzionali. Abbiamo ancora tanto da fare, se l’attenzione viene meno, se l’amore di patria si affievolisce, non sarà possibile mantenere le nostre libertà repubblicane. Non tocca a un altro. Se i partigiani avessero pensato questo, cosa sarebbe il nostro Paese? Ci fu qualcuno che decise di prendersi la responsabilità per tutti, ci furono dei vili che non vollero vedere, ci furono quelli che tacquero perché avevano paura, perfino quelli che avevano degli ideali in cui credere, anche se sbagliati.

Ottant’anni fa qualcuno si prese la responsabilità di fare in modo che il 25 aprile 1945 a Milano si dichiarasse l’insurrezione del Paese, ma ormai, per fortuna, era fatta. E nel 1946 a causa della Resistenza abbiamo votato il 2 giugno a suffragio universale, anche le donne per la prima volta votarono per le elezioni politiche. Avevano conquistato il diritto, non era stato loro concesso da nessun regime. Avevano conquistato il diritto di votare e di entrare a far parte della Costituente: 21 donne su 556 uomini, ma come si sono fatte valere! L’articolo 3 ha la non diseguaglianza di sesso perché la Mattei (Teresa, ndr) volle inserirla. Ci furono donne partigiane fra quelle, nella prima legislatura non furono ammessi al voto né attivo né passivo i capi partigiani, ma poi il Paese li ha accettati. Poi l’arco costituzionale si è aperto anche ad altri. E allora se lo ricordino, perché la riconciliazione è fonte di pace e di benessere: non saremo noi, che abbiamo voluto la pace, ad alzare gli animi. Ci aspettiamo pace e conciliazione da tutti perché la Resistenza è ancora Resistenza per tutti per attuare diritti, gestire doveri e fare che la patria sia una patria unita, unitaria, se possibile anche serena. Viva questa Italia, quella serena, la nostra Italia. Viva la Resistenza, ora e sempre, viva l’Italia”.

A SEGUIRE la messa nella Basilica di San Francesco. Al pomeriggio, lo spettacolo teatrale “L’ultima notte di Montefiorino”, le canzoni per la Resistenza e la Pace suonate dal Media Nicolini Choir diretto dal maestro Giorgio Ubaldi, poi ancora canzoni della Resistenza e canti di lavoro con Erica Opizzi e Antonio Amodeo. Infine, alle 20.45, il concerto del complesso “I cani della biscia”.

LE INIZIATIVE DEL POMERIGGIO

Piazza Cavalli – Piazzetta Pescheria

ore 15.00 – Luna di Caffè – Animazione per i bambini
ore 16.30 – “L’ultima notte di Montefiorino” (spettacolo teatrale): in un Comune dell’Appennino un giovane entra nella Resistenza e si trova ad affrontare tutte le tragedie e le miserie della guerra
ore 18.00 – Canzoni per la Resistenza e per la Pace. Concerto del “Media Nicolini Choir” diretto dal maestro Giorgio Ubaldi
ore 19.00 – Canzoni della Resistenza e canti di lavoro. Con Erica Opizzi e Antonio Amodeo
ore 20.45 – Concerto del complesso musicale “I cani della biscia”

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