Con “Un ballo in maschera” debutto in crescendo per la lirica LE FOTO foto

L'opera con cui si è aperta la stagione lirica 2016/17 al teatro Municipale di Piacenza, dopo un inizio piuttosto tiepido, ha finito in un crescendo…rossiniano d’entusiasmo e di consensi

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“Un Ballo in Maschera” di Giuseppe Verdi, l’opera con cui si è aperta la stagione lirica 2016/17 al teatro Municipale di Piacenza, dopo un inizio piuttosto tiepido, ha finito in un crescendo…rossiniano d’entusiasmo e di consensi, riscuotendo un successo pieno e convincente accolto da lunghi e calorosi applausi finali.

“Occorre considerare – ci dirà la Direttrice artistica Cristina Ferrari – che si tratta di un’opera laboratorio con cantanti giovani e per di più debuttanti in un’opera così impegnativa. E’ comprensibile che agli inizi si registri qualche difficoltà nell’esprimersi al meglio.”

Al di là delle prestazioni dei cantanti, nel complesso buone con note di particolare merito per la Branchini nelle vesti di Amelia e dell’ultimo atto di Vincenzo Costanzo come Riccardo e del coreano Mansoo Kim, convincente nell’”Eri tu..” ma non altrettanto nell’iniziale “Ah la vita che t’arride…”, crediamo che il successo di questa edizione porti soprattutto il nome di Leo Nucci, questa volta non nelle vesti di cantante ma di regista.

La meticolosità quasi maniacale con cui il “maestro” ha curato la messa in scena (come si diceva un tempo) di quest’opera e lo studio approfondito sia sull’autore (Verdi) che del libretto (Antonio Somma e Eugene Scribe) hanno portato ad un risultato di notevole valore artistico e filologico dove scene, costumi, luci e movimenti si fondano in un’armonia cromatica di effetti coinvolgenti.

“Probabilmente avrete notato dei particolari inediti di quest’opera “ Ci diceva lo stesso Leo Nucci visibilmente stanco ma soddisfatto al termine della serata. In effetti Nucci non ha stravolto assolutamente nulla (come amano fare certi suoi scriteriati colleghi) ma, anzi, ha saputo cogliere ed evidenziare, dell’opera, sottigliezze sceniche che hanno facilitato ed aiutato la lettura dell’intera vicenda.

Con la regia ha convinto in modo particolare l’orchestra Cherubini diretta dall’eccellente Donato Renzetti ed il coro del teatro Municipale del maestro Corrado Casati.

La rappresentazione, vista nel suo insieme, è sicuramente piaciuta e siamo certi che le recite successive saranno ancora migliori a cominciare da quella di domenica prossima con inizio alle ore 15,30.

INTERVISTE

Il primo commento è del…primo cittadino: il sindaco Paolo Dosi.”Credo che si possa essere soddisfatti dell’esito di questa bellissima opera. Il messaggio che ne risulta è senz’altro positivo. A Piacenza si riesce a fare degli ottimi spettacoli puntando soprattutto sui giovani e contenendo le spese. Sì, probabilmente questa immagine positiva andrebbe supportata e sfruttata con altre iniziative, ma qualcosa è già allo studio.”

La direttrice artistica Cristina Ferrari era addirittura raggiante: “Tutti sono stati bravi a conferma che questo esperimento di opera laboratorio sta riscuotendo un successo molto importante. Stasera in sala c’era una decina di direttori artistici di altri teatri venuti per rendersi conto di come si possono fare ottimi spettacoli con poca spesa e puntando sui giovani. Avevo fatto già qualcosa del genere a Genova, ma qui ha preso corpo un’iniziativa molto interessante e stiamo già lavorando per il futuro. I cantanti? Tutti bravi, belle voci musicalmente molto preparati”.

Laconica ma efficace Giuseppina Campolonghi, membro del consiglio direttivo del teatro:”Uno spettacolo che mi è piaciuto nel suo insieme. Nucci ha fatto davvero un gran bel lavoro ed i giovani cantanti tutti bravi, forse la Branchini un po’ più degli altri”

E la romana Susanna Branchini ? “Non è facile calarsi in un personaggio come Amelia che solo in qualche circostanza la trovo vicino alla mia indole. Per il resto avevo un po’ di timore per questo nuovo cimento ma credo di essermela cavata.”

Il giovanissimo tenore napoletano ci saluta a mò di guaglione allegro e sicuro di sé: “Certo. All’inizio mi sono un po’ risparmiato; ma quella di Riccardo è una parte impegnativa con un inizio subito arduo che non puoi affrontare a piena voce. Comunque credo di essermela cavata discretamente”.

Luigi Carini

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