La Buona Luna

La Buona Luna – Educazione sentimentale al vino

16/03/19

EVENTO A PAGAMENTO
: Teatro Trieste 34 - Teatro Trieste Trentaquattro, Via Trieste, Piacenza, PC, Italia - Inizio ore 21
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  • Tel. 329 8521350

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Nuovo e atteso appuntamento al Teatro Trieste 34 di Piacenza (via Trieste 34) per la nuova versione dello spettacolo La buona luna: educazione sentimentale al vino di e con Filippo Arcelloni, (direttore artistico di Teatro Trieste 34 e attore dell’associazione Piacenza Kultur Dom). In scena sabato 16 marzo alle ore 21.00.

Uno spettacolo sull’amore e sul vino, sulla passione, sulle esperienze che ti cambiano profondamente, su ciò che passa, ciò che rimane, ciò che emoziona e si radica in noi: il vino e l’amore appunto.

Uno spettacolo in divenire, dove mettersi in gioco è la prima regola: sì perché i coprotagnisti, Valentina Faverzani e Stefano Guereschi, in una sorta di staffetta aperta, nella versione rinnovata di sabato prossimo 16 marzo, prenderanno il posto dei due coprotagonisti dell’edizione precedente (Paolo Gogni e Beppe Parmigiani).

Infatti, grazie al contest/laboratorio attorale #attoRE per una notte, felicemente conclusosi qualche giorno fa proprio al Teatro Trieste 34, c’è stata la possibilità di selezionare, fra i numerosi partecipanti, i due attori ritenuti più adatti alla parte che ora avranno appunto la possibilità di calcare le scene insieme ad un attore professionista (Filippo Arcelloni).

La scelta di Valentina e Stefano è stata fatta proprio dai due vincitori dell’edizione di #attoRE per una notte dell’anno scorso, che ora passano il testimone.

Lo spettacolo si nutre di energie e relazioni, in un rimando sapiente fra passato e presente. In scena gli attori, una botte imbandita coi prodotti della terra, una chitarra, bicchieri e una bottiglia di vino. Dal momento della apertura della bottiglia il tempo quotidiano incomincia a retrocedere, per lasciare spazio ai sogni e alla memoria che il vino fa tornare a galla dal profondo dell’anima.

Incrociando l’amore per il vino con l’amore per una donna, il protagonista mescola, in modo ironico, i due rapporti creando punti d’incontro e distanze, raccontando tradimenti e fallimenti distillati dal piacere di un buon bicchiere di vino.

Parlare del vino vuol dire anche sorridere, ricordare la prima volta che lo abbiamo gustato, giocare a descriverne il carattere, ricordare i brindisi, scherzare sulla vita degli astemi.

Abbiamo chiesto a Filippo Arcelloni di raccontarci lo spettacolo e il suo lavoro. Ne è nata una conversazione amichevole, come davanti a un buon bicchiere di vino:

Definisci il vino come “metronomo dei pasti e delle amicizie” perché il vino scandisce, nella vita di tutti noi, i dialoghi, la quotidianità e il tempo degli incontri. Nel tuo spettacolo quanto conta, come elemento narrativo, la presenza del vino per innescare racconti e ricordi ed evocare presenze?

Tantissimo, il vino è il pretesto per raccontare una splendida storia d’amore con continui paragoni tra il piacere e l’estasi che sono presenti in tutti e due gli ambiti. Il vino vissuto come “pancia” e non mente, raccontato non solo per il suo prodotto finale ma anche attraverso tutta la lavorazione in vigna, atto d’amore verso una pianta nobile e generosa.

Spesso ti vediamo non solo protagonista in scena ma anche autore dei tuoi testi. In questo caso, e per il secondo anno, hai deciso di mettere in gioco la tua scrittura e condividerla con due nuovi coprotagonisti (selezionati al recente laboratorio, tenuto da te, dal titolo #attoRE per una notte). Quanto è stata difficile (o sorprendente e divertente) questa condivisione?

