Ritornano le “Camminate Piacentine”: si parte in Val d’Arda dal Sentiero del Partigiano

Ritorna eccezionalmente la rubrica “Camminate Piacentine” in occasione della Festa della Liberazione. Non potevamo non proporvi il “Sentiero del Partigiano” che parte dal Museo della Resistenza di Sperongia e ripercorre i passi di “Giovanni lo Slavo”, mitico capo delle bande ribelli che operarono nell’alta Val d’Arda.

Una proposta che non è soltanto un omaggio alla festa della Liberazione, ma anche un invito a tutti gli amanti delle escursioni a riprendere il cammino interrotto a causa delle restrizioni della pandemia. L’auspicio è che con l’ingresso della nostra Regione in zona gialla non si torni più indietro e che possiate percorrere tutte le camminate dei libri di Officine Gutenberg.

Questo itineario è stato pubblicato nella prima raccolta Estate delle “Camminate Piacentine” in formato Marsupio uscita nel 2020 ed è un ghiotto antipasto della nuova guida in arrivo a metà di maggio 2021, quando sarà in libreria e in edicola la seconda raccolta Marsupio, l’edizione Primavera, con 12 camminate ripercorse e aggiornate, impaginate nel formato tascabile che viene prodotto direttamente nel laboratorio tipografico della nostra cooperativa sociale Officine Gutenberg dove sono inserite nel processo produttivo artigianale persone svantaggiate. Insomma questo prologo sul web serve anche per farvi venire l’acquolina in bocca e tornare la voglia di mettere gli scarponi.

ROCCA CASALI E IL SENTIERO DEL PARTIGIANO

SCARICA LA CARTINA E LA SCHEDA DELL’ESCURSIONE IN PDF

LA PRESENTAZIONE – Giovanni Grcavaz, ufficiale della marina militare jugoslava, evaso nel 1943 dal campo di prigionia militare di Cortemaggiore dove si trovava rinchiuso, risalì progressivamente la val d’Arda, per giungere nella zona di Settesorelle, dove si dedicò a organizzare ex militari e renitenti alla leva, per formare una banda partigiana. Nei primi mesi del ’44 Giovanni, ormai per tutti “lo Slavo”, ebbe il comando della 62’ Brigata di assalto “Luigi Evangelista”, destinata a controllare un ampio territorio, dalla sponda destra dell’Arda ad alcune zone limitrofe nel parmense. Come recita Calamandrei nella sua celebre frase: “se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani…”, l’invito può essere facilmente raccolto, grazie all’itinerario, dedicato appunto alla memoria di Giovanni “lo Slavo”, che parte dal Museo della Resistenza Piacentina di Sperongia.

Il tracciato, contrassegnato da segnavia bianco-rossi e dalla scritta GLS, si sviluppa lungo un’area posta sul versante destro della vallata principale, subito dopo la confluenza del torrente Lubiana, abitata fin dai tempi antichi, come rivela l’origine latina di vari toponimi (Dadomo da de Domo, Settesorelle da Septem Sorores, Osteria da hospes). L’intero settore, quasi completamente rivestito da boschi e castagneti, è dominato dalle rocce della Rocca Casali, spuntone non altissimo (872 mt) ma in grado di offrire un vasto panorama circolare sui monti circostanti.

IL PERCORSO – Ci si incammina sull’asfalto, in direzione opposta a quella di provenienza, in leggera salita verso Settesorelle. Si procede per un paio di min, ammirando un ampio panorama sull’alta val d’Arda, dal Menegosa all’altopiano del Morìa. A circa duecento mt dal parcheggio si raggiunge e si imbocca sulla destra una carraia, ben segnalata da un cartellino in legno bianco-rosso “GLS” ovvero “Giovanni lo Slavo”, il partigiano cui è dedicato l’intero percorso (foto 1). Lo stradello si biforca quasi subito, e si segue il ramo di destra seguendo i segnavia. Ancora 2 min e si raggiunge un guado, oltre il quale occorre fare attenzione a un nuovo bivio: si prosegue verso sinistra, seguendo i segnavia parzialmente nascosti nella vegetazione. (mt slm 540 – 5 min)

La mulattiera, dal fondo sconnesso, inizia a salire, per poi scendere a guadare un altro rio, il cui greto è ingombro di grandi massi. Subito dopo si tiene la destra al successivo bivio, come ben indicato da segnavia e cartello, e si segue in discesa l’impluvio nel bosco. Il tracciato si allontana dal ruscello e raggiunge una costa, dove si trova un nuovo incrocio: si scende tenendo la destra, senza perdere d’occhio i segnavia. Il sentiero si allarga nuovamente in una comoda carraia, che dopo qualche min affianca un nuovo corso d’acqua, che scorre alla sinistra del percorso. In breve la strada si divide in due rami: si abbandona quello che prosegue diritto, lungo il rio, e si svolta a sinistra, sulla carrozzabile che scavalca il ruscello e riprende a salire. (mt slm 520 – 15 min)

