La vittoria di Obama, confermato presidente LA TESTIMONIANZA

Barack Obama è stato confermato presidente degli Stati Uniti. L'esito elettorale ha preso forma poco prima dell'alba in Italia, quando sono arrivati i primi risultati attendibili dagli stati "incerti"

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Barack Obama è stato confermato presidente degli Stati Uniti. L’esito elettorale ha preso forma poco prima dell’alba in Italia, quando sono arrivati i primi risultati attendibili dagli stati “incerti”, in partcolare l’Ohio, conquistati dal presidente democratico. Obama in testa anche in Florida, dove lo spoglio si protrae, ma l’assegnazione dei grandi elettori non sarà decisiva.

A poche ore dai risultati delle elezioni Usa, la testimonianza della giornata elettolare americana di Corrado Confalonieri, dottorando piacentino alla Columbia University di New York

Negli Stati Uniti, oggi, il logo di “Google” all’apertura del sito è formato da schede elettorali rosse e blu che si infilano, all’altezza della seconda “g” e della “l”, in un’urna da fumetto con i colori della bandiera americana. Aria di “Election Day” in ogni dove, insomma, anche se il singolare della giornata unica andrebbe attenuato in diverse direzioni: quella degli “early voters” innanzitutto (con l’attenzione di tutti puntati sulla Florida, che ha l’aria di essere lo stato fondamentale, più ancora dell’Ohio), ma anche quella dei giorni successivi verso cui la votazione rischia di estendersi, perché alcune zone dell’East Coast, qui intorno a New York, potrebbero ottenere una proroga in caso di affluenza bassa a causa dei postumi di Sandy.

Lo slittamento più temuto, però, è quello che potrebbe derivare da un pareggio o da un risultato da decidersi agli ultimi (e magari contestati) voti, un po’ come fu nel 2000 per il duello tra Bush jr. e Gore. A grandissime linee, sono queste le prospettive di oggi. Va detto, però, che da quando sono arrivato qui, circa due mesi fa, l’aria è cambiata non poco; sulla riconferma di Obama, che sembrava vicina, è calata qualche ombra: forse non sufficiente per una sconfitta, ma certo perché in questo martedì non si possa star sicuri dell’esito. Molto hanno pesato i dibattiti: l’exploit di Romney nel primo di essi, a Denver, non è stato del tutto cancellato da un Obama comunque in ripresa nei due incontri successivi.

A proposito di dibattiti, se vale un’osservazione esterna, quello che mi aveva impressionato di più era stato non tanto lo scontro nel merito di questioni che, a volte, non sono di immediata fruizione per chi non sia cittadino americano (politica interna), ma il sostanziale accordo implicito su punti di vista che invece, a chi guardi da fuori, non risultano scontati. Mi riferisco alla politica estera, dove la prospettiva italiana ma direi europea sembra davvero molto lontana: la parola “Europa”, se non ricordo male, non è mai uscita in quel terzo dibattito. Nulla di troppo strano, forse, ma almeno un piccolo monito a evitare di interpretare la situazione (e il punto di vista) di uno stato con categorie costruite in un altro: sperando che la cautela valga a doppio senso.

Se Barack e Mitt scimmiottano l’Italia. IL COMMENTO

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