Joe Barbieri (Foto di Angelo Orefice)

Val Tidone Festival – Joe Barbieri Trio

23/07/19

: - Inizio ore 21.15

Attenzione l'evento è già trascorso

Val Tidone Festival

Rottofreno, fraz. Santimento – Castello

(Teatro di Rottofreno in caso di maltempo)

Martedì 23 luglio, ore 21.15 – Etnica/Jazz

 

JOE BARBIERI TRIO – “ORIGAMI”

Joe Barbieri (voce, chitarra)

Antonio Fresa (pianoforte)

Daniele Sorrentino (contrabbasso)

Joe Barbieri è una affascinante anomalia, un outsider che al di fuori del binario dell’industria si è saputo costruire un percorso personale, all’estero come in Italia; e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.

Dopo un apprendistato alla corte di Pino Daniele, nel 2004 pubblica il suo primo album, dal titolo “In Parole Povere”. Il disco viene pubblicato in dodici Paesi e viene eletto disco dell’anno dal periodico tedesco Cd-Kritik. Il 2009 è l’anno di “Maison Maravilha” che, in breve, raggiunge le 20.000 copie vendute e si aggiudica il Premio Lunezia per “il particolare valore dei suoi testi”. Nel 2012 Joe Barbieri torna con “Respiro”, pubblicato in oltre cinquanta Paesi, al fianco di amici di rango come il Premio Oscar Jorge Drexler, Gianmaria Testa, Fabrizio Bosso e Stefano Bollani. L’Italia finalmente dedica a Barbieri l’attenzione meritata e l’album debutta in classifica FIMI.

La stampa nazionale lo racconta come “Profumi di zenzero e cannella, aroma di caffè appena salito, Napule e bossa, archi di raso e Django. Corti d’autore. Delicato, elegante. Un piccolo capolavoro”. Barbieri viene invitato a suonare a Tokyo e nelle principali capitali europee. Seguiranno gli album “Chet Lives!” e “Cosmonauta Da Appartamento”, registrato tra Napoli, Rio de Janeiro, Copenaghen, New York, Parigi e Madrid, nominato per la Targa Tenco.

Nel 2017 Joe Barbieri torna alle sue canzoni, pubblicando il suo quinto album di inediti, “Origami”. Il disco, minimalista e dalla spiccata attitudine jazz e latina, è una celebrazione dell’estetica come bussola attraverso la quale lasciarsi orientare, e della fragilità come strumento e valore mediante cui riuscire ad intercettare il battito più profondo delle cose del mondo.

Qualsiasi tentativo di trovare un termine che definisca l’arte di Joe Barbieri non basta ad esplorare tutte le sfumature della sua ricerca: musicale, letteraria, linguistica, sonora. Non solo perché Barbieri porta in sé riferimenti alla canzone d’autore della migliore scuola italiana e francese, come anche al jazz o alla bossa nova, ma perché ogni sua canzone è un universo compiuto, in cui la cura per i dettagli racconta la spontanea predisposizione alla bellezza.

Se pur ogni brano sia perfettamente concluso e si regga in totale autonomia, ciascuno è indissolubilmente collegato ad un altro e ad un altro ancora, fino a svelare la fitta tessitura di una Poetica, costruita negli anni con dedizione ed eleganza, perfetta ma anche impalpabile come un Origami. Origami è dunque il titolo del’ultimo album di Barbieri e il tour che ne consegue ci racconta questo linguaggio mescolando, senza soluzione di continuità, canzoni che appartengono ormai a più di un decennio di percorso autoriale.

JOE BARBIERI – Joe Barbieri (Napoli, 14 dicembre 1973) è una affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell’industria si è saputo costruire un percorso personale, all’estero come in Italia; e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico. Dopo un apprendistato alla corte di Pino Daniele (che ne è stato il primo produttore), quello che il mensile francese Les Inrockuptibles ha battezzato giustamente come “l’artiste qui murmure à nos oreilles”, nel 2004 pubblica il suo primo album dal titolo “In Parole Povere”.

Il debutto è un irresistibile caleidoscopio che lega la world music al jazz, alla più nobile tradizione dei nostri cantautori (“Joe Barbieri va inscritto di diritto in quella speciale categoria che conserva autori come Sergio Endrigo e Piero Ciampi”, La Repubblica). Il disco viene pubblicato in dodici Paesi e viene eletto disco dell’anno dal periodico tedesco Cd-Kritik. Il 2009 è l’anno di “Maison Maravilha”. Il secondo album di Barbieri viene distribuito tra gli scaffali giapponesi, nordamericani ed europei; raggiunge in breve le 20.000 copie vendute e si aggiudica il Premio Lunezia per “il particolare valore dei suoi testi”.