Mi piace molto l’idea di condividere un testo scritto dalla mia mente con attori/attrici nuovi, anche non completamente formati nella professione. Mi sorprende vedere come le mie parole raccontate da loro assumano significati diversi che io non avrei mai pensato potessero avere. Mi piace cucire il testo e le situazioni di scena sulle particolarità fisiche e caratteriali degli altri attori, cercando di metterli a loro agio nello spettacolo. Ma sento anche la responsabilità di proteggere, difendere e mettere in sicurezza il loro lavoro di attori in scena con un pubblico, dandomi il compito di riuscire a fargli fare una esperienza positiva.

I tuoi spettacoli, pur scegliendo lo stile comico, hanno tutti una notevole profondità: la comicità ti serve per mascherarti o ti mette inevitabilmente ancora più a nudo?

La comicità, intelligente, è lo strumento che permette di dire e raccontare in modo coinvolgente temi difficili e complicati, cercando, nel momento in cui il pubblico riprende il fiato al termine della risata, di piazzare un colpo basso che lo metta KO.

Quanto conta il vino nella tua vita?

Poco, non sono un grande bevitore, più che il vino conta il lavoro che ho fatto per una decina di anni nella vigna di famiglia e tutte le persone che ho incontrato che in modo inconscio mi hanno lasciato pensieri degni di Osho…

Quanto è importante il tuo vissuto nella scrittura dei testi?

In questo spettacolo tanto. Il 50% sicuramente, mentre il restante 50% nasce da lettura, pensieri, osservazioni.

Il tuo modo di fare teatro, con la centralità del racconto, ti porta a confrontarti con coraggio con le reazioni/interazioni del pubblico, come è avvenuto nel tuo ultimo spettacolo #sciopero. In questa nuova versione di “La buona luna” cosa si deve aspettare il pubblico?

Se lo dico, svelo il segreto. In realtà questo spettacolo è uno spettacolo a impianto tradizionale, atto unico, tre attori in scena, nessuna interazione con il pubblico. Quindi può sedersi tranquillo e gustarsi lo spettacolo, come un buon bicchiere di vino.

Parte integrante del titolo dello spettacolo è la frase “Educazione sentimentale al vino”: la citazione al romanzo di Flaubert, in quale nuovo terreno ci porterà? La cifra comica si mescolerà con quella lirica e sentimentale?

Esatto, amore per il vino e amore per l’amore, il paradosso e la moda del vino, tanti campi, parlando di vino e sentimento.

Hai un’impostazione progettuale in ciò che fai: quando pensi a un evento nuovo lo vedi nelle sue varie declinazioni a venire: dopo la nascita dell’associazione culturale PKD (Piacenza Kultur Dom) è arrivato Teatro Trieste 34, uno spazio polivalente. Da pochi mesi (fine 2018) hai inaugurato (in via Trento) l’Ostello del Teatro: con 3 sale prove e spazi comuni. Che cosa stai progettando per il futuro?

A breve termine dare vita all’Ostello del Teatro cercando di farne un punto di socialità e aggregazione per il quartiere, già in atto con il primo passo Qquattro, laboratorio teatrale gratuito per adolescenti dai 11 ai 18 anni. A lungo termine, analizzando il mio percorso artistico, ho visto che in media ogni 10 anni aggiungo qualcosa di nuovo, quindi la prossima tappa sarà il 2028. A oggi se devo ascoltare l’essere che custodisce la sacra fiamma della vita che è in me penso che dedicherò il prossimo decennio ad un lento, continuo, costante e indolore scivolamento di allontanamento dal teatro cercando di approdare in un nuovo ambito lavorativo che si occupi di cammini, slow life.

Per prenotazioni: 329 8521350, mail: info@trieste34.com
Biglietto Intero € 10 Ridotto € 5

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