Dopo un min si ignora una traccia che penetra verso sinistra nel bosco e, dopo pochi passi, un’apertura nella vegetazione consente una bella vista verso il Parco Provinciale, con la guglia del campanile di Sperongia in primo piano. Dopo l’attraversamento di un altro rio, che scorre intubato sotto la carraia, si tiene la destra a un nuovo bivio, sempre assistiti dal segnavia . La carraia supera un tratto in cui il bosco è molto diradato dal taglio del legname, e i segnali sono scarsi, probabilmente per l’abbattimento delle piante su cui erano dipinti; quindi sale a un poggio, in cui riappaiono le strisce bianco-rosse. Si riprende a scendere fino al punto in cui ci si immette su di una strada sterrata, a pochi mt dai ruderi di Gariboia. Si trascura la svolta, segnalata, verso il museo della Resistenza e si tiene la sinistra, verso il piccolo borgo abbandonato. Muovendosi con cautela tra i ruderi, in evidente pericolo di crollo, è possibile apprezzarne la tecnica costruttiva, in pietra locale a vista, con coperture in lastre pure in pietra, e finestre con piedritti e architravi monolitici . (mt slm 500 – 10 min) La carraia prosegue oltre le case, ampia e grossolanamente selciata, costeggiando campi coltivati, oltre i quali si innalza il versante settentrionale della Rocca; a una biforcazione nei pressi di un rudere, si trascura il ramo che prosegue a destra in piano in direzione del torrente Arda, e si tiene la sinistra in salita in direzione “Casa del Cucù-Dadomo-Grotta dell’eccidio” .

Il sentiero si allontana dai coltivi risalendo su di un dosso; qui si trascura un tratturo che sale a sinistra nel bosco e si prosegue diritto sul percorso principale, che scende a guadare l’ennesimo rio, nei pressi di un enorme macigno di pietra nera, superato il quale si tiene la sinistra. A poco più di 10 min da Gariboia il sentiero esce allo scoperto, svolta a gomito verso sinistra e dopo poche decine di mt rientra nel bosco. Subito la traccia si fa molto labile e priva di segnavia: ci si dirige in piano verso un impluvio, normalmente asciutto, ingombro di tronchi abbattuti coperti di muschio, lo si attraversa e si prosegue verso destra in salita sull’altro versante. Il tracciato diviene più marcato, sale ancora su di una costa e si ritrova il segnavia. Si continua per qualche min all’interno di un antico castagneto da frutto, tra maestosi esemplari e tronchi contorti, ormai seccati, fino a raggiungere un bivio, segnalato dal cartellino in legno che indica, a sinistra, “casa del Cucù”. Si lascia quindi, temporaneamente, il percorso principale per svoltare a sinistra sulla carraia in piano che raggiunge, in un paio di min, i ruderi della casa: un paio di spezzoni di muro, tra i quali crescono due grandi alberi, interessanti per il suggestivo ambiente che li circonda. (mt slm 619 – 25 min) Ritornati al bivio precedente si prosegue verso sinistra, in piano, su ampia carraia che prosegue in leggero saliscendi nel bosco, senza segnavia ma senza presentare incroci o possibilità di errore.

segue nella prossima pagina

A una decina di min dalla casa del Cucù, da una apertura nel fogliame si inquadra il campanile della chiesa di Pedina, sull’altra sponda dell’Arda; il torrente, che si sente scrosciare in basso, attraversa qui una strettoia tra strapiombanti pareti rocciose, che si intravedono tra i rami degli alberi. Poco dopo si supera un altro rio, asciutto nella stagione estiva, quindi la carraia piega verso destra in discesa, nuovamente assistita dal segnavia. Sovrastando il greto dell’Arda, la carraia riprende a salire, rasentando enormi blocchi di roccia chiara. Ancora qualche min e, giunti ormai in vista della località Case Nuove, si lascia la carrareccia e si svolta a sinistra sul sentiero, ben segnalato, che sale nel bosco. (mt slm 625 – 20 min) Il tracciato sale con decisione, a tratti ripido, lungo il versante che, in più punti, è sostenuto da antichi muretti a secco, fino a raggiungere un bivio contrassegnato dal cartello “grotta dell’eccidio”; volendo, è possibile effettuare la deviazione verso sinistra, che porta a una fenditura tra pietroni franati, in cui trovarono la morte alcuni partigiani, falciati dai soldati tedeschi. Il sentiero è stato recentemente riassestato e la grotta ben segnalata con cartello bianco-rosso, sulla destra tra i pietroni a circa 8 min dal bivio. Tornati al bivio, si prosegue in salita per raggiungere quasi subito le case in rovina di Rocca, camminando tra pietre ben squadrate, crollate dalle murature. (mt slm 698 – 10 min + 20 min a/r grotta eccidio).

Poco oltre il borgo abbandonato, ci si immette in una mulattiera ampia e selciata, che sale alternando tratti molto ripidi ad altri più agevoli. Il tracciato in meno di un chilometro rimonta oltre cento mt di quota, e raggiunge finalmente una sella, contrassegnata da una palina segnaletica; si lascia momentaneamente il sentiero principale, che svolta a destra verso “Dadomo – Osteria” (verrà seguito più tardi), e si devia verso sinistra, in direzione “punto panoramico”. (mt slm 835 – 20 min) Subito dopo si lascia la carraia e si svolta ancora a sinistra, in salita, lungo il sentierino ben evidenziato dai segnavia dipinti sulle pietre; in 5 min si raggiunge un piccolo spiazzo erboso circondato da rocce, che costituisce la cima della Rocca Casali, quota più elevata raggiunta dall’escursione, a oltre metà percorso. Dal pianoro la vista spazia verso sud, in direzione del passo del Pelizzone; molto evidenti, sulla linea dell’orizzonte, i rilievi del Groppo di Gora, Castellaccio, Lama e Menegosa; proseguendo verso ovest, sono visibili i monti Santa Franca e Obolo; verso nord, oltre l’altopiano del monte Moria si estende la pianura. (mt slm 872 – 5 min)

Percorrendo a ritroso il sentiero si ritorna alla palina; qui si trascura la mulattiera che scende verso Rocca a destra (già utilizzata all’andata), e si prosegue diritto per pochi mt, fino a quando il tracciato si immette in una carrabile che scende da destra e che si imbocca verso sinistra, in discesa. (mt slm 835 – 5 min). L’ampia sterrata continua a calare nel bosco, che nella parte alta è costituito anche da faggi, incontrando diverse diramazioni che non comportano problemi di orientamento; si continua sul tracciato principale, confortati da sporadici segnavia bianco- rossi, per un quarto d’ora, quindi si raggiunge un bivio, poco evidente ma assistito da un cartellino “GLS” che indica il ramo di destra. Attraversato in leggera salita un tratto fortemente diradato dal taglio del legname, lo stradello si dirige in direzione di un altro cartello, quindi si restringe alle dimensioni di sentiero e riprende a calare con decisione nel bosco. Superato un brevissimo tratto infrascato, dopo 5 min il tracciato si innesta su di una carraia più ampia, che si segue verso destra (cartello GLS alla sinistra del percorso, puntato in direzione opposta a quella di percorrenza).

Ancora un quarto d’ora e lo stradello si biforca, a quota mt 653; si trascura il ramo che scende verso sinistra e si tiene la destra, in salita per pochi m. Subito dopo il tracciato incrocia, una dopo l’altra, due sterrate pietrose che scendono da destra e che si trascurano, seguendo gli evidenti segnavia. Camminando ormai in vista di Dadomo si raggiunge la strada asfaltata; Il percorso segnato prosegue sul lato opposto, ma il sentierino è invaso dalla vegetazione. Meglio svoltare verso destra, camminare sull’asfalto per 300 mt, quindi svoltare a sinistra tra le case di Dadomo. (mt slm 625 – 45 min) Dopo una curva verso sinistra e una verso destra, il tracciato ritrova il segnavia e prosegue su strada sterrata.

Si continua perdendo progressivamente quota, in direzione della chiesa di Settesorelle che sorge in posizione dominante su di un colle. Si cammina sul sentiero CAI n. 921 per una decina di min, ammirando verso destra le stratificazioni emergenti dal bosco che avvolge le pendici occidentali del monte Palazza. Giunti a un bivio, molto ben segnalato, si lascia il 921, che svolta a destra in direzione di Vezzolacca, e si prosegue diritto, per immettersi, poco dopo, sulla sterrata che collega i villaggi di Castellani e di Osteria: la si imbocca verso sinistra. Si supera un canale, sul fondo del quale si vedono potenti stratificazioni, fortemente inclinate, che presentano strati alternati di arenaria, gialla e compatta, e di argille grigio-azzurrognole, più disgregate. Oltrepassato l’abitato di Castellani, preceduto da una cappelletta bianca, si raggiunge la strada asfaltata a pochi mt dal parcheggio. (mt slm 510 – 20 min) Rientrando in auto è consigliata una deviazione per Sperongia, poche centinaia di metri in direzione Morfasso, per una visita al Museo della Resistenza Piacentina.