È nuovamente la Francia che lo descrive meglio, come “un modo per discriminare la vera grazia dalla semplice bellezza” (Le Nouvel Observateur). “Maison Maravilha” è uno scrigno di eccellenti canzoni, tra tante forse due: “Normalmente”, che Stefano Bollani definirà pubblicamente come la ballad più bella mai scritta, e “Malegría”, un fado struggente nel quale Barbieri duetta con la stella cubana di Buena Vista Social Club Omara Portuondo. I concerti che ne seguono sono numerosi ed affollati e nel 2010 “Maison Maravilha” diventa un cd+dvd live dal titolo “Maison Maravilha Viva” registrato all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Il giorno dell’equinozio di primavera del 2012 Joe Barbieri è tornato con “Respiro”. Accanto a lui amici di rango come il Premio Oscar uruguaiano Jorge Drexler, Gianmaria Testa, il trombettista Fabrizio Bosso e il già citato Stefano Bollani. L’Italia finalmente dedica a Barbieri l’attenzione meritata e l’album debutta in classifica FIMI. La stampa nazionale lo racconta come “Profumi di zenzero e cannella, aroma di caffè appena salito, Napule e bossa, archi di raso e Django. Corti d’autore. Delicato, elegante. Un piccolo capolavoro”.

Durante l’estate dello stesso anno, attraverso la storica casa francese Le Chant du Monde/Harmonia Mundi (artefice del riconoscimento internazionale di Paolo Conte), “Respiro” è pubblicato in oltre cinquanta Paesi, e Barbieri viene invitato a suonare tanto a Tokyo quanto in molte capitali europee.

Nell’esatto venticinquennale della sua scomparsa, il 13 maggio del 2013 Joe Barbieri pubblica – con le quinte sonore di Luca Aquino alla tromba e di Antonio Fresa al pianoforte – un’album-tributo a Chet Baker dal titolo “Chet Lives!”. A impreziosire l’omaggio, la cantante americana Stacey Kent (insieme alla quale si è esibito sul prestigioso palco dell’Olympia di Parigi) e il cantautore brasiliano Marcio Faraco. Oltre ai jazzisti Furio Di Castri e Nicola Stilo.

Nella primavera del 2015 vede la luce il quarto album di brani originali di Joe. Il disco, ispirato alle poesie di Konstantinos Kavafis e dedicato al tema-guida del viaggio, porta per titolo “Cosmonauta Da Appartamento”. Registrato tra Napoli, Rio de Janeiro, Copenaghen, New York, Parigi e Madrid l’album è esso stesso un viaggio; anche grazie ai contributi transnazionali di Luz Casal, Hamilton de Holanda, La Shica e dell’italianissimo Peppe Servillo. Da segnalare la singolarità della title-track, alla quale hanno preso parte i fan da tutto il mondo attraverso l’invio di tracce audio che sono state poi montate in studio. L’esperimento aveva anche lo scopo di sensibilizzare i partecipanti sul tema dei migranti e di raccogliere donazioni volontarie in favore dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Il 9 settembre l’album è stato nominato per la Targa Tenco nella categoria Album dell’anno.

Il 2016 serve a Barbieri per prende una stagione sabbatica dalla sua attività cantautoriale, e per partire in tourné con il suo amico produttore, autore e chitarrista Tony Canto. I due musicisti attraversano la penisola armati delle loro sole chitarre e della voce di Joe per omaggiare dal vivo gli autori (spesso meno in vista) della canzone leggera italiana. Il tour – che toccherà 26 città – ha per titolo “Maestri”. Il 9 giugno del 2017 Joe Barbieri torna alle sue canzoni, pubblicando il suo quinto album di inediti dal titolo “Origami”.

Il disco, minimalista e dalla spiccata attitudine jazz e latina, è una celebrazione dell’estetica come bussola attraverso la quale lasciarsi orientare, e della fragilità come strumento e valore mediante cui riuscire ad intercettare il battito più profondo delle cose del mondo. Nel brano “Rinascimento”, a Barbieri si unisce la tromba di Paolo Fresu.

Foto di Angelo Orefice